Il rispetto nelle Filippine. I gesti della gentilezza
Cristiano Murano

Cristiano Murano

Cristiano Murano, 34 anni, originario di Roma, vive a Manila da quasi due anni, dove lavora per una società che si occupa di contenuti Internet.

Gentilezza e rispetto nelle Filippine, come in molti paesi asiatici, sono parte integrante di una radicata cultura incentrata sulla devozione nei confronti delle persone anziane o comunque con maggiore esperienza di vita. Parte di questa cultura deriva dalle influenze coloniali del passato, specie dalla dominazione spagnola, iniziata nel 1565 e durata oltre 300 anni, che ha generato una profonda evangelizzazione della società.

In questi anni passati a Manila ho potuto constatare che, sebbene inizialmente i filippini non siano molto socievoli con gli stranieri (probabilmente perché associano lo straniero alla ricchezza e all’arroganza), quando conoscono meglio la persona diventano molto cordiali e gentili. Se poi, come me, si abita permanentemente in un quartiere a contatto con i locali, diventano persino protettivi.

In questo contesto esistono una serie di gesti, rituali e parole che i filippini, popolazione educata e gentile per definizione, utilizzano per dimostrare rispetto. Vediamo insieme quelli che per noi italiani risultano più curioso o atipici.

Il rispetto nelle Filippine attraverso i gesti: il Mano Po

Mano è una parola familiare per italiani e spagnoli (dal latino manum) che i filippini hanno adottato per dimostrare il loro rispetto verso le persone più anziane o di autorità superiore. La parola mano, unita al termine Po, intraducibile di per sé solo, rappresenta un gesto di  estrema cortesia. Un esempio: un nipote davanti alla nonna prende il dorso della mano della donna e lo porta alla propria fronte, pronunciando le parole mano po, traducibili come “Benedicimi”. Lo stesso può avvenire nei confronti di un sacerdote, dei genitori o di un superiore.

Il Po viene spesso inserito al finale delle frasi per renderle più cortesi. Invece di chiedere semplicemente “Come sta?”, diremo Kumusta ka Po, aggiungendo il Po al termine della frase. Ma il Po può essere citato anche in semplici risposte come No Po o Yes Po (quasi come il nostro “Sì o no, grazie”). In tagalog però “Si” viene tradotto con il suono oo, perciò, se dobbiamo dirlo con rispetto, diventa opo. Insomma, per un italiano nelle Filippine essere gentili attraverso il linguaggio non è proprio immediato…

Oltre all’uso di parole, i filippini “celebrano” il rispetto in diverse altre maniere.

Sui mezzi pubblici si dà priorità alle persone anziane, alle donne incinte o agli invalidi (come dovrebbe accadere ovunque). In qualunque luogo, che sia pubblico o privato, che sia un cinema o un ristorante, le persone anziane o con disabilità hanno diritto a uno sconto minimo del 20%.

Il senso civico dei Filippini

Oltre a queste semplici attenzioni rispettate da tutta la comunità, vi sono anche termini che descrivono un senso civico molto forte tra i filippini.

Bayanihan. Questo termine, traducibile come “impresa cooperativa”, viene dalla parola filippina bayan che significa letteralmente “comunità” e indica lo spirito di collaborazione che caratterizza i filippini quando devono lavorare per un obiettivo comune, come la costruzione di edifici case, strade o opere pubbliche. Un concetto di cooperazione che ha le sue origini nelle zone rurali del paese, dove molte famiglie cooperano in modo solidale aiutandosi e sostenendosi a vicenda, sia che si tratti di un trasloco che di condividere piccole somme di denaro per cause comuni.

Ambag among. Dopo la morte di un parente, la famiglia ha un periodo di lutto che al massimo dura 9 giorni, nei quali amici e parenti si recano a rendere omaggio al defunto ed offrono un contributo per sostenere le spese del funerale come forma di rispetto nei confronti della persona deceduta. Questi contributi vengono chiamati appunto ambag among,

Ate/Kuya. Nei paesi occidentali non ci sogneremmo mai di rivolgerci a una commessa di un negozio chiamandola “sorella”, oppure di chiedere un’informazione a uno sconosciuto dicendogli “fratello”.  Il rispetto nelle Filippine si manifesta anche con queste parole. Ate, significa sorella e kuya fratello e questi termini sono applicabili a qualunque persona. Questa abitudine si basa sul concetto stesso di famiglia, che per i filippini non è soltanto quella determinata dai vincoli di parentela, ma comprende l’intera collettività. Visto che si fa parte di un’unica e sola famiglia bisogna mostrare lo stesso rispetto che si mostra in quella ristretta.

Il rispetto nelle Filippine: l’ospitalità

Kain Kain. Quando si viene ospitati in una casa filippina è molto comune essere invitati a condividere il cibo attraverso le parole kain kain. Il gesto di invito comunica che si è ben accetti nella casa ed anche nella famiglia. In genere il rispetto nelle Filippine si dimostra anche riservando all’ospite l’ultimo boccone della pietanza in tavola.

rispetto nelle Filippine - tagay
Il rito tagay. Foto: Shubert Ciencia

Tagay. La parola tagay significa “brindisi” (ma può anche essere tradotta come “evviva” ) e si utilizza per celebrare un rito di “bevute” in compagnia, spesso fra soli uomini, tutti seduti intorno a un tavolo. In un contenitore si mischiano ghiaccio e birra (o qualche altra bevanda alcolica) dopodiché si prende un unico bicchiere per tutti i partecipanti e una bacinella riempita d’acqua. Una persona viene delegata alle operazioni di riempimento e lavaggio del bicchiere. Il prescelto versa il liquore e lo offre al primo commensale. Una volta svuotato il bicchiere l’operazione si ripete, dopo averlo sciacquato nella bacinella d’acqua. Gli effetti li lasciamo immaginare ai lettori…

Va sottolineato però che il rito è significativo perché dimostra ancora un volta come il rispetto nelle Filippine si manifesti attraverso la condivisione e la fratellanza, simboleggiati dall’offerta di quell’unico bicchiere che passa di mano in mano.

Come amo ripetere, It’s more fun in the Philippines!

 

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