scienziata e imprenditrice
Scienziata e imprenditrice: Maria Rescigno, cervello non in fuga
Patrizia La Daga

Patrizia La Daga

Giornalista milanese, co-fondatrice di ItalianiOvunque.com. Si è sempre occupata di temi economici, sociali e culturali e ha condotto trasmissioni televisive su emittenti private. Dal 1999 risiede in Spagna, a Barcellona, dove per alcuni anni ha fondato e diretto la rivista a diffusione nazionale "Ekò", specializzata nella new economy. Nel 2012 ha creato Leultime20.it, sito dedicato ai temi letterari e culturali. Dal 2018 organizza e presenta l'evento di storytelling motivazionale Leadership Arena con grandi personaggi italiani e spagnoli. Leggere, viaggiare e fare sport sono le sue grandi passioni (dopo i suoi due figli).

Mentre la intervisto, le arriva la notizia che ha vinto il concorso per la cattedra di biologia all’Humanitas, forse il più prestigioso tra i centri di eccellenza medica e universitaria in Italia. Lei sorride e si scompone appena. La lei in questione è Maria Rescigno, direttrice dal 2001 dell’Unità di immunologia dello Ieo (Istituto Europeo di Oncologia), docente di biologia alla Facoltà di Medicina dell’Università degli studi di Milano dal 2014 (dove è stata chiamata per meriti) e fondatrice di Postbiotica, una startup scientifica nata nel gennaio 2016, che si è già aggiudicata più di un riconoscimento, tra cui la vittoria al concorso MyStart Bcn, promosso dalla Camera di Commercio Italiana a Barcellona.

La professoressa Rescigno, 49 anni sulla carta e un viso da ragazzina, ha un curriculum impressionante (che non ti fa pesare) ed è una scienziata e imprenditrice che tra una lezione in Università, un convegno all’estero, una ricerca in laboratorio e la gestione della sua nuova impresa, trova anche il tempo di fare la mamma di due figli di nove e quindici anni.

È insomma una di quelle donne dall’enorme talento di cui l’Italia deve andare fiera nel mondo. Anche perché lei, a differenza di tanti professionisti, l’Italia non l’ha lasciata.

Nel tempo mi sono arrivate molte offerte di lavoro all’estero, ma ho sempre rifiutato. Un po’ per motivi familiari e un po’ perché volevo dimostrare che anche nel nostro Paese si può lavorare e fare impresa anche se spesso è molto più difficile che altrove.

 Come nasce Postbiotica

Postbiotica, la startup di Maria Rescigno è uno spinoff dell’Università di Milano che ha come obiettivo la produzione e commercializzazione di prodotti postbiotici per il trattamento di patologie immunitarie e infiammatorie.

Il nome postbiotici è abbastanza oscuro per la massa dei consumatori che fino ad oggi ha sempre sentito parlare soltanto dei probiotici. Chiediamo direttamente alla ricercatrice di spiegarci la differenza per capire meglio l’innovazione della sua startup:

I probiotici sono sempre stati chiamati “fermenti lattici”, sono i batteri buoni della nostra flora intestinale, oggi chiamata microbiota. I prebiotici vengono chiamati fibre e hanno la capacità di espandere i batteri della flora intestinale. I postbiotici non sono altro che i prodotti metabolici dei probiotici. In altre parole, l’attività dei probiotici è legata a ciò che rilasciano nell’intestino. Quando noi mangiamo, i probiotici metabolizzano il cibo e lo trasformano in sostanze che vengono utilizzate dal nostro organismo. Alcune di queste sostanze hanno proprietà che modulano il sistema immunitario e noi ci focalizziamo proprio su quelle. Il vantaggio del postbiotico è che è un prodotto pronto all’uso: noi facciamo in vitro quello che i probiotici fanno in vivo nel nostro organismo.

Il settore dei postbiotici è assolutamente innovativo anche tra i biologi ed è questo vantaggio conoscitivo uno dei fattori che ha spinto Maria Rescigno a creare Postbiotica. Racconta la protagonista:

Negli anni ho scritto sei brevetti, ma non sono riuscita a licenziarne nemmeno uno. La licenza ti permette di ricevere delle royalties nel caso il brevetto porti a un prodotto, ma mi ero stancata del fatto che fosse impossibile licenziare. Questa difficoltà si deve al fatto che all’interno delle aziende non esiste più la ricerca e sviluppo; ormai le aziende tendono ad affidarsi alle società biotech o alle startup, perché al loro interno non hanno più la capacità di trasformare un’idea in un prodotto. Con il mio team avevamo creato un collirio postbiotico che ero convinta avesse grandi potenzialità e mi sono resa conto che l’unico modo di portarlo davvero sul comodino del paziente era quello di fare una startup. Così è nata postbiotica.

Il primo passo è stato cercare un investitore per finanziare la società. Racconta la scienziata e imprenditrice:

Abbiamo avuto la fortuna di trovare un business angel che si è innamorato della nostra idea e ha messo il capitale iniziale di 175 mila euro. Poi è ci ha lasciato perché si è reso conto di non avere il tempo di gestire la parte di business development di cui io non posso occuparmi e lo abbiamo sostituito con un altro investitore.

I primi prodotti di Postbiotica dovrebbero arrivare in tempi relativamente brevi sul mercato nazionale e internazionale. Oltre al collirio sono previsti anche degli integratori alimentari per proteggere i bambini e adulti contro le malattie stagionali e la dissenteria.

Le difficoltà di fare ricerca e impresa in Italia

Nonostante i risultati incoraggianti, Maria Rescigno è consapevole delle difficoltà che implica lavorare in Italia. Spiega l’immunolga:

Io purtroppo trovo queste difficoltà in tutte e tre le mie attività: ricercatrice, professore universitario e imprenditrice. Difficoltà che i miei colleghi all’estero non hanno. Nella ricerca il problema principale non è l’assenza di fondi ma è come questi vengono distribuiti. Per ottenerli occorre avere una credibilità scientifica che non è facile farsi partendo dall’Italia. Lo stesso vale per le pubblicazioni come docente. Per dimostrare di essere brava, se vieni dall’Università italiana, devi fare il triplo del lavoro rispetto a un collega di Harvard o di un’altra rinomata università straniera. La cosa si ripete per la startup. Ottenere la fiducia degli investitori all’estero non è per nulla facile. Perciò ben vengano premi come quello della Camera di Commercio Italiana a Barcellona o il Bioupper 2017, competizione che ci ha dato molta visibilità.

Maria Rescigno
Il presidente della Camera di Commercio Italiana a Barcellona, Igor Garzesi, lo scorso 24 ottobre ha premiato Postbiotica, qui rappresentata da Francesca Algieri, come vincitrice del concorso per startup, MyStart Bcn.

Pur conscia di tutti questi ostacoli sul suo cammino, la scienziata e imprenditrice Maria Rescigno ha scelto di accettare la sfida e restare nel nostro Paese per dimostrare che anche in Italia si può costruire qualcosa di solido da lasciare alle future generazioni.

Una delle motivazioni che mi ha spinto a creare Postbiotica è che ero stanca di vedere ricercatori di grande talento andarsene all’estero. Certo, non posso far restare tutte le persone che passano dal mio laboratorio, anche perché è giusto permettere ai giovani di fare le loro esperienze all’estero, ma è altrettanto giusto dare loro la possibilità di tornare in Italia. Se nel nostro Paese si facesse più impresa, i ricercatori troverebbero più opportunità di lavoro.

Maria Rescigno, scienziata e imprenditrice ma soprattutto madre

Come scienziata e imprenditrice, ma soprattutto madre, Maria Rescigno non nasconde la difficoltà di conciliare il lavoro con la vita privata. Sorride, ma non senza un po’ di amarezza quando dice:

A volte ho l’impressione di fare tutto male… Per fortuna io posso fare il mio lavoro quasi dappertutto, mi basta il computer e una connessione Internet.

Le donne nel mondo scientifico sono tante anche se spesso faticano ad occupare le posizioni più importanti. Qualche segnale incoraggiante, tuttavia, secondo Maria Rescigno, c’è:

Allo Ieo sono stata l’unica group leader donna per sei anni, oggi  invece siamo il 50%. Il fatto è che spesso noi donne pensiamo di non essere capaci, l’ho vissuto anch’io sulla mia pelle, e non “vendiamo” le nostre idee se non siamo sicure al 100% di quello che stiamo proponendo. L’uomo invece si lancia di più. Io poi ho avuto la fortuna di capitare in un momento in cui la donna poteva permettersi di farsi una famiglia. Ho colleghe di anche solo cinque anni più vecchie di me che hanno rinunciato e forse lo avrei fatto anch’io perché per me è la famiglia è importante quanto il mio lavoro.

Nonostante l’impossibilità di contare sull’aiuto costante dei nonni e la purtroppo nota latitanza dello Stato italiano in materia di assistenza alle donne lavoratrici con figli, Maria Rescigno ha saputo a trovare un equilibrio grazie al supporto del marito, il cui ruolo spiega così:

Ho un marito che mi ha sempre sostenuto ed aiutato in tutto, anche psicologicamente. Credo che il successo di una donna dipenda anche dall’uomo che ha accanto. Io sono stata fortunata.

Di certo la fortuna aiuta gli audaci e Maria Rescigno ha dimostrato di esserlo.

Chapeau!

 

 

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