Andrea Accomazzo
Andrea Accomazzo, il genio italiano delle missioni spaziali che sogna di fare il maestro di sci
Patrizia La Daga

Patrizia La Daga

Giornalista milanese, co-fondatrice di ItalianiOvunque.com. Si è sempre occupata di temi economici, sociali e culturali e ha condotto trasmissioni televisive su emittenti private. Dal 1999 risiede in Spagna, a Barcellona, dove per alcuni anni ha fondato e diretto la rivista a diffusione nazionale "Ekò", specializzata nella new economy. Nel 2012 ha creato Leultime20.it, sito dedicato ai temi letterari e culturali. Dal 2018 organizza e presenta l'evento di storytelling motivazionale Leadership Arena con grandi personaggi italiani e spagnoli. Leggere, viaggiare e fare sport sono le sue grandi passioni (dopo i suoi due figli).

Nel 2014 Andrea Accomazzo, piemontese classe 1970, è stato nominato “scienziato dell’anno” dalla prestigiosa rivista Nature e nel 2016 è diventato mondialmente conosciuto grazie al successo della celebre missione Rosetta, la prima ad aver portato, dopo un viaggio di oltre 12 anni e quasi 8 miliardi di chilometri, una sonda sul suolo di una cometa, la 67P/Churyumov-Gerasimenko.

Una missione targata ESA – Agenzia Spaziale Europea, che lo ha consacrato come uno degli ingegneri aerospaziali italiani più brillanti del mondo.

Quando si incontra un personaggio del calibro di Andrea Accomazzo è ragionevole attendersi una buona dose di fiera superiorità, ma bastano pochi istanti per rendersi conto che a fare dello scienziato italiano un esempio di grandezza non sono solo i suoi risultati, ma anche la sua semplicità.

Benché viva da ormai diciott’anni a Francoforte, in Germania, e guidi un team internazionale di oltre 60 persone, Andrea Accomazzo, che è nato in un paesino alle porte di Domodossola, ha mantenuto la genuinità di chi sa cosa significa lavorare duro per inseguire un sogno. 

Vengo da Masera, un paese piccolissimo. Alle elementari eravamo solo in dodici in classe. Torno spesso a trovare amici e famiglia.

Dagli aerei militari alle sonde spaziali, una carriera in volo

Per Andrea Accomazzo lo spazio e il volo sono passioni precoci che spiega così:

Fin da bambino ero attirato dalla tecnologia, dalla scienza e soprattutto dallo spazio. Al liceo scientifico la matematica e la fisica erano tra le mie materie preferite. Presto la passione per il volo si fece sentire e una volta diplomato decisi di entrare in Aeronautica per diventare pilota  militare. Dopo due anni di Accademia per Ufficiali a Pozzuoli, nei quali studiavo anche ingegneria, mi resi conto conto che non ero disposto a sacrificare così tanto della mia vita per essere pilota. Una professione che ancora oggi ritengo tra le più belle del mondo, ma che condiziona moltissimo. Così, lasciai l’Accademia e mi iscrissi al terzo anno di ingegneria aeronautica al Politecnico di Milano.

Determinatissimo a lavorare nel campo aeronautico e spaziale, Andrea Accomazzo per scrivere la sua tesi di laurea nel 1994 si trasferisce a Colleferro, in provincia di Roma, dove ha sede Fiat-Avio (oggi solo Avio), compagnia che poi lo assume per occuparsi di sistemi di navigazione e controllo. È lì che viene in contatto per la prima volta con il progetto Rosetta che gli regalerà la celebrità anni più tardi. Dal Lazio, nel 1998 si sposta nella sede torinese di Avio, dove resta fino al luglio del 1999. Un’esperienza che descrive così:

Ho un po’ sofferto la mentalità che caratterizza la grande industria italiana dove tutti si diventa dei numeri e non si riceve abbastanza responsabilità. Nonostante fossi coinvolto in progetti interessanti, avevo voglia di mettermi in gioco e di fare un’esperienza all’estero.

Andrea Accomazzo

Il trasferimento in Germania e la nuova avventura con la missione Rosetta

A Torino Andrea Accomazzo stringe i rapporti con l’ESA, di cui conosceva solo il centro tecnologico e ingegneristico olandese e non quello operativo di Darmstadt, dove poco più tardi, ventinovenne, si trasferirà.

Quando ho scoperto che cosa facevano qui in Germania, ne sono rimasto affascinato e ho cercato immediatamente di trovare lavoro. Ho fatto vari colloqui, ero determinatissimo, e alla fine sono riuscito ad ottenere il ruolo che più tardi si è rivelato il massimo per me.

Con l’ingresso nel flying control team dell’Agenzia Spaziale Europea la vita di Andrea Accomazzo e della fidanzata, che pochi mesi dopo lo sposa e lo raggiunge in Germania (la coppia sette anni fa ha adottato un bimbo thailandese), cambia inevitabilmente, ma l’esperienza è sin da subito più che positiva. Racconta l’ingegnere:

Sono partito pieno di entusiasmo sia per l’idea di poter vivere un’esperienza all’estero, che per il progetto Rosetta. Dico sempre che io vivrei in Germania dal lunedì al venerdì e il weekend in Italia. Lo stile di vita tedesco è meno stressante, la burocrazia c’è ma è chiara ed efficiente. In Italia, purtroppo, è sempre tutto incerto, confuso. Ma le relazioni personali sono più spontanee e questo a volte manca un po’. Oltre alle mie montagne di cui sento spesso nostalgia.

Oggi Andrea Accomazzo, che ha cominciato come semplice ingegnere del team per poi arrivare a guidarlo e ad ottenere la fama, è il Capo operazioni per le missioni interplanetarie e spiega così il ruolo della sua divisione:

Noi non sviluppiamo i satelliti, ma li facciamo volare per compiere la loro missione. Rosetta era una di queste. Oggi abbiamo missioni in volo, come quella sua Marte, e ad ottobre dovremmo lanciare la missione BepiColombo per Mercurio. Fra un paio d’anni dovremmo lanciarne una che dovrebbe andare in orbita sul sole e una, programmata per il 2022, con arrivo nel 2030, che esplorerà Giove. Il lavoro non ci manca.

Andrea Accomazzo
Andrea Accomazzo speaker nella conferenza Falling Walls a Berlino nel 2015.
(Foto: Kay Herschelmann)
Fantascienza? No grazie, per Andrea Accomazzo solo vere emozioni spaziali

Quando si ha a che fare con un ingegnere aerospaziale è facile pensare che la fantascienza faccia parte dei suoi interessi, ma Andrea Accomazzo, ammette candidamente di non sapere nulla di questo genere cinematografico. E ridendo spiega:

Fino a poco tempo fa confondevo Star Wars con Star Trek e quando il lander Philae è atterrato sulla cometa, un collega mi ha mandato una mail dicendo: “Ti invidio perché William Shatner (il capitano Kirk nella serie Tv Star Trek, ndr) su Twitter ti ha fatto i complimenti”. Io non avevo idea di chi fosse. Adesso non li confondo più ma continuo a non avere idea di che cosa raccontino…

Andrea Accomazzo
L’astronave Millenium Falcon del film Star Wars (che Andrea Accomazzo non ha visto)

Benché il suo lavoro non sia quello di studiare i dati raccolti dalle sonde che manda nello spazio, Andrea Accomazzo parla con passione dei risultati ottenuti grazie alla “sua” Rosetta:

Gli scienziati hanno trovato ossigeno molecolare e amminoacidi intrappolati nel nucleo della cometa, due elementi fondamentali per la formazione della vita. Questo ha permesso di stabilire che le comete non sono i rimasugli della formazione del sistema solare, ma che erano già lì prima della sua creazione e ne hanno innescato la formazione. Di conseguenza, alcuni scienziati pensano che la vita potrebbe non essere una specificità del nostro sistema solare e che potrebbe essersi sviluppata anche in altre galassie.

Uno dei momenti della carriera che Andrea Accomazzo ricorda con particolare emozione è stato il giorno in cui la sonda Rosetta è uscita dall’ibernazione. Lo scienziato accompagna il racconto con un grande sorriso:

Prima di raggiungere la cometa, Rosetta ha volato talmente tanto lontano dal sole che i pannelli solari che la alimentavano non erano sufficienti a generare la potenza di cui aveva bisogno. Per questo abbiamo dovuto “spegnerla” quasi completamente e quando si è “risvegliata”, il 20 gennaio del 2014, per me è stata un’emozione fortissima. Come ingegnere ero convinto che che non ci fosse motivo per cui Rosetta non dovesse uscire dall’ibernazione, ma una parte di me mi diceva che eravamo dei pazzi ad averla abbandonata per anni a miliardi di chilometri dal sole e che era impossibile che si “svegliasse”. Quando lo ha fatto, ho provato un’emozione viscerale, come quando segni un gol in una partita di calcio.

L’Università italiana e i giovani ingegneri

Andrea Accomazzo non lesina i consigli per i giovani che sognano di seguire la sua strada e ha ben chiaro che la determinazione, insieme a una buona formazione, è la chiave per raggiungere i propri obiettivi. Ma puntualizza:

La preparazione tecnica è importante, ma non è l’unico fattore rilevante. Quando si devono coordinare risorse tecniche complesse occorre  avere una certa apertura mentale, essere disponibili nei confronti degli altri e avere capacità di comunicazione. Credo che nell’Università italiana questo aspetto venga molto sottovalutato. Secondo la mia esperienza, gli studenti italiani hanno maggiori competenze rispetto a quelli di altri paesi, però le persone non arrivano veramente preparate per lavorare.

Missione: maestro di sci (o falegname)

Benché ami appassionatamente il suo lavoro, che lo terrà impegnato nelle varie missioni interplanetarie nei prossimi anni, Andrea Accomazzo non si accontenta delle stelle e per il suo futuro ha sogni molto più “terreni”. Amante del calcio, della mountain bike ma soprattutto delle montagne innevate, tra un satellite e una sonda, lo scienziato trova il tempo di seguire un corso per maestri di sci in Austria:

Ho superato il primo livello e ho cominciato a insegnare. A marzo frequenterò il corso per il livello successivo. Nel mio futuro, ma non certo a breve termine, mi piacerebbe dedicarmi a un’attività che non abbia nulla a che fare con il mio lavoro attuale. Potrebbe essere lo sci, ma anche altro. Io amo il legno, ho la cantina piena di attrezzi e mia moglie mi dice sempre che se non costruisco qualcosa non sono contento. Certo, per ora sono solo sogni e non progetti, poi si vedrà.

 

 

 

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