Negli ultimi anni la stampa 3D ha fatto passi da gigante. Buona parte del merito è di un italiano sognatore, ingegnere con un passato nel settore calzaturiero, che per realizzare i suoi progetti anni fa ha dovuto trasferire la sua azienda a Londra, dove le sue macchine D-shape stampano quasi di tutto a partire da un ingrediente ecologico e a basso costo: la sabbia.
Protagonista di questa storia, il cui futuro è ancora tutto da scrivere, è il toscano Enrico Dini, imprenditore cinquantaquattrenne, che da tempo divide la sua vita tra la natia Pontedera e il Regno Unito. Racconta Dini:
In Italia non mi prendevano sul serio quando dieci anni fa dicevo di voler arrivare a edificare case in 3D, così mi sono spostato in una nazione dove gli obiettivi contano più della burocrazia. Nel nostro Paese stringevo tante mani, in Inghilterra realizzavo le idee. Oggi, nel mio settore le cose sono molto cambiate e mi sono creato almeno cinquanta concorrenti in Italia che si ispirano al mio lavoro.
La stampa inglese ha ribattezzato Enrico Dini The man who prints houses, “l’uomo che stampa le case” e gli ha persino dedicato un documentario (qui il trailer). Recentemente anche i media nostrani hanno cominciato a dedicargli attenzione grazie all’importanza dei progetti in cui è coinvolta la sua azienda..¡
Il sogno di Enrico Dini è quello di arrivare a utilizzare la stampa 3D per edificare abitazioni ecosostenibili di grandi dimensioni, ma in attesa di perfezionare la tecnologia a disposizione, il suo core business si concentra sulle “case per i pesci”, ovvero pezzi di barriera corallina ottenuti mediante la stampa 3D, che l’imprenditore installa lungo le coste minacciate da erosione o che richiedono di ricostruire l’habitat naturale della fauna ittica. Con le D-Shape di Enrico Dini, la sabbia, unita ad alcuni agenti chimici, si trasforma in elemento da costruzione. E il risultato è davvero sorprendente.
Dopo aver ripopolato di pesci le acque del Bahrein, grazie ai suoi scogli corallini stampati in 3D, Enrico Dini è stato incaricato dalla fondazione Prince Albert II di Monaco di stampare una barriera di sabbia e manganese destinata alla riserva del Larvotto e realizzata per conto del colosso olandese Boskalis.
Le iniziative internazionali nelle quali è coinvolta la D-Shape sono numerose, molte di esse non possono essere ancora rese note come spiega lo stesso Dini:
Ci sono in atto molte sperimentazioni ma ancora non posso renderle del tutto pubbliche. in Spagna, per esempio, si sta progettando un ponte stampato in 3D… In ogni caso preferisco sempre parlare dei risultati certi rispetto a quelli ancora da ottenere. Una delle iniziative più importanti in cui sono coinvolto è un progetto di cui, ancora una volta, non posso diffondere i dettagli, che prevede l’edificazione di case parzialmente stampate in 3D in un Paese africano.
Stampa 3D: dalle barriere coralline ai monumenti di Palmira
Tra tutti i progetti in cui la stampa 3D è chiamata a giocare un ruolo chiave, ce n’è uno che non può non riempire di gioia chi ha a cuore il patrimonio artistico e culturale del nostro pianeta. Come esperto di stampa 3D Dini è stato chiamato a partecipare all’ambizioso progetto voluto dall’Institute for Digital Archaeology in collaborazione con l’UNESCO, l’Università di Oxford, il Museo del Futuro di Dubai e il governo degli Emirati Arabi Uniti che si propone di ricostruire i monumenti del sito archeologico di Palmira, distrutti dalla furia devastatrice dell’Isis. A Londra, in Trafalgar Square, il 19 aprile verrà esposta una riproduzione dell’arco trionfale di Palmira alla cui costruzione hanno contribuito le stampanti D-Shape.
Un motivo in più per essere orgogliosi della creatività italiana.