Gli italiani emigrati in Baviera sono tanti, è cosa nota. La Germania per molti italiani appare un’oasi felice in cui abbondano il lavoro e il denaro. Ma è davvero così? Da quando vivo a Passau mi sono fatta un’idea chiara della situazione e la voglio raccontare, sapendo che solleverò polemiche.
Più ponti festivi in Baviera che in Italia
Una cosa che mi sorprende delle tradizioni tedesche è la loro religiosità. Questo non significa che tutti i tedeschi siano credenti e pii, ma che sono abbastanza praticanti e che, a differenza dell’Italia dove le feste cattoliche sono state adeguate alle esigenze della routine laica, qui festeggiano per giorni senza sentirsi minimamente in colpa. Se in Italia ci si lamenta dei troppi “ponti” durante i quali non si lavora, qui sono legge.
Il mese di maggio, quest’anno, è stato il meno lavorativo di tutti. Si è cominciato con la festa del papà (qui non è il 19 marzo, ma il giorno dell’Ascensione di Gesù, quando capita capita), il 5 maggio, per cui ponte, poi i quattro giorni della Pentecoste, da venerdì a lunedì, poi la settimana intera del Corpus Domini, che quest’anno cade di giovedì 26 maggio, quindi una settimana intera di vacanza. E non dimentichiamo che qui il sabato e la domenica sono comunque festivi… Non per tutti, ovvio. Le scuole, i professionisti, i servizi non essenziali, alcune fabbriche e aziende vanno in vacanza. Il resto dei comuni mortali continua a lavorare, rispettando il weekend ove possibile, altrimenti senza soluzione di continuità.
Racconto questo perché, in uno stato in cui pare non esista – o quasi – la disoccupazione, si lavora davvero poco e ogni occasione è buona per prendersi del tempo libero. Cosa ci facciano poi con questo tempo libero non è dato sapere. Chi se lo può permettere, parte, chi no… le birrerie sono sempre piene la sera. Diciamo che, fatte le dovute eccezioni, non ho trovato molta creatività, inventiva, curiosità nel popolo bavarese.
Sarà che qui la campagna è davvero enorme e porta all’isolamento, sarà che i ritmi quotidiani sono alienanti (sveglia prestissimo per raggiungere il posto di lavoro, tutta una tirata fino alle 17.00 più o meno, poi il viaggio di ritorno. Ma non è così ovunque?), almeno per loro, sarà che spesso nei piccoli borghi non c’è altro che un ristorantino o un Gasthaus con annesso Gasthof (locali a volte storici che fungevano da pensione, sala comune, birreria, ora adibiti a ristoranti con affittacamere) e sarà che ai tedeschi proprio non va di mettersi a cucinare a casa e tanto meno di andare al supermercato per fare la spesa, sarà per questi e per altri cento motivi, il fatto è che il massimo dell’aspirazione per un bavarese non cittadino è di precipitarsi in un locale pubblico, mangiare qualunque cosa e bere fino a stordirsi.
Gli italiani emigrati in Baviera e la cucina
I tedeschi amano molto la pizza e la cucina italiana, opportunamente rivisitata per il gusto locale con abbondanza di aglio, cipolla e panna, e per questo motivo sono davvero tantissimi gli italiani che, attirati da una burocrazia semplificata al massimo, dalle agevolazioni per chi vuol fare impresa, dalla relativa vicinanza della Baviera all’Italia e dalla quasi assoluta ignoranza in ambito culinario italiano del popolo tedesco, hanno aperto attività ristorative praticamente ovunque, anche nel bel mezzo del nulla della campagna, e anche non avendo nessuna competenza nel merito.
Gli emigrati italiani in Baviera provengono dai settori più disparati. Sono davvero tanti gli ex idraulici o muratori o ex qualunque altra cosa che, in un paio di mesi trascorsi a fare i lavapiatti nel retrobottega di un connazionale, hanno imparato i rudimenti della pseudo cucina italo-tedesca, o a fare le pizze con il padellino, e magari hanno la moglie o l’amico che possono raggiungerli, che amano spadellare in casa, e quindi “si apre un ristorante italiano, perché no? Tanto ci sono anche le birrerie che ti finanziano!”.
Italiani emigrati in Baviera: la verità sui guadagni nella ristorazione
Vogliamo parlare di quanto si guadagna? Ad aprire un ristorante, se va bene, se l’imprenditore italiano ci sa fare (e noi siamo bravi in questo, affabili, cortesi, sorridenti sempre e comunque, i tedeschi ci adorano…), si guadagna parecchio perché, come ho detto, in Germania cucinano davvero poco a casa loro. Se si è dipendenti beh, le cose cambiano. Da un paio d’anni hanno approvato la legge sul salario minimo, che significa che la paga oraria non può essere inferiore agli 7,50€ netti per un massimo di 48 ore settimanali. I contratti sono a tempo indeterminato o determinato (ma possono licenziarti anche con soli 15 giorni di preavviso, nessun Art. 18 qui), e poi ci sono i minijob, la cui paga oraria è la stessa ma il cui importo totale mensile non può superare i 500€ al mese, circa.
Non voglio fare una disquisizione sul mercato del lavoro in Germania. Mi limito a parlare della situazione degli italiani emigrati in Baviera nel settore della ristorazione e noto soltanto che la prassi degli imprenditori italiani, quelli che hanno aperto un ristorante pur non avendone le competenze, quelli che sono venuti qui fuggendo da una delle periodiche crisi economiche che colpisce il nostro bel paese, la loro prassi, dicevo, è di pagare tutti 7,50€ all’ora, dal lavapiatti al cuoco.
Per 12/14 ore lavorative al giorno (mai dichiarate, ovviamente). Per condividere la camera con qualcun altro. Per mangiare in fretta e magari in piedi un piatto di pasta. Perché va detto, vitto e alloggio in Baviera sono quasi sempre inclusi negli accordi contrattuali. Il contratto spesso non è dato vederlo, ma conta ciò che ci si è detto a voce, in fondo siamo connazionali, giusto? Non ci sono stipendi da favola, anzi, nell’ambito della ristorazione pseudo italiana si è spesso sottopagati.
Questa constatazione amara, ovviamente, tiene conto delle dovute eccezioni, che ci sono per fortuna, e forse proprio perché ci sono la situazione appare ancora più spiacevole. Però è così che funziona: o questo oppure puoi andartene, tanto c’è chi prende il tuo posto…