Tunisia
In Tunisia ho sposato Mohamed. Un’italiana racconta
Alina Gianfrancesco

Alina Gianfrancesco

Pasqualina Gianfrancesco, Alina per gli amici, laureata in lingue orientali, vive da 5 anni in Tunisia. Ha lavorato per diversi anni alla Camera di Commercio Italiana a Tunisi e grazie al matrimonio con un tunisino è molto ben integrata nella comunità locale. La sua conoscenza del Paese e delle dinamiche di una coppia mista fa di lei l'Ambasciatrice ideale di ItalianiOvunque.com

Aslema, mi chiamo Pasqualina Gianfrancesco, per tutti sono Alina e da cinque anni vivo in Tunisia.

La domanda che mi fanno spesso è: come mai la Tunisia? In realtà, rispondo sempre, io in Tunisia non ci volevo proprio andare. Avrei preferito molto di più concludere il mio ciclo di studi in un paese del Medio Oriente per perfezionare l’arabo classico che avevo già studiato all’Università Orientale di Napoli e quella di lingue di Damasco, in Siria. Era il 2011, l’anno delle “Rivoluzioni” nei paesi arabi ed era purtroppo rischioso avventurarsi in alcuni di essi. Nonostante fosse stata la prima a vivere la rivoluzione (in Tunisia detta dei Gelsomini) e fosse ancora in fermento, la Tunisia risultava il paese più tranquillo in cui andare. La destinazione Tunisia mi fu assegnata dalla mia Università e qui, avrei fatto un periodo di stage presso lo sportello di rappresentanza di una banca italiana.

Erano gli ultimi giorni prima di partire, quando ancora non sapevo che sarei venuta in Tunisia, eppure le parole della famosa canzone Poster di Claudio Baglioni, che in quel periodo ascoltavo in continuazione, divennero per me un vero e proprio presagio: “Vieni in Tunisia, c’è un mare di velluto ed una palma e tu che sogni di fuggire via… di andare lontano lontano andare lontano lontano…”

In Tunisia il matrimonio misto non crea problemi. 

In Tunisia, “nazione ponte” tra il continente africano e l’Europa, con 11 milioni di abitanti, ho iniziato a lavorare occupandomi di assistenza alle imprese e organizzazione di eventi in seno a un’istituzione locale; ho incontrato tante persone nuove, ho partecipato a numerosi eventi in loco, preso parte a numerose iniziative dedicate ai giovani tra cui un corso di recitazione in lingua tunisina per aspiranti attori; per non parlare delle decine e decine di matrimoni a cui sono stata invitata (di questa tradizione locale avrò occasione di raccontarvi in modo dettagliato in uno dei prossimi post), ma soprattutto in Tunisia ho incontrato l’Amore!

Il suo nome è Mohamed, tunisino e musulmano. Ci siamo sposati nel 2012 a Tunisi firmando l’atto di matrimonio chiamato «sdeq » presso la municipalità del quartiere di mio marito (ma non abbiamo invece fatto la festa tipica e che si suddivide in più parti tra festa dell’uomo, e feste della donna) e abbiamo anche celebrato rito in Chiesa nel mio paese natale. Otto mesi fa è nato il nostro bambino.

Molti mi hanno chiesto quali condizioni ci siano per stare con un musulmano. La mia risposta è nessuna. L’unione tra culture, lingue e religioni, per quanto ci riguarda, non è un ostacolo all’amore, al contrario secondo noi l’amore non ha lingua, né confini geografici, né religione e noi ne siamo un esempio. A casa parliamo il tunisino, il francese e l’italiano, parliamo di Bibbia e di Corano, celebriamo le festività musulmane e quelle cristiane, mangiamo piatti italiani e tunisini, mio marito fa il Ramadan, io no, ma mi dedico alla preparazione della cena per la rottura del digiuno.

Lotta antiterrorismo e sicurezza in Tunisia

Noi e tanti altri tunisini siamo dell’idea che gli atti di violenza legati al fondamentalismo islamico, non abbiano alcun legame con la religione. I terroristi che nominano il nome di Allah, per generare terrore, non sono musulmani, bensì criminali. Vivo in un paese in cui il 99% della popolazione è musulmana ma non abbiamo problemi a parlare apertamente del tema tra di noi o con gli amici. Una cosa è certa: la Tunisia oggi rappresenta uno dei paesi più sicuri, la lotta al terrorismo è in piena azione, negli ultimi mesi sono stati catturati centinaia di terroristi e nell’intero paese sono state adottate misure di sicurezza importanti. Io qui mi sento al sicuro.

Tunisi

Integrarsi in Tunisia: tra arabo, francese e qualche parola di italiano imparata in TV

La Tunisia mi è piaciuta da subito soprattutto per l’atmosfera familiare che si vive e per il fatto che ci siano ancora valori umani che in Italia e in Occidente in generale, si sono perduti. Direi che si vive una vita più semplice.

In Tunisia la famiglia è intesa in senso allargato ed è un sentimento ancora molto forte che credo da noi credo si sia un po’ perduto. Si rispettano molto i genitori e i consigli degli anziani, visti come figure autorevoli. Anche il valore dell’amicizia è molto sentito: un amico qui ti aiuta davvero quando sei in difficoltà, ti bacia in viso quando ti vede e ti dice in continuazione che gli sei mancato anche se ci si è visti una settimana prima.

Il popolo tunisino è accogliente, simpatico e ospitale, molto simile a noi del sud Italia e io, che vengo da un paesino di montagna in provincia di Caserta, mi sono integrata facilmente. Un’integrazione facilitata anche dai miei tratti mediterranei e dal fatto che parlavo la loro lingua. O almeno era ciò che credevo. Ricordo ancora i primi giorni in Tunisia quando tutti sorridevano per il fatto che parlassi l’arabo classico (diverso dal tunisino) e io mi chiedevo che cosa avessero da ridere in continuazione. Ben presto mi resi conto che sarebbe stato meglio mettere da parte il mio arabo scolastico e iniziare a parlare il tunisino, un misto tra arabo e francese, seconda lingua ufficiale dello Stato (ma sono numerose anche le parole di origine italiana).

Tunisia

Per gli italiani inizialmente può risultare difficile comunicare se non si si  “mastica” al meno un po’ di francese, ma va detto che spesso i tunisini riescono a mettere a proprio agio i nostri connazionali con il loro italiano appreso da piccoli in Tv, su Raiuno.

Tunisia: i quartieri residenziali della capitale e il costo della vita in aumento

A Tunisi, dove risiedo, la qualità della vita è buona e si trova di tutto. La capitale della Tunisia è una città animata e cosmopolita, africana, mediterranea ed europea allo stesso tempo. È divisa in tanti quartieri e in molti di essi si sta assistendo a un vero boom edilizio, grazie anche all’arrivo esponenziale dei vicini libici. Affittare una casa, in funzione del quartiere in cui si vuole abitare e dei servizi offerti, può costare fino a 5.000 dinari tunisini al mese (2.150€ circa) o oltre.

La maggior parte degli stranieri preferisce le zone dotate di maggiori servizi e più «alla moda, come la nuova del Lac 2, un quartiere in espansione, con tutte le comodità nei paraggi e la vicinanza delle Ambasciate di molti paesi oltre a uno dei più grandi centri commerciali d’Africa, il Tunisia Mall; ci sono poi le zone della Marsa, Gammarth, Sidi Bou Sid, Cartagine, vicine al mare, nelle quali sono ubicate molte scuole internazionali, abitate e frequentate dall’alta società tunisina.

Il costo della vita in Tunisia è meno economico di quel che si pensa in genere; i prezzi dei beni di consumo sono aumentati molto, soprattutto dopo la Rivoluzione e di questo ne risentono tutti, anche gli stranieri. Acquistare prodotti non locali, come caffè, biscotti, formaggi, detersivi e tutto ciò che viene importato è piuttosto dispendioso. Per risparmiare, occorre recarsi nei mercati souk e nei centri dislocati. I prezzi di alcuni beni di prima necessità (pane, pasta, latte) sono calmierati.

Tuttavia, la crescita dei prezzi e la disoccupazione, che a cinque anni dalla Rivoluzione è ancora attorno al 15% della forza lavoro, non spaventa i tunisini che amano vivere, uscire di sera, divertirsi, stare con gli altri e spesso non badano a spese. Locali, caffè, ristoranti sono sempre pieni di gente quasi ogni giorno della settimana e non è difficile incontrare anche molti italiani, che secondo i dati Aire in Tunisia sono circa quattromila. Alcune delle loro storie e dei tanti altri aspetti della vita in Tunisia vi racconterò nei prossimi post.

Besléma (Arrivederci).

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