Un ingegnere italiano per ITER. Il sogno dell’energia illimitata
Patrizia La Daga

Patrizia La Daga

Giornalista milanese, co-fondatrice di ItalianiOvunque.com. Si è sempre occupata di temi economici, sociali e culturali e ha condotto trasmissioni televisive su emittenti private. Dal 1999 risiede in Spagna, a Barcellona, dove per alcuni anni ha fondato e diretto la rivista a diffusione nazionale "Ekò", specializzata nella new economy. Nel 2012 ha creato Leultime20.it, sito dedicato ai temi letterari e culturali. Dal 2018 organizza e presenta l'evento di storytelling motivazionale Leadership Arena con grandi personaggi italiani e spagnoli. Leggere, viaggiare e fare sport sono le sue grandi passioni (dopo i suoi due figli).

Si chiama Leonardo Biagioni, è originario di Le Grazie (La Spezia) e guida uno dei principali dipartimenti del progetto tecnologico internazionale più “caldo” della storia moderna, ovvero la realizzazione di ITER, il primo reattore a fusione nucleare, la cui partecipazione europea è gestita da Fusion for Energy (F4E), agenzia dell’Unione Europea con sede a Barcellona, che dà lavoro a centinaia di tecnici, scienziati ed ingegneri provenienti da tutta Europa.

Finanziato al 50% dall’Unione Europea e per l’altro 50% da Stati Uniti, Cina, India, Giappone, Corea del Sud e Russia, ITER  ha come slogan bringing the power of the sun to earth (portiamo la potenza del sole sulla terra) e si propone come futura fonte di energia sostenibile e soprattutto praticamente illimitata per il nostro pianeta.

L’acronimo ITER sta per International Thermonuclear Experimental Reactor, ma nonostante la complessità evocata dai termini inglesi, ha anche il fascino del vocabolo latino che indica il “cammino”. Un percorso che richiederà molto tempo (e molto denaro visto che si parla di 18 miliardi di euro di investimenti) ma che promette di essere una rivoluzione per l’umanità intera.

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Biagioni, 46 anni, laureato in ingegneria aeronautica all’Università di Pisa, dopo la graduate school all’Università di Syracuse (Usa), il dottorato di ricerca e qualche tempo come ricercatore in Italia, nel 2001 abbandona l’idea della carriera accademica e attraverso uno spin off promosso dall’Università, si reinventa come imprenditore, insieme a un piccolo gruppo di professori e ricercatori, creando una società dedicata alla progettazione di motori per satelliti.

Le competenze tecniche, unite alle capacità imprenditoriali di Biagioni, in pochi anni fanno crescere in modo esponenziale l’azienda che verrà poi acquisita da un grande gruppo industriale italiano.

L’imprenditore, dopo aver ceduto la guida della società, accetta la proposta di trasferirsi a Barcellona con il ruolo di Head of Contracts della nascente Fusion for Energy. Una posizione strategica che unisce conoscenze tecnico-scientifiche a quelle commerciali.

ITER, un progetto a lunga scadenza

ITERSiamo nel 2008, il progetto ITER è ancora tutto sulla carta e Biagioni, sposato e con due bambini ancora piccoli, inizialmente decide di trasferirsi da solo nella capitale catalana. Un anno più tardi la famiglia lo raggiunge a Barcellona, da dove oggi nessuno pensa di tornare.

I primi anni abbiamo iscritto Edoardo, il più grande dei nostri figli alla scuola italiana in modo che il cambiamento non fosse traumatico. Poi, però, quando ci siamo resi conto che il nostro destino era vivere qui, lo abbiamo trasferito in una scuola internazionale come sua sorella. Abituarsi a vivere a Barcellona non è stato complicato, grazie all’ottima qualità di vita che garantisce questa città.

Anche la sede di lavoro di Biagioni contribuisce a tanta positività. L’agenzia europea, infatti, offre un ambiente internazionale altamente stimolante e negli uffici, situati all’interno di modernissimi grattacieli a pochi passi dal mare, nella zona più nuova di Barcellona, si parlano tutte le lingue, anche se quella più utilizzata per le comunicazioni interne è l’inglese. Quasi un mondo a parte quello di F4E, tanto che Biagioni ammette (non senza un po’ di vergogna) di non aver ancora ben imparato lo spagnolo.

L’ingegnere ligure, che con i catalani condivide il carattere riservato e l’efficienza di chi non si perde in chiacchiere, riesce a spiegare in modo chiaro un progetto che è in realtà molto complesso e che richiederà ancora molti anni prima di vedere realizzati gli obiettivi che si propone.

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Nel 2025 è previsto che ITER arrivi a generare circa un’ora di energia elettrica, pari a 500MW. Questo sarà solo il primo passo. Dal 2035 entrerà in azione Demo, una centrale che non avrà ancora funzioni commerciali ma potrà generare 2GW di energia e servirà per testare tutti gli aspetti connessi alla produzione. Soltanto se tutto funzionerà a dovere il sistema verrà trasferito agli impianti industriali per usarlo su larga scala. Si tratta di un obiettivo ambizioso che garantirà energia pulita, illimitata e senza rischi. ITER si sta costruendo nel Nord della Francia, a Cadarache, dove vado ogni quindici giorni circa. Ma la fabbricazione di ITER è parcellizzata tra tutti gli stati che contribuiscono al progetto. In Italia, per esempio, si stanno costruendo 10 dei 19 magneti necessari per il funzionamento del reattore.

Saint Paul-lez-Durance (Bouches-du-Rhône) il sito scelto per la costruzione di ITER. Foto: @MatthieuColin.com
Cadarache, il sito scelto per la costruzione di ITER. Foto: @MatthieuColin.com
Barcellona città ideale per qualità di vita

Viaggi e riunioni alla ricerca dei migliori contratti per sviluppare ITER e per coinvolgere il mondo industriale in questo appassionante progetto, assorbono molto del tempo di Biagioni, che tuttavia sa ritagliarsi momenti per la vita privata e per godere dei vantaggi di vivere in una città con un’ubicazione ideale, tra mare, monti e campagna, qual è Barcellona. L’ingegnere italiano si rivela una persona molto sportiva:

Quando non lavoro mi piace esplorare vigne (e relativi prodotti in bottiglia), sciare, fare vela e vagabondare in bicicletta.

Diversivi piacevoli visto che, se tutto andrà per il verso giusto, Biagioni e tutti i tecnici che lavorano alla costruzione di ITER vedranno realizzato il loro obiettivo non prima di una trentina d’anni. L’umanità attende fiduciosa.

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