È passato ormai un anno dalla prima volta in cui siamo saliti su un aereo diretto a Rio de Janeiro, carichi di entusiasmo, alla ricerca di una casa e di una scuola dove iscrivere i nostri figli. Ricordo ancora come adesso quella mattina di ottobre in cui, mentre mi recavo in ufficio percorrendo la grigia Via Torino a Milano, ricevetti una telefonata di mio marito che mi annunciava, tra l’eccitazione e lo sbalordimento, che gli avevano offerto di trasferirsi in Brasile, a Rio de Janeiro.
E così, da lì a poco, ci siamo ritrovati su un volo diretto a Rio per il viaggio di ricognizione che avrebbe preceduto il nostro trasloco, previsto per i primi di gennaio.
Rio de Janeiro e il suo caos allegro
Appena atterrata, sulla strada verso l’hotel, rimasi allibita dalla quantità di fili della luce che penzolava ovunque nelle strade della periferia di Rio de Janeiro, ma ancora di più dal caos che regnava ovunque! Non solo il traffico era caotico, tutta la città lo era: strade, mercati, spiagge, uffici, locali…
Non un caos brutto, bensì un caos allegro, in mezzo al quale la gente Carioca (cioè gli abitanti di Rio e non di tutto il Brasile come spesso erroneamente si crede) ha imparato a districarsi molto bene, anche grazie al jeitinho, ovvero al loro modo di affrontare le situazioni e di risolvere i problemi. Un talento speciale per guardare oltre l’ostacolo e inventarsi soluzioni decisamente creative.
La filosofia carioca del jeitinho applicata alla vita quotidiana
Rio è una metropoli piuttosto disorganizzata, dove tutto può risultare complicato, perciò è fondamentale per chi ci vive trovare astuzie per aggirare gli ostacoli. E quello del jeitinho è un esercizio che viene svolto quotidianamente dalla maggior parte degli abitanti di Rio. Potremmo definirlo un misto di genialità, improvvisazione, furbizia. In poche parole: l’arte di arrangiarsi.
Fin dal nostro primo soggiorno a Rio de Janeiro abbiamo capito che senza Jeitinho non saremo riusciti a concludere nulla. Ecco qualche esempio:
– Parcheggiare in città, mentre andavamo alla ricerca di una casa che facesse al caso nostro, era pressoché impossibile. E allora che fare? Semplicemente si chiedeva di volta in volta ai portieri dei vari palazzi nei quali ci si fermava di prendersi cura della nostra auto, oppure si lasciava la macchina in doppia fila in mezzo alla strada, spiegando ai parcheggiatori (a volte se ne incontra qualcuno) che si sarebbe tornati da lì a poco. Nessuno si stupisce di nulla, né tantomeno si rifiuta di aiutare il povero automobilista.
– Volevamo noleggiare una bicicletta con Bike Rio http://www.mobilicidade.com.br/bikerio.asp, un servizio di Bike sharing locale, per scorrazzare sulla bellissima pista ciclabile che costeggia la spiaggia, ma non eravamo in possesso di un CPF (il codice fiscale brasiliano) fondamentale per registrarsi sulla App che ti permette di usare le biciclette cittadine. E allora che si fa? Un tassista gentile ci ha “prestato” il suo CPF e … Eccoci in bici!
– La scuola prescelta richiedeva le pagelle del primo quadrimestre dei nostri figli, ma in Italia ovviamente le pagelle arrivano a fine gennaio. E noi ci saremmo trasferiti a Rio durante le vacanze di Natele. Quindi? La responsabile delle ammissioni della nostra nuova scuola ci ha fatto avere delle schede di valutazione che gli insegnanti dei nostri figli avrebbero dovuto compilare… e pronto!
– Trovare un taxi a certe ore della sera era ed è difficile, ma… nessun problema! I portieri (dell’hotel, residence o palazzo dove abiti) hanno sempre qualche amico, parente o collega che fa il tassista…
– La burocrazia a Rio è impossibile e comporta sempre e comunque tempi da era geologica, perciò per fare qualsiasi tipo di documento in tempi brevi (a partire dal visto) è indispensabile un jeitinho.
Così, un jeitinho dopo l’altro, ci siamo sentiti a nostro agio in questo caos sommo, ed abbiamo capito che per essere un vero Carioca è fondamentale imparare l’arte dell’arrangiarsi. Va detto che già alla fine del nostro viaggio “di ricognizione” mio marito, che è di origine napoletana, si è sentito a casa qui a Rio. Un motivo ci sarà…