Il programma Erasmus nel 2017 compie 30 anni. Io appartengo alla generazione di studenti che, qualche tempo fa, ha potuto usufruire di questa iniziativa di mobilità studentesca dell’Unione Europea e ho così realizzato il mio Erasmus a Friburgo.
In Germania? mi chiedono tutti. No, non Freiburg in Germania, bensì Fribourg cittadina della Svizzera occidentale, capitale del cantone omonimo. Un gioiellino da 36 mila anime che pochi conoscono. Per questo ho deciso di raccontare questa esperienza.
Perché ho scelto di fare il mio Erasmus a Friburgo
Dieci anni fa ero una studentessa dell’Università degli studi di Perugia e già da un paio d’anni sentivo racconti e meraviglie da alcuni miei amici che avevano partecipato al progetto Erasmus.
Quasi tutti avevano scelto mete spagnole, Valencia, Madrid, Alicante, ma anche francesi come Marsiglia e Parigi.
Poi c’ero io, 23 anni, studentessa fuori sede da tre anni con tutti gli esami in regola (Conditio sine qua non per partecipare al programma Erasmus, infatti, era non essere fuori corso e aver dato un numero di esami sufficiente ad affrontare quelli fondamentali all’estero, oltre a una buona padronanza della lingua del nuovo Paese).
Avevo tutti i numeri per candidarmi e lo feci l’ultimo giorno utile, mezz’ora prima che chiudessero le selezioni. Sono sempre stata “la donna dell’ultimo minuto” e ancora oggi, che sono avvocato, non mi smentisco.
Fui selezionata. Avevo solo espresso un desiderio particolare nella mia candidatura: partire da sola.
A differenza di molti studenti, io non volevo una meta “affollata”, perché desideravo vivere la mia prima esperienza all’estero senza altri italiani, soprattutto per imparare al meglio la nuova lingua e potenziare il mio percorso personale.
L’unica meta che risultò avere un solo posto libero era Friburgo, in Svizzera. Mi mandavano tra i monti, con Heidi e la cioccolata, mentre i miei amici che partivano per mete in riva al mare, mi prendevano in giro assaporando a distanza il gusto della sangria.
E invece… È stato un Erasmus incredibile!
Certo, all’inizio mi mancava tantissimo la mia “famiglia Perugina”, quelle che ormai erano la mia vita e le mie abitudini, ma l’Erasmus trascorre molto veloce e, se hai la fortuna di incontrare le persone giuste, puoi stringere rapporti molto forti nel giro di una settimana. E così è accaduto a me.
L’Erasmus a Friburgo parla francese e tedesco
Friburgo si trova a venti minuti di treno da Berna, la capitale Svizzera e a un’ora e mezzo da Ginevra. È uno dei pochi cantoni bilingue del paese, infatti si può parlare sia il francese che il tedesco (lo Schwyzerdütsch, in realtà lo svizzero tedesco, molto più difficile). Tutto è indicato in doppia lingua, dai cartelli stradali ai prodotti del supermercato e anche in Università è possibile scegliere il percorso di studi nella lingua preferita.
Io ho scelto il francese, sebbene la mia nuova famiglia e i miei amici fossero al 70% tedeschi e austriaci.
La città è molto carina e a misura d’uomo. Attraversata dal fiume Sarine è divisa tra la parte nuova e la vielle ville, la città vecchia.
C’è una canzone di Gustav, che poi ho trovato negli anni su youtube e che si intitola “Fribourg mon amour, Fribourg pour toujours” (Fribourg mio amore, Fribourg per sempre), ovviamente cantata sia in francese che in tedesco, che racconta bene la città, la sua anima e quello che lascia nei cuori.
Nella canzone non è menzionato Givisiez, il comune alle porte di Friburgo sede di diverse residenze universitarie. Givisiez ha ospitato me e tutti i miei amici per sei lunghi mesi. Un comune al quale sono particolarmente legata e che, come cita il sito internet a lui dedicato, è davvero degno dello slogan Givisiez… la bonne idée. Una buona idea alle porte della città, immersa nella natura, che ha visto noi studenti piangere, ridere, innamorarci, organizzare feste, studiare, preparare cene a tema (ognuno cucinava a turno il piatto tipico del suo paese), insomma, crescere.
Università, birra e cioccolato
Friburgo è un polo universitario molto rinomato in Svizzera che vede l’Università di Misericordie (scienze umane) e quella di Perolles (medicina e scienze) fare un po’ da padrone, affiancate dalla Regina Mundi (psicologia e scienze dell’educazione), Portes de Fribourg (lingue e letterature) e Beauregard (diritto).
Oltre all’Università, Friburgo, fino a pochi anni, fa ospitava una storica fabbrica di birra, la Brasserie du Cardinal, fondata nel 1788 e comprata poi da Feldschlosschen Boisson SA, del gruppo Carlsberg. Io ho avuto la fortuna di visitarla durante il mio soggiorno in città e oggi le foto che posseggo possono ritenersi cimeli. Era l’epoca del lancio di quella che veniva definita la “birra per le donne” (con un bassissimo tasso alcolico), la EVE, che ci fecero degustare durante la nostra visita guidata. Negli anni a seguire non c’è stato modo di salvare la storica brasserie, che nel 2012 ha definitivamente chiuso i battenti e che oggi è stata riconvertita in parco tecnologico, che ospita le antenne dell’ EPFL (École Polytechnique Federale de Lausanne).
Diversa, per fortuna, la sorte della fabbrica di cioccolato Villars, iscritta nella lista dei beni culturali d’importanza nazionale del cantone di Friburgo. Fondata agli inizi del ‘900 da Wilhelm Kaiser, oggi parte della multinazionale francese Savencia, ha un’importanza mondiale. La scelta del cioccolato è variegata e sicuramente ha contribuito moltissimo a rendere più dolce il mio soggiorno nel cantone.
Cattolici o protestanti?
In Svizzera a livello federale non esiste una religione di Stato, ma dalla maggior parte dei cantoni è riconosciuta sia la religione cattolica che quella riformata. Sulle disposizioni di entrambe sono decretate le festività.
Friburgo è un cantone storicamente cattolico, tanto che nel 1889 l’Università friburghese fu fondata come unica università di orientamento cattolico in Svizzera. Oggi, questa identità non è più predominante, pur rimanendo l’ateneo un centro importante di studio della teologia cattolica.
Il patrono di Friburgo è San Nicola, commemorato il 6 dicembre. Ogni anno, la sera del primo sabato di dicembre, San Nicola fa ritorno a Friburgo sul suo asino scortato da un corteo di musicisti e coristi. Con la cappa di seta bianca, questo santo dalla barba candida percorre la città alla luce delle fiaccole e al fragore delle campane, prima di riprendere possesso della cattedrale che gli è dedicata per decretare quali bambini siano stati buoni oppure no, premiandoli, in caso positivo, con un biscotto.
La cattedrale, sede vescovile di Losanna, Ginevra e Friburgo, si trova all’inizio della città vecchia. È una chiesa in stile gotico, costruita su uno sperone roccioso e dall’alto dei suoi 76 metri permette vedere Friburgo in tutto il suo splendore.
Mangiare a Friburgo: non solo fondue
Vicinissima alla Gruyere, nota per il suo formaggio, Friburgo offre la possibilità di degustare un’ottima fondue, ma non solo.
Quando fa molto freddo e nevica, vale la pena godersi una buonissima raclette, tipica del canton Vallese, piatto che prende il suo nome dal verbo francese racler “raschiare”. Si tratta di una ricetta che io ho scoperto durante il mio soggiorno a Friburgo e che prevede che il formaggio si sciolga grazie al calore di una resistenza elettrica e venga da accompagnato con patate o cetriolini e cipolline.
Altro piatto gustoso è il rosti di patate, originario del canton di Berna, una sorta di alta omelette composta da patate grattugiate ed arricchita con pancetta, cipolle o formaggio.
A Friburgo, il mio indirizzo magico di riferimento, dove potrete trovare tutte queste prelibatezze è: Le Café du Midi, mentre per un ottimo cappuccino vi invito a visitare Le Café Belvedere , non lontano dalla cattedrale di San Nicola che ha una vista da mozzare il fiato, soprattutto quando nevica.
“Au revoir Friburgo”
Anche se vivo a Ginevra, quando posso torno a Friburgo e quest’anno mi aspetta un evento elettrizzante. Con buona parte degli amici e compagni di Erasmus con i quali sono rimasta in contatto in questo decennio, abbiamo deciso di organizzare, nell’arco del 2017, un rendez vous, per presentarci i figli, mogli e mariti che si sono aggiunti in questi anni alle nostre vite.
Perché il progetto Erasmus non dura solo un semestre o un anno, è qualcosa che puoi portarti dentro per tutta la vita. Avrai sempre un amico da “andare a trovare”, oppure un matrimonio al quale partecipare, dove ritroverai alcune di quelle persone che hanno fatto parte di un periodo bellissimo della tua vita.
E sarà sempre un po’ come ritrovare quella parte di te che aveva 23 anni, le Stansmith ai piedi e gli occhi increduli di fronte alle mucche nei campi ed i cerbiatti sotto casa, per poi dirle au revoir (arrivederci)… fino al prossimo appuntamento.