Vivere a Barcellona, verità e leggende di una città di moda
Patrizia La Daga

Patrizia La Daga

Giornalista milanese, co-fondatrice di ItalianiOvunque.com. Si è sempre occupata di temi economici, sociali e culturali e ha condotto trasmissioni televisive su emittenti private. Dal 1999 risiede in Spagna, a Barcellona, dove per alcuni anni ha fondato e diretto la rivista a diffusione nazionale "Ekò", specializzata nella new economy. Nel 2012 ha creato Leultime20.it, sito dedicato ai temi letterari e culturali. Dal 2018 organizza e presenta l'evento di storytelling motivazionale Leadership Arena con grandi personaggi italiani e spagnoli. Leggere, viaggiare e fare sport sono le sue grandi passioni (dopo i suoi due figli).

Vivere a Barcellona inizialmente è stata un’opportunità professionale, poi è diventata una scelta. Risiedo nella città catalana da quasi diciotto anni, i miei figli sono nati in una clinica locale e benché il padre sia italiano come me, non nascondono di sentirsi anche un po’ spagnoli e catalani.

Quando nel 1999 mi fu proposto di dirigere un mensile in Spagna, il mondo non era quello di oggi e Barcellona nemmeno, sebbene avesse già cominciato la sua epoca di ascesa verso l’Olimpo delle città più ambite dagli stranieri, specie dagli italiani che oggi, con circa 25 mila presenze ufficiali, rappresentano la comunità di europei più numerosa. Posizione geografica ideale, buon clima, dimensioni non esagerate e servizi efficienti ne facevano, e ne fanno tutt’ora, una meta ambita per chi cerca una città a misura d’uomo.

Come spesso accade, tuttavia, non tutto è oro quel che luccica. Vivere a Barcellona offre sicuramente una buona qualità di vita e vantaggi importanti rispetto a molte altre città italiane o europee, ma il mito della città accogliente, che offre lavoro e movida a tutte le ore e permette a chiunque di vivere con poco, be’, è un mito, appunto.

Vivere a Barcellona

Tanti anni di vita e di lavoro a Barcellona mi hanno permesso di conoscere da vicino le molteplici realtà della città catalana e dei suoi abitanti.

Da sempre mi sento rivolgere le stesse domande da chi non conosce la città o ci è stato soltanto qualche giorno come turista. Per questo ho deciso di mettere nero su bianco i pro e i contro del vivere a Barcellona, individuati in base all’esperienza personale, ma anche grazie all’ascolto delle opinioni di tantissimi concittadini, spagnoli e stranieri, che in questi anni mi è capitato di conoscere.

Per chi visita la città solo da turista l’unico “contro” che mi sento di segnalare è l’elevata presenza di borseggiatori sulla Rambla e nelle altre zone del centro. Fare attenzione al portafogli è d’obbligo, ma il problema riguarda un po’ tutte le città con un’elevata presenza turistica. Per il resto, la città è un gioiello che vale la pena di vedere almeno una volta nella vita e, se si ha tempo, vale la pena aggiungere alle classiche rotte segnate sulle guide turistiche qualche “chicca”meno famosa ma amata dai residenti. Ne raccontavo alcune qui un po’ di tempo fa.

Vivere a Barcellona: i punti di forza

Il clima: per chi viene da paesi freddi e grigi, Barcellona è un rifugio ideale. Le temperature non sono mai troppo alte in estate (le massime poche volte superano i 27 gradi e le minime restano intorno ai 21), né troppo basse in inverno (con massime intorno ai 13 gradi e minime sui 5)  Il cielo è spesso di un azzurro limpidissimo, anche perché da queste parti il vento non manca mai. Le nevicate sono eventi rarissimi e la nebbia non si vede mai, se non lungo la costa in poche giornate di tarda primavera o di inizio estate, dovuta al contrasto termico tra l’aria calda e il mare, ancora freddo.

La fontana del grande parco de la Ciutadella, che ospita anche lo zoo di Barcellona
La fontana del grande Parco de la Ciutadella, che ospita anche lo zoo di Barcellona

Il civismo. I catalani sono un popolo con un elevato senso civico, probabilmente aiutato dalla consapevolezza che chi trasgredisce le regole del vivere comune, in genere, viene sanzionato. La certezza della pena, aiuta a evitare, per esempio, che i barcellonesi lascino le auto in divieto di sosta (l’arrivo del carro attrezzi  è quasi garantito e la multa si aggira sui 150 euro, oltre a 19 euro al giorno se non si ritira subito l’auto nel deposito municipale). Allo stesso modo tutti pagano il biglietto dell’autobus, rispettano la regola per la quale si entra dalla porta davanti del mezzo (e si saluta il conducente) e si scende da quella centrale. È frequente anche vedere i proprietari di cani muniti di paletta e sacchetto per non sporcare il suolo pubblico, la raccolta differenziata dei rifiuti è un dovere rispettato, le spiagge cittadine sono organizzate per ospitare chi pratica il nudismo e la convivenza con gli altri bagnanti non ha mai generato discussioni o polemiche. Insomma, per chi viene da gradi città italiane oggi sofferenti, come Roma, l’ordine catalano è un’oasi di pace.

Il sistema di trasporto pubblico. Vivere a Barcellona vuol dire avere a disposizione una rete di mezzi pubblici efficiente, puntuale e moderna. La metropolitana funziona e permette di spostarsi velocemente in tutta la città, i bus passano spesso e molte fermate indicano i tempi di attesa. Insomma, chi vuole rinunciare all’auto, in città non trova ostacoli.

Foto: Andrew Nash
Foto: Andrew Nash

L’offerta scolastica internazionale. Chi risiede in città ha a disposizione, oltre alla scuola pubblica (che non gode di ottima salute e da anni è al centro di polemiche e tentativi di riforma), numerosi istituti privati internazionali e altri detti “concertati”, ovvero parzialmente finanziati con fondi pubblici. Ci sono scuole private internazionali di ogni tipo, spesso molto costose ma che garantiscono una formazione eccellente. La scuola italiana di Barcellona, a detta di molti genitori, soffre delle stesse carenze di quella in Patria e sono molti i connazionali che, se possono permetterselo, iscrivono i figli negli istituti internazionali dove l’inglese è la prima lingua.

La natura e la vita all’aperto. Barcellona è una città compressa tra il mare e la collina, il che significa che poter scegliere di passeggiare sulla spiaggia o in mezzo a un bosco senza allontanarsi dalla città. Anche i parchi cittadini sono numerosi e ben curati, molte strade sono fiancheggiate da palme e anche nelle zone più cementificate non mancano piccoli spazi verdi per far giocare i bambini. Le temperature miti permettono alla gente di praticare sport all’aperto in ogni stagione, tanto che i campi da tennis sono solo all’aperto (e se piove si aspetta che smetta), a tutte le ore si incontrano runner, pattinatori e ciclisti (le piste ciclabili sono numerose), mentre sulla spiaggia sono stati allestiti diversi campi da volley e zone attrezzate per chi vuole allenare i muscoli. Vivere a Barcellona significa non avere scuse per non mantenersi in forma.

Il parco di Collserola, un vero bosco nella zona alta della città.
Il parco di Collserola, un vero bosco nella zona alta della città.

Smart & Tech City. Barcellona è tra le città più all’avanguardia d’Europa nell’applicazione delle nuove tecnologie al settore urbano. Già anni fa scrivevo dei numerosi interventi “smart”, applicati ai più svariati servizi (qui il post originale), dall’irrigazione del verde pubblico, che si autoregola in funzione del meteo, ai lampioni intelligenti, che aumentano l’intensità della luce al passaggio dei pedoni, fino ai contenitori della spazzatura che comunicano con i camion di raccolta per avvisarli quando è ora di ritirare i rifiuti. Ma non sono soltanto le soluzioni intelligenti, orientate a migliorare la qualità della vita dei cittadini, a fare di Barcellona una città votata al futuro. Va riconosciuto che l’amministrazione locale si è molto impegnata per favorire la crescita di un tessuto imprenditoriale ad alto contenuto tecnologico. Negli ultimi anni sono state tante le startup di successo nate in città che hanno varcato i confini nazionali.

Foto: Jorge Franganillo
Foto: Jorge Franganillo

La festa di Sant Jordi e la cultura. Tutte le città hanno i loro giorni di festa, ma quello di Sant Jordi, a Barcellona è un giorno davvero speciale che vale la pena di vivere per immergersi nello spirito di questa città. Ogni 23 aprile i barcellonesi si riversano nelle strade del centro, chiuse al traffico, per girovagare tra gli innumerevoli stand di libri e di rose e incontrare i loro scrittori preferiti. Una tradizione amatissima, che fa a onore a questa città, da sempre votata alla cultura. Oltre a Sant Jordi, infatti, nel corso dell’anno non mancano mostre, concerti ed eventi culturali che fanno di Barcellona una delle città più vivaci del mondo dal punto di vista culturale.

Né bene, né male

Il traffico. Se chiedete a un barcellonese di valutare il traffico cittadino vi dirà peste e corna, ma se avete presente le ore di punta delle grandi città italiane, be’, quello di Barcellona vi sembrerà sopportabile. In auto è fondamentale fare attenzione agli scooter: sono ovunque e spesso, purtroppo, anche per terra…

Plaza de España, tra le principali e trafficate piazze di Barcellona
Plaza de España, tra le principali e trafficate piazze di Barcellona. Foto: Circula Seguro

La burocrazia: Ai cittadini stranieri residenti in possesso del Nie (il documento di identificazione) ogni cinque anni viene chiesto di confermare la residenza in città recandosi nell’ufficio comunale più vicino al proprio domicilio. L’operazione richiede la prenotazione dell’appuntamento online. Il giorno fissato ci si presenta all’orario stabilito e senza attese si viene ricevuti. È solo un esempio della capacità organizzativa della dell’amministrazione cittadina, perché lo stesso vale per moltissime altre pratiche burocratiche. Peccato però che, per quanto rapida, la burocrazia locale sia sempre troppo complessa. I documenti e le pratiche da sbrigare per fare qualsiasi cosa sono sempre eccessivi.

L’inquinamento. Mare o no, anche Barcellona soffre a causa della contaminazione ambientale. Forse non raggiunge i livelli di città come Milano, ma anche la capitale catalana ha i suoi problemi con lo smog, tanto che le autorità hanno varato un piano per ridurre le emissioni nocive delle auto. Da quest’anno, chi rottamerà un’auto diesel immatricolata prima del 2006 o una a benzina anteriore al 1997, avrà diritto a tre anni di trasporto pubblico gratuito, sempre che non acquisti un nuovo veicolo.

 I falsi miti del vivere a Barcellona

La vita costa poco. La Spagna è un paese economico, dice la leggenda. Può essere vero in alcune zone del Paese, ma Barcellona non è la Spagna. È una metropoli ambita, dove sbarcano ogni giorno migliaia di turisti dalle navi da crociera, dove si organizzano congressi ed eventi internazionali in ogni settore. Una città in cui spendere denaro è facile. I prezzi dei beni di consumo, specie nei quartieri benestanti della zona alta, (che hanno un reddito medio procapite tre volte e mezzo superiore a quello delle zone più popolari) sono spesso pari (e qualche volta persino superiori) a quelli delle zone più care di Milano o Roma. Gli affitti, dopo la grande crisi degli ultimi anni sono di nuovo in crescita, un biglietto della metro o del bus costa 2,15€ (contro 1,50€ di Milano) e le bollette della luce e sono tra le più care d’Europa.

Il lavoro per tutti. Prima del 2008 in Italia si dipingeva Barcellona come il Bengodi del lavoro. Chiunque, a detta di molti media nostrani, poteva trovare un’opportunità nella capitale catalana. La leggenda era vera solo in parte. Barcellona stava crescendo, ma non è mai stata una città facile dal punto di vista professionale. Oggi il tasso di disoccupazione in città si aggira sul 10%, contro la media spagnola del 19,2% (dati di novembre 2016), ma trovare lavoro resta complesso. Gli stipendi in Spagna sono ancora tra i più bassi d’Europa e la discriminazione tra i salari delle donne e degli uomini è piuttosto elevata.

Movida, Paella e ospitalità spagnola. Fino a poco tempo fa erano ancora molti gli italiani convinti che Barcellona rappresentasse lo stereotipo della città spagnola: notti di festa, sangria e paella a go go, e gente aperta, sempre disposta a chiacchierare e a far baldoria. Poi, il crescente indipendentismo catalano ha cominciato a fare notizia sui media nostrani, specie dopo le elezioni del settembre 2015, e anche chi non ha mai visitato la città ha cominciato a rendersi conto che Barcellona con la Spagna ha un rapporto a dir poco conflittuale. Senza scendere nei dettagli politici, che sarebbe lungo e complesso illustrare, è sufficiente dire che se si vuole imparare il castigliano (lo spagnolo di Madrid), la capitale catalana non è il luogo più adatto. Tutti lo parlano, le scuole non mancano, ma la lingua locale, a cui si dà ogni giorno più spazio, specie se si vuol lavorare a contatto con il pubblico, è il catalano. Le tradizioni spagnole qui sono cose da turisti e il carattere della gente locale è piuttosto introverso, per non dire freddo. La società catalana è molto “chiusa” e non è immediato farsi degli amici. (Chi vuole approfondire il tema dell’indipendentismo trova qui un mio editoriale).

Una città “profumata”. Mi è capitato di leggere romantiche descrizioni di Barcellona in cui si parla della città come un luogo dal cielo sempre terso e profumato di fiori… Che il cielo sia spesso azzurro è indiscutibile, ma se vogliamo parlare di odori, be’, dimenticatevi rose e gelsomini. A chi passeggia per le vie di Barcellona prima o poi capita di essere assalito da un terribile odore di fogna proveniente da qualche tombino. La città in linea di massima è pulita, ma il sottosuolo deve nascondere inaudite fermentazioni, perché dalla Barceloneta a Pedralbes, nessun quartiere è immune dagli sgradevoli olezzi che si sprigionano all’improvviso per a strada, altro che fiori! Un problema da poco, direte, ma qualche difetto, a questa città meravigliosa bisogna pur trovarlo, no?

 

 

 

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