Le vite dei manager delle grandi multinazionali in apparenza si somigliano tutte. Riunioni, viaggi, decisioni difficili e frequenti trasferimenti in città o nazioni diverse. Grandi soddisfazioni, ottimi redditi, ma anche molti sacrifici, che spesso coinvolgono non solo il manager ma anche la sua famiglia. Dietro a ogni carriera, tuttavia, c’è un’esperienza unica e irripetibile. Che a noi di ItalianiOvunque piace raccontare. Perché da ogni storia, si sa, si impara qualcosa.
Da Napoli al mondo, la lunga carriera del manager Ferrero (che ama la Nutella)
Gli italiani che occupano posizioni di rilievo nelle grandi compagnie internazionali sono numerosi, noi abbiamo scelto di incontrarne uno che incarna in modo perfetto l’eccellenza italiana: Mauro Russo, direttore generale di Ferrero Francia, una delle filiali più grandi e importanti dell’azienda di Alba, fiore all’occhiello del made in Italy nel mondo.
Napoletano, classe 1960, Mauro Russo è in Ferrero da oltre vent’anni e la sua dedizione nei confronti dell’azienda è indubitabile (e comprende l’amore per la Nutella, come di vede nella foto…). Laureato in Economia e Commercio, ha cominciato la sua carriera nel marketing in Cirio a Napoli, per poi passare alla multinazionale americana Colgate Palmolive, dove ha lavorato per quasi dieci anni. È in questo periodo che realizza la sua prima esperienze di vita all’estero, a Madrid, città in cui risiede per un anno e dove conosce la sua futura moglie, Belén.
Dall’Argentina del “corralito” fino in Grecia
L’ingresso di Mauro Russo in Ferrero è datato 1994 e a partire da quell’anno la sua casa è diventata… il mondo. Non a caso il manager è in grado di parlare correttamente in quattro lingue.
Ho cominciato in Lussemburgo e poi a Bruxelles come responsabile internazionale di alcune categorie di prodotti, quindi sono stato mandato a Buenos Aires, in Argentina, come direttore marketing per i primi tre anni e come direttore generale per i tre successivi. Un’esperienza complicata ma indimenticabile. Mi ero sposato e la famiglia si era ingrandita con l’arrivo di due figlie. Vivere a Buenos Aires mi piaceva moltissimo, ma mi sono capitati gli anni della grande crisi. Ricordo i tempi del famoso corralito in cui da un giorno all’altro i bancomat non erogavano più denaro.
Nonostante gli anni di grande tensione, il manager Ferrero ricorda l’Argentina come uno dei Paesi in cui più ha amato vivere.
Buenos Aires è una città accattivante, con uno stile europeo e valori comuni a noi latini. Mia moglie ed io rappresentavamo la sintesi perfetta della gente locale: Spagna e Italia in un’unica famiglia. Eravamo benvoluti da tutti. La città è bellissima, ha un clima invidiabile, paesaggi e colori stupendi, l’unico problema è che è molto lontana.
Terminato il periodo argentino, al manager Ferrero viene assegnata una nuova destinazione, questa volta in Europa:
Sono stato nominato direttore generale per la Grecia alla quale poi si sono aggiunte Turchia e Cipro, così mi sono trasferito, ovviamente con la famiglia al seguito, ad Atene. Qui ho avuto grandi soddisfazioni professionali, ho imparato il greco e sono stato affascinato dalla bellezza di questo Paese. Ci sono rimasto ben sette anni.
A Barcellona negli anni della grande crisi
Nel 2009 la più grave crisi economica mondiale di tutti i tempi trova Mauro Russo nel ruolo di direttore generale di Ferrero Iberica con sede a Barcellona.
Credo sia stato il momento più difficile della mia carriera. Ci trovavamo ad affrontare fatturati che continuavano ad ondeggiare e non riuscivamo a capire perché. È stato complicato tenere duro e trovare soluzioni, ma alla fine ne siamo usciti. In ogni caso Barcellona siamo stati bene, è una città con una qualità della vita molto alta, tanto che una delle mie figlie è rimasta lì a studiare.
Interpellato sulle differenza tra il lavoro in una compagnia americana e nell’italianissima Ferrero, Russo non ha dubbi:
Dieci anni in una multinazionale americana mi hanno dato una grande conoscenza delle tecniche di marketing. Gli americani sono bravissimi a convincere il consumatore, in Ferrero a capirlo. Da noi la priorità è il rispetto per il consumatore, la famosa “Signora Valeria”, come diceva signor Michele (Ferrero, patron della società, scomparso nel 2015, ndr).
Parigi, la “grandeur” e il rispetto dei diritti
Nel 2013 Mauro Russo si trasferisce in Francia, Parigi, città con cui vive un rapporto ambivalente:
Trovo che Parigi sia formidabile e ancora oggi, dopo quattro anni, ogni weekend scopro piazze e angoli nascosti di incredibile bellezza. Con mia moglie non ci stanchiamo di prendere la bicicletta o anche la metropolitana per esplorare zone nuove. Tuttavia, devo ammettere che quando ci venivo da turista non avevo capito davvero questa città e la sua gente.
Russo, che per andare al lavoro prende l’autobus, ha modo di confrontarsi ogni giorno con la personalità dei parigini e sostiene che tra tutti i Paesi in cui ha vissuto, la Francia è quella che più si allontana dal modello latino a cui si sente di appartenere.
Credo che qualche stereotipo sui parigini sia vero. Il ritmo frenetico della vita parigina li porta ad avere meno tempo per gli scambi personali e li rende più vicini al tipo di cultura nord europea. È un popolo orgoglioso della sua storia e della sua cultura, ne ho avuto la prova in occasione dei recenti attentati ai quali hanno risposto con una dignità e una fermezza che mi hanno sorpreso.
Le differenze culturali si manifestano anche nelle relazioni umane sul posto di lavoro:
C’è una grande richiesta di rispetto, di attenzione alle regole e ai diritti, che sono sempre in prima linea. Qui è meno possibile risolvere un problema con una pacca sulla spalla poiché la mentalità è più strutturata e richiede più formalità e meno improvvisazione.
Il confronto coi giovani manager
Benché abbia vissuto quasi tutta la vita lontano dall’Italia le radici culturali di Mauro Russo restano profondamente italiane, soprattutto nelle relazioni personali e non nasconde di essere contento quando gli capita di lavorare con giovani manager di casa nostra, che ritiene molto diversi da quelli della sua generazione.
Quando ho cominciato a lavorare io, dalla propria città o dal Paese se ne andava soltanto chi voleva. Oggi i giovani non hanno quasi mai scelta, se ne vanno tutti all’estero, specie al Sud. Ma la differenza è che noi accettavamo qualsiasi condizione, non ponevamo limiti a chi ci dava lavoro, mentre la caratteristica dei millenials è che sono capaci di dare molto, perché ben preparati, ma pretendono anche molto. A volte un po’ mi irrita il loro atteggiamento, ma loro sanno sempre argomentare le loro ragioni e alla fine, dopo averli ascoltati, li capisco.
A chi vuole intraprendere una carriera simile alla sua, il manager Ferrero consiglia di prepararsi tecnicamente in modo molto approfondito, perché la competizione sul mercato del lavoro è elevatissima e non ci si può permettere di improvvisare.
Oggi tutti sono contro tutti, bisogna avere pazienza e formarsi in modo eccellente e poi non avere paura della gerarchia. Bisogna portare avanti le proprie idee e parlarne con chi è più anziano. Noi siamo lì per ascoltare e sappiamo premiare il merito.
AGGIORNAMENTO DEL 26/10/2017: La vita dei manager, si sa, è nomade. Lo scorso giugno Mauro Russo è tornato in Argentina per ricoprire, sempre per Ferrero, l’importante incarico di Country Manager Cono Sur & LADM. Un ulteriore passo avanti nella sua brillante carriera.