Business in Iran
Fare business in Iran, il nuovo mercato del Made in Italy

Fare business in Iran significa affrontare un mercato con un grande potenziale di crescita (82 milioni di abitanti) in cui i prodotti del Made in Italy sono molto apprezzati.

Le aziende italiane che desiderano internazionalizzarsi sono spesso combattute nella scelta dei Paesi target da selezionare per espandere il proprio business all’estero e uno dei Paesi che sta riprendendo quota nell’ultimo periodo è certamente l’Iran.

In effetti, l’accordo definitivo sul programma nucleare fra il Paese asiatico e gli Stati del 5+1 e la conseguente eliminazione delle sanzioni ha portato molte aziende straniere, soprattutto europee, ad affrontare un vero e proprio boom di richieste da Teheran.

L’Italia, nel periodo che va dal marzo 2016 al marzo 2017, ha esportato in Iran 150 mila tonnellate di prodotti Made in Italy per un valore complessivo che supera 1,23 miliardi di dollari, in aumento del 52% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Fra i prodotti italiani maggiormente richiesti dai consumatori iraniani troviamo macchinari ed apparecchiature, food&beverage, oggetti d’arredamento e prodotti farmaceutici.

Attenzione alle regole per fare business in Iran

Attenzione però perché le normative iraniane relative alle importazioni sono molto complesse e necessitano spesso di una raccolta documentale molto ampia.

La maggior parte dei prodotti, dei macchinari, delle attrezzature importate in Iran devono rispondere ai requisiti stabiliti nel programma di certificazione del governo iraniano.

Per questa ragione è bene seguire una serie di accorgimenti che potrebbero rivelarsi molto utili fra questi:

  1. Conoscere le norme

Studiare culturalmente il mercato iraniano con particolare riferimento ai prodotti da esportare, conoscere i concorrenti nazionali e internazionali nel territorio iraniano ed analizzare i prezzi sono i primi e più importanti passi per i potenziali esportatori.

Inoltre è bene ricordare che l’Iran è un Paese islamico, pertanto in alcuni settori ci sono regole e limitazioni di importazione: ad esempio nel food & beverage sono proibite le bevande alcoliche e la carne di maiale.

  1. Aprire un “Business Account”

Per essere in regola, l’esportatore che voglia fare business in Iran, prima di vendere i suoi beni deve ottenere un “business number” e deve aprire un “business account”.

La legge dispone che “Le persone fisiche e giuridiche che forniscono prodotti e servizi stranieri nel Paese, devono fornire tali prodotti e servizi in ottemperanza ai regolamenti annunciati dal Ministero dell’Industria, Miniere e Commercio, avendo un rappresentante ufficiale e servizio post vendita. Se tali norme non sono rispettate dalle persone fisiche e giuridiche, si considera che i prodotti e i servizi infrangano la legge sul contrabbando”.

  1. Descrivere al governo iraniano i beni/servizi oggetto di esportazione

Le aziende prima di esportare dovranno identificare i propri beni ed inviare preventivamente la descrizione al governo iraniano al fine di ricevere un’approvazione di ingresso.

Per fare business in Iran è bene ricordare che ci sono beni vietati ed altri che necessitano di un certificato di permesso o di ispezioni da parte dei vari dipartimenti del governo o da parte delle agenzie statali. Le aziende dovranno quindi essere sicure che i beni siano conformi agli standard richiesti dal Paese.

  1. Conformità del Packaging

Il regolamento del Ministero impone che ogni prodotto sia corredato da: manuale di istruzioni in farsi, certificato di garanzia, certificato di servizio post vendita e inoltre devono essere ben visibili il numero di registrazione della società, le specifiche del prodotto, il numero di serie e l’ologramma.

  1. Determinare il luogo di arrivo

Le aziende dovranno determinare preventivamente “come” e “dove” vogliono esportare i loro beni in Iran. Ci sono sette free zone ed ognuna di essa ha vantaggi e facilitazioni specifiche.

  1. Verificare preventivamente dazi e tasse doganali sui beni

E’ necessario quindi verificare a quale categoria appartiene il bene/servizio onde evitare sorprese poiché alcune tipologie di merci sono disincentivate con una tassa del 100% del loro valore.

Il mercato iraniano

Non dobbiamo dimenticare che il mercato iraniano è ancora un mercato tradizionale: questo non vuol dire che i brand internazionali siano sconosciuti, ma è bene procedere con una certa cautela, cercando di capire quali sono le dinamiche principali che lo caratterizzano.business in Iran

Il primo passo da compiere per fare business in Iran è quello di comprendere la situazione politica ed economica del Paese, che si è modificata dopo l’eliminazione delle sanzioni. In effetti, il Paese ha cominciato a muoversi ed ha siglato diversi accordi commerciali con altri Paesi, soprattutto europei, che dimostrano la volontà di aprire il suo mercato al resto del mondo.

Una delle tendenze che si rileva nel Paese è certamente quella che riguarda un forte interesse per i prodotti di lusso: nel 2016, brand come Versace e Cavalli hanno aperto i loro primi shop in Iran. Il segmento di popolazione che può permettersi certi prodotti conta circa quattro milioni persone che vivono principalmente a Teheran e nelle altre cinque città più grandi del Paese.

Inoltre, gli iraniani hanno una grande considerazione della moda e del design soprattutto italiano. L’Italia parte dunque avvantaggiata rispetto agli altri Paesi per due motivi: il primo è che gli iraniani amano i prodotti italiani, che si tratti di macchinari o brand di moda ed in più, fattore importantissimo, Roma non ha mai interrotto le relazioni con Teheran durante l’embargo. Non c’è quindi da stupirsi del fatto che l’Italia, nel 2017, sia diventata il primo partner europeo nei rapporti commerciali con l’Iran.

Infine, una curiosità: in Iran la temperatura è molto elevata in estate e molto rigida in inverno e per questa ragione moltissimi consumatori locali preferiscono fare acquisti all’interno di grandi centri commerciali che sono circa 400 in tutto il Paese, 60 dei quali solo a Teheran.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Morvarid Mahmoodabadi 

 

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