Giuditta Casale
Giuditta Casale, la blogger di libri che fa tendenza. Da Potenza
Patrizia La Daga

Patrizia La Daga

Giornalista milanese, co-fondatrice di ItalianiOvunque.com. Si è sempre occupata di temi economici, sociali e culturali e ha condotto trasmissioni televisive su emittenti private. Dal 1999 risiede in Spagna, a Barcellona, dove per alcuni anni ha fondato e diretto la rivista a diffusione nazionale "Ekò", specializzata nella new economy. Nel 2012 ha creato Leultime20.it, sito dedicato ai temi letterari e culturali. Dal 2018 organizza e presenta l'evento di storytelling motivazionale Leadership Arena con grandi personaggi italiani e spagnoli. Leggere, viaggiare e fare sport sono le sue grandi passioni (dopo i suoi due figli).

Ci sono persone speciali che forse un tempo, senza le reti sociali, sarebbero state “grandi” solo nella loro limitata realtà geografica. Persone che non cercano la fama, il denaro o il potere, ma soltanto il piacere di condividere conoscenza, bellezza e cultura. Quando capita di incontrarne una, non si può evitare di ammirarla e di far conoscere il suo lavoro. Giuditta Casale, docente di italiano e storia di professione, blogger letteraria per passione e da quest’anno responsabile delle relazioni con gli autori del Women’s Fiction Festival di Matera, è un esempio di competenza, passione ed entusiasmo, doti che in pochi anni hanno portato il suo nome a spiccare nell’universo dei lettori e tra gli addetti ai lavori del mondo editoriale.

Nonostante viva a Potenza, quindi lontana dai grandi “giri” dell’editoria italiana, Giuditta Casale è riuscita a tessere una fitta rete di relazioni che ha fatto del suo blog Giudittalegge.it un punto di riferimento per chi cerca buoni consigli di lettura, interviste a scrittori, e originali rubriche letterarie.

Crediamo che dare visibilità a chi quotidianamente promuove la cultura nel nostro Paese, specie al Sud, sia essenziale per sostenerne lo sviluppo. Per questo ospitiamo la bella storia di Giuditta Casale, che abbiamo avuto il piacere di intervistare.

Giuditta, qual è stato il tuo percorso formativo?

Sono nata a Teggiano, un piccolo paese arroccato sul cucuzzolo di una collina a 800 metri dal mare, in provincia di Salerno. Ben presto mi sono sentita in gabbia, e ho deciso di allontanarmi per l’università, cercando di mettere chilometri alla nostalgia della mia famiglia che lasciavo in paese. Mi iscrivo alla Facoltà di Lettere, con indirizzo filologia classica, alla Sapienza di Roma. La bellezza della classicità mi sommerge e desidero rimanere tra quelle pagine, anche all’indomani della laurea, tentando vanamente il dottorato di ricerca, continuando a bazzicare le biblioteche universitarie nel velleitario tentativo di mandare avanti i miei studi filologici, fatti di manoscritti, collazioni e testi in latino. La mia vera passione, però, che mi ha spinto a iscrivermi a Lettere è lavorare nel mondo editoriale. Occuparmi di libri. Leggere per mestiere.

Vivi a Potenza con tuo marito e i vostri tre bambini. Come sei arrivata a fare la professoressa in Basilicata?

Il matrimonio nel 2003 e la nascita della mia primogenita, Nuccia, nel 2004 hanno dato un indirizzo differente alla mia vita e un altro orientamento alle priorità. Ho cominciato a insegnare, prima a Roma e poi a Potenza, dove mi sono trasferita nel 2010. Nel mezzo è nata anche Giuseppina, che ora ha 10 anni, e qui è arrivato anche il terzogenito, Luigi. Il trasferimento è stato sofferto. Lasciare Roma è stata una vera ferita. Lì c’e la mia vita più bella, le amicizie più solide, i progetti di vita più sentiti. Potenza mi ha ricompensato offrendomi per due anni uno dei possibili mestieri del cuore: bibliotecaria, alla Biblioteca Nazionale di Potenza. Vorrei non andarmene più, ma il ministero dell’Istruzione mi richiama in servizio a scuola.

Insegni materie letterarie, Italiano e Storia, all’Istituto Alberghiero di Potenza. Cosa ti dà più soddisfazione della tua professione?

Ho dovuto abbandonare il latino e il greco, e cerco di seminare la bellezza della letteratura nel terreno aspro e fecondo di futuri cuochi, camerieri professionali e addetti al ricevimento nelle strutture alberghiere. La più grande soddisfazione è quando un alunno mi chiede il titolo del libro che ho portato con me in classe perché vuole leggerlo in solitaria, o quando un altro mi invia foto del libro che sta leggendo. La promozione della lettura rimane l’obiettivo per me più importante nella relazione con gli alunni.

Come è nata la Giuditta Casale lettrice?

Non mi immagino senza un libro. Credo che nella mia vita, pochi e non felici, siano stati i giorni in cui non ho letto neppure una pagina. In quello scrigno prezioso che è il lessico famigliare che accompagna e dà senso e direzione alle nostre vite, l’aneddoto più ripetuto sul mio conto è di quando da bambina mia madre mi leggeva i libri tratti dai cartoni animati di Walt Disney. Qualche sera mia madre, stanca, avrebbe voluto saltare il rituale, ma io la costringevo a leggere, almeno una storia. Al tentativo di mia madre di saltare qualche passaggio per arrivare subito alla fine, io balzavo ritta nel letto e le recitavo a memoria la parte che lei aveva omesso. Tanto che una sera mia madre, forse più stanca del solito, sbottò: – Ma allora perché non te le racconti da sola, visto che le conosci tutte a memoria?-

Giuditta Casale, dalla passione al successo, complici i social network
Giuditta Casale
Giuditta Casale con lo scrittore Stefano Benni

Come diventi blogger letteraria?

Lettrice, come ho già detto, lo sono sempre stata. Prima di lasciare Roma mi sono concessa un lungo, malinconico anno in cui dire addio a tutta la mia vita come era stata nell’urbe. Con un gruppo di amiche decidiamo di sfruttare quell’anno di tempo sospeso per me realizzando un piccolo progetto: vederci una volta al mese per scambiarci libri e darci consigli di lettura. Fu così che in otto cominciammo a colonizzare bar e pasticcerie romane, per poi allargarci a ristoranti e pizzerie. Dopo chiacchiere amene, ognuna di noi tirava fuori dalla borsa la sua pila di libri e cominciavano le discussioni per accaparrarsi il libro desiderato. Una di noi era informatica e lanciò l’idea di scrivere le nostre impressioni su un sito che aveva comprato per farne altro: Tempoxme. Per me era l’occasione di fare ciò che avrei sempre voluto: parlare dei libri che mi avevano appassionato. Doveva essere un passatempo da far circolare in privato, ma quasi da subito io mi sono lasciata prendere la mano e ho preso gusto a pubblicare con regolarità quello che leggevo. Il resto non l’ho capito bene neppure io. Sono cominciati i follower su twitter, gli amici su facebook e da qui i retweet e mi piace sulle letture pubblicate e sulle rubriche. Ho cominciato ad essere riconosciuta ai Festival letterari o alle fiere editoriali, e da questa mia sovrapposizione personale è nata l’esigenza di lasciare il blog collettivo che era Tempoxme e di fondare un blog personale.

Hai dei collaboratori?

Sì, sul nuovo blog ho realizzato il mio progetto di poter garantire un post al giorno, avvalendomi di collaboratori, alcuni fissi e puntuali come orologi svizzeri altri saltuari ma non meno preziosi. Mi piace pensare (o illudermi) che ai miei “25 lettori” il blog sia non dico un’abitudine giornaliera ma la promessa di poter trovare ogni giorno un consiglio di lettura nuovo e invitante.

Il tuo blog oggi è molto popolare e il nome Giuditta Casale è garanzia di autorevolezza per lettori ed editori. Quanto tempo gli dedichi e come spieghi il tuo successo?

Dedico molto tempo, enormi energie e infinita passione al blog. È popolare? Difficile per me giudicarlo e forse non sono io quella più indicata. Sono incompetente in materia di indicizzazioni e ampliamento delle visite, inoltre i vari cambiamenti di sito hanno di fatto significato ricominciare daccapo. Giudittalegge.it è stato aperto da due anni, conta all’incirca 5.000 visite mensili (laddove il primo blog ne faceva 20.000) ma quello che invece conta per me è la fiducia e l’affetto che vedo in cui legge il blog, in chi mi riconosce per strada, e in chi mi coinvolge in manifestazioni culturali.

Come vivi il rapporto con i social network?

L’unico momento in cui non sono connessa è la mattina quando sono in classe. Ma non appena suona la campanella di fine giornata, il mio primo gesto, come una fumatrice accanita, è di prendere in mano il cellulare e di farmi irRETIre dai social. Mi piace condividere, confrontarmi, lanciare sollecitazioni nel mare infinito della rete. Devo delle conoscenze bellissime e delle amicizie molto forti ai social, che usati con accortezza e spirito critico sono un’opportunità senza precedenti di comunicazione e conoscenza, scambio e crescita, o almeno per me lo sono.

Vivere a Potenza è stato un problema o un’opportunità?

Entrambe le cose: è stata sicuramente un’opportunità perché mi ha dato il tempo, l’occasione, gli spazi per far emergere il mio entusiasmo letterario, ma nello stesso tempo è uno svantaggio perché isolata e marginale, fuori dai circuiti editoriali, e quindi mi costringe a selezionare gli eventi, le occasioni di incontro, le manifestazioni culturali che invece in una città come Roma sarebbero per me all’ordine del giorno.

Quanti libri leggi al mese in media?

Difficile fare una media. Ci sono periodi come quello estivo in cui arrivo a leggere un libro al giorno e periodi invernali in cui ne leggo uno a settimana. Una cosa è certa, non può passare giorno che non dedichi dei momenti alla lettura. Ne ho sempre uno con me e leggo dappertutto, in qualsiasi circostanza, anche solo per una pausa di pochi minuti.

Hai una predilezione per le piccole case editrici indipendenti. Perché?

Delle piccole case editrici mi piace la loro opera di talent scout. Non sono una rilettrice come voleva Nabokov, ma sono invece ingorda, a caccia di novità. Trovo che le case editrici indipendenti, quelle serie e con un progetto consapevole, abbiano un catalogo molto coerente e coeso, e dunque ai miei occhi convincente. Alle grandi case editrici affido la conferma, quella degli autori che ho già amato.

Come sta la letteratura italiana secondo te?

Io sono una lettrice entusiasta, non soffro di esterofilia né di nazionalismo. Vedo in Italia un panorama letterario molto mosso e variegato, con delle punte talentuose non indifferenti. Sono una fervente credente nei talenti e penso che ci sono delle voci potenti, belle, vigorose e una nuova generazioni di scrittori che dimostra di avere grinta e passione, e che sembrano molto promettente. Se gli italiani cominciassero a leggere di più si renderebbero conto che non ci manca nulla e che ci sono in circolazione tanti libri belli, stranieri e anche italiani.

In Italia, si sa, si legge poco. Quanta responsabilità ha la scuola?

La scuola per me ha una responsabilità enorme. Nel bene e nel male. Se si continua a leggere lo si deve all’opera di resilienza e di resistenza dei docenti, valenti e motivati che credono nel loro ruolo anche se denigrato e vilipeso dalla politica e dalla società; nello stesso tempo se non si legge abbastanza lo si deve anche alla scuola, che non è sempre all’altezza di una promozione della lettura che passi per il piacere, che si apra alle novità, che interagisca con il presente. Dirò una cosa scomoda, ma se i docenti (tutti i docenti, non una frangia di guerriglieri che prende su di sé tutto il carico di motivare e incentivare alla lettura, considerando i libri indispensabili prima di tutto per sé e poi per i proprio allievi) se i docenti, dicevo, tutti i docenti leggessero, di certo, si avrebbe già un aumento considerevole di lettori, e sarebbe contagioso, perché nulla è più virulento di un maestro che legge.

Tu cosa fai con i tuoi alunni per incentivarli a leggere?

Sembrerà lapalissiano: leggo. Io porto spesso con me un libro, mi concedo il piacere della lettura fine a se stessa in classe, ad alta voce. Ma basta anche di meno: parlare di un argomento e consigliare un libro; citare un fatto e raccontare di una connessione con una storia scritta; insomma testimoniare che i libri sono parte fondante della propria vita. Non nego che mi aiuta anche la mia esposizione “pubblica”. Noto sempre un pizzico di fierezza nei miei alunni quando mi vedono nel Tgr locale per un’occasione letteraria. Il magico, perverso potere dell’apparire.

Hai conosciuto molti autori, quale incontro ti ha emozionato di più e perché?

Giuditta Casale
Giuditta Casale con la scrittrice Elisabeth Strout

Ogni incontro mi ha lasciato qualcosa di indelebile, un’emozione profonda, un’intima soddisfazione. Si può dire che le occasioni create dal blog sono quelle più preziose negli ultimi dieci anni e hanno realizzati tanti desideri. Certo l’incontro con Elizabeth Strout è stato travolgente, per la grande umanità che la scrittrice ha sprigionato. Ma anche essere a un tavolo con Concita De Gregorio, passare una giornata con Michela Murgia, salutare con trasporto in vari Festival Chiara Valerio, essere invitata da Valeria Parrella a Un’altra galassia… e potrei continuare senza sosta a sfogliare l’album degli incontri che è uno dei doni più belli del blog.

Ora il nome Giuditta Casale appare anche nel management del Women Fiction Festival. Com’è nata questa collaborazione e cosa comporta il tuo ruolo?

Il Women’s Fiction Festival è una storia così bella di connessioni e intrecci che amo  raccontare. Nel 2014  passeggiando per le vie di Matera in occasione del Festival mi imbatto in Alice Di Stefano, editor di Fazi editore, con cui da poco avevo chiacchierato tramite mail. Ci salutiamo calorosamente e ci raccontiamo di noi. Il giorno dopo mi arriva un messaggio su twitter (l’importanza di essere social) di Mariateresa Cascino, fondatrice e colonna portante del Festival. Alice Di Stefano le ha parlato di me e mi vuole conoscere. Ci diamo un appuntamento per uno dei giorni successivi: colpo di fulmine. Per l’edizione del 2015, Mariateresa mi propose di essere Media Partner del Festival, poi l’anno sabbatico del Festival, e quando si è trattato di ricominciare a progettare, Mariateresa mi ha invitato a far parte del gruppo del WFF, affidandomi le relazioni con gli autori. Il gruppo del Women’s è una squadra piena di passione e fermento. Dopo ogni riunione con loro, mi sento così adrenalinica da poter andare sulla luna. L’edizione del 2017 è stata un’esperienza bellissima e siamo già al lavoro per una rivoluzionaria edizione 2018.

Nel tuo blog sostieni che non è nei tuoi progetti scrivere un libro. Davvero non hai mai immaginato di vedere un romanzo con il nome Giuditta Casale in copertina sugli scaffali delle librerie?

È la pura verità: non ho nessun manoscritto nell’armadio. Anche quando ero piccola, non ho mai voluto fare la scrittrice ma la giornalista. Ognuno ha in sé il proprio destino. Io mi ritengo fortunata ad averlo sempre saputo con certezza. Io sono una lettrice, e se scrivo è solo per far emergere il mio essere lettrice.

Il prossimo obiettivo di Giuditta Casale blogger?

Posso confessarti di non avere obiettivi? Quando parlo del blog come uno spazio di libertà intendo proprio questo. Il blog NON SERVE a nulla. Il blog è la stanza tutta per me. Io mi sento già così fortunata e soddisfatta per tutto quello che mi ha donato, che non riesco a guardare oltre l’orizzonte, presa e appagata da quello che vedo davanti a me. Allora posso dire così: il mio obiettivo è quello di essere sempre vigile e accorta, disponibile e pronta a tutte le altre, spero numerose, occasioni e sorprese che il blog, i libri, la letteratura vorranno regalarmi.

Il tuo sogno più grande?

Con il Women’s Fiction Festival ho realizzato già un grande sogno. Ad Elizabeth Strout ho detto che essere lì davanti a lei, nella sala delle riunioni di via Biancamano a Torino, era come aver esaudito un desiderio chiesto al Genio della lampada. Me ne mancano ancora due, no? Dire la stessa cosa a Chimamanda ‘Ngozi Adichie e a Zadie Smith!

C’è da scommettere che Giuditta Casale avrà presto l’occasione di avverare anche gli altri due.

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