Le donne in Tunisia. Tra riforme, nuovi diritti e spinte estremiste
Alina Gianfrancesco

Alina Gianfrancesco

Pasqualina Gianfrancesco, Alina per gli amici, laureata in lingue orientali, vive da 5 anni in Tunisia. Ha lavorato per diversi anni alla Camera di Commercio Italiana a Tunisi e grazie al matrimonio con un tunisino è molto ben integrata nella comunità locale. La sua conoscenza del Paese e delle dinamiche di una coppia mista fa di lei l'Ambasciatrice ideale di ItalianiOvunque.com

La condizione delle donne in Tunisia è un tema che di recente ha fatto il giro del mondo grazie alla nuova legge, varata a settembre dello scorso anno, che permette alle donne tunisine di sposare uomini non musulmani.

Emancipata, istruita e attivamente coinvolta nel futuro e nello sviluppo del Paese, la donna tunisina ha sempre giocato un ruolo importante, godendo di ammirazione tanto nella storia antica (a partire dalla mitologica Didone!), quanto in quella moderna. Ma come vivono realmente le donne in Tunisia?

Come italiana residente a Tunisi e sposata a un musulmano la mia esperienza è più che positiva e questo anche grazie al mio lavoro che si svolge in un contesto prettamente femminile, a diretto contatto con donne imprenditrici e capi di impresa che hanno saputo creare alla pari degli uomini, numerosi business in diversi settori d’attività.

Le donne tunisine possono essere considerate una vera eccezione tra i paesi musulmani. È indubbio, tuttavia, che la strada da percorrere affinché le donne in Tunisia raggiungano la vera parità di diritti è ancora molto lunga.

Le differenze tra la capitale e le zone rurali

Viaggiando nel Paese ci si trova di fronte a diverse realtà e la situazione della donna appare generalmente così: nella capitale e nelle zone costiere troviamo una donna più emancipata, ambiziosa, che veste all’occidentale, che va nei caffè, che ha un buon lavoro e soddisfa da sola i suoi bisogni economici, che spende, che esce in gruppo, che viaggia, che ha amici e che decide se praticare o meno il Ramadan.

Nelle zone rurali, invece, la donna è spesso velata, più religiosa, meno istruita, si occupa della casa e dei propri figli e contribuisce all’economia domestica facendo lavori manuali come l’artigianato, il pane o ancora il lavoro nei campi. È lei nella gran parte dei casi a essere la fonte di reddito principale della famiglia e questo perché deve fare i conti con una società ancora troppo maschilista, che vede gli uomini affollarsi nei bar e oziare quasi tutto il giorno, mentre le donne devono occuparsi di tutto.

donne in tunisia
La corrispondente Alina Gianfrancesco con un gruppo di donne velate in una zona rurale della Tunisia
Un po’ di storia sui diritti delle donne in Tunisia

La Tunisia può essere considerata uno stato pioniere in campo di diritti femminili nel mondo arabo. Già nel 1956 Habib Bourguiba, il primo Presidente della Tunisia, aveva emancipato la donna tunisina conferendole diritti progressisti e inediti, come il divieto dell’uso dell’hijiab (velo tipico) nelle scuole, l’abolizione della poligamia e del ripudio.

Le donne in Tunisia ottennero il diritto al voto, il diritto all’aborto, il diritto allo studio (provvedimenti questi che anticiparono molti paesi occidentali). A partire da quel momento, furono lanciate diverse campagne a favore della contraccezione, impensabili in altri Paesi Arabi. Riforme queste, che in breve tempo emanciparono sì la donna, ma contemporaneamente alimentarono le pressioni islamiste, sempre più contrarie alle riforme.

Con il Presidente Ben Ali, succeduto a Borguiba nel 1987, nonostante il conservatorismo di una parte della società influenzata dall’ascesa del partito islamico, le riforme continuarono.

Cos’è cambiato con la Rivoluzione del 2011

Nel 2011, la presa di potere da parte del partito islamico Ennahda ha rischiato di compromettere i diritti acquisiti dalle donne in Tunisia. Uno dei cambiamenti più visibili è stato il preoccupante ritorno al velo islamico in una società dove per sessant’anni anni il velo era stato interdetto. Il numero di donne velate è aumentato ovunque e allo stesso tempo si è assistito alla moltiplicazione di uomini “barbuti” che si aggirano in strada e anche sulle spiagge intimorendo le donne poco coperte.

donne in Tunisia
Donne tunisine velate vicino a bagnanti in costume

Anche a me capitò qualche anno fa di essere aggredita verbalmente, insieme a mio marito, per essere scesi in spiaggia a torso nudo lui e io in costume. Ci allontanammo dopo un diverbio con un gruppo di donne con niqab e i rispettivi mariti.

Con la Rivoluzione dei Gelsomini la lotta per i diritti delle donne in Tunisia non si è arrestata, malgrado l’ascesa del partito islamico. È iniziato così un processo che ha portato lentamente, con i nuovi governi, a un mutamento profondo della condizione femminile, nel quadro di una più ampia democratizzazione e modernizzazione del Paese.

A tale riguardo, l’Assemblea Costituente, il 26 gennaio 2014, si è dotata di una nuova Costituzione, considerata un vero trampolino di lancio per l’uguaglianza di genere negli Stati Arabi.

donne in Tunisia
Le donne manifestano durante la rivoluzione del 2011

La nuova Costituzione, frutto di un compromesso tra laici e islamisti, tutela i diritti acquisiti dalle donne e contemplati nel Codice dello statuto personale del 1956, oltre a proteggere la parità e l’uguaglianza di opportunità e assumere le misure necessarie per sradicare tutte le forme di violenza sessista.

La nuova legge contro la violenza sulle donne

Un altro traguardo è stato quello in materia di violenza sulle donne. Dopo la rivoluzione, i casi di abusi verso le donne sono aumentati e ciò ha richiesto provvedimenti immediati. Nel 2012 fece molto discutere il caso di violenza sessuale nei confronti di una ragazza di 27 anni stuprata da due agenti della polizia. L’episodio, narrato in un libro autobiografico dalla vittima, Meriem Ben Mohamed, ha ispirato anche il film La Belle et Meute presentato alla 70ª edizione del Festival di Cannes. La giovane ebbe il coraggio di denunciare il reato tuttavia, da vittima, si ritrovò a essere condannata per oltraggio al pudore insieme al fidanzato (fu sorpresa in macchina con il ragazzo).

donna in Tunisia
La locandina del film presentato a Cannes “La belle et la meute”

Il caso ha permesso di riaprire il dibattito sui diritti della donna in Tunisia e nel luglio del 2017 è stata approvata dal Parlamento una legge che trasforma la violenza sessuale da questione privata a reato di Stato. Sono aumentate così le pene per gli stupratori, mentre la violenza incestuosa adesso può essere punita anche con l’ergastolo. Tale normativa ha permesso alle donne di difendersi dalle violenze subite non solo da sconosciuti, ma anche da mariti e figli, che prima erano indenni da ogni castigo.

Un passo avanti importante, ma le donne in Tunisia ne attendono ancora molti!

La vita da donna italiana a Tunisi: pieni diritti ma non quello di viaggiare sola con i figli

Quanto alla mia esperienza personale di straniera non ho difficoltà a riconoscere di essermi sempre sentita parte integrante della comunità. Il fatto di essere italiana non ha cambiato il mio rapporto con gli altri, anzi in qualche modo lo ha rafforzato.

Essere italiana è un marchio di vera amicizia e di stima profonda; le mie origini, insomma, mi hanno aiutata molto nell’approccio con gli altri e anche con le donne. Ho diverse amiche e conoscenti con le quali mi confronto tranquillamente su ogni argomento e senza alcun “velo”.

Quanto ai miei diritti di donna, non posso lamentarmi: vesto come in Italia, esco liberamente, lavoro. Unica eccezione, per viaggiare da sola e con figli a seguito fuori dalla Tunisia, è richiesta un’autorizzazione da parte del marito.

Questa è una norma che ha fatto e continua a far discutere molto sui diritti delle donne straniere in Tunisia. A quanto pare, infatti, nel 2015 il testo di legge che vietava l’uscita sia di tunisine che di straniere con figli senza autorizzazione del marito era stato rettificato e le donne potevano viaggiare anche senza il suddetto permesso. Tuttavia, da qualche mese, le autorità alla dogana richiamano le donne straniere che non presentano il foglio di autorizzazione e chiedono ugualmente che il marito sia presente per avere un’ulteriore conferma. A seguito di casi di rapimenti di figli, si è infatti deciso di esigere l’autorizzazione anche se quest’ultima non è stata oggetto di un nuovo testo di legge.

Foto di copertina: la corrispondente con un gruppo di donne tunisine. La maggioranza di loro, come si può vedere, non porta il velo e veste all’occidentale.

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