Si scrive wedding planner, si legge Enzo Miccio. Napoletano di nascita ma milanese di adozione, Miccio è il volto glamour del matrimonio in Italia. La Tv e i libri gli hanno portato la fama, facendo di lui l’organizzatore di eventi più noto e apprezzato del nostro Paese.
Incontro Enzo Miccio, uomo raffinato (e altissimo) durante una pausa di uno dei tanti corsi dell’accademia che porta il suo nome. Il profumo dei confetti inebria la sala dove gli studenti aspettano nozioni su uno dei mestieri più belli del mondo: aiutare a realizzare sogni.
Qual è la differenza fra un matrimonio italiano e un matrimonio straniero?
Dipende lo straniero di che religione è e da quale cultura e tradizioni proviene. Il mondo ha una visione del matrimonio completamente diversa dalla nostra. In Italia, benché si mantengano ancora le nostre tradizioni, la concezione del matrimonio è cambiata nel corso degli anni e ci siamo spostati verso altre usanze, accogliendole e mixandole spesso a quelle dei paesi anglosassoni.
Come affronta un wedding planner un matrimonio di una cultura completamente diversa da quella di casa nostra?
Nei paesi arabi e orientali i riti e il modo di concepire l’evento sono diversi a partire dalla scaletta della giornata, dal numero degli invitati e dalle cose che si fanno quel giorno. Alcuni, per esempio, sono aperti esclusivamente alle donne, separate fisicamente dagli uomini, altri vedono lo svolgimento del matrimonio solo tra gli invitati e gli sposi arrivano a tarda serata. Tu, che sei il consulente, devi essere pronto. Devi conoscere bene la tradizione per poterli supportare, con la consapevolezza che loro, contrariamente agli italiani, conoscono benissimo il tuo lavoro e si aspettano un supporto di un certo tipo. Quello che influisce in maniera rilevante nell’organizzazione di un matrimonio straniero è soprattutto la materia prima, ossia gli sposi. Lavorare con un’italiana o con una sposa con una cultura europea, molto simile alla nostra, ti insegna che la scaletta delle priorità cambia rispetto a quella di una sposa di un’altra cultura.
Qual è stato il matrimonio non italiano che ti ha sopreso di più?
Il mio “wow”, nel lavorare con una cultura diversa dalla nostra è stato durante un matrimonio in Egitto. Lì quello che viene eliminato è proprio il momento che per noi è quello più importante: la cerimonia religiosa. L’unione viene sancita in intimità, senza coinvolgere gli invitati, mentre il grande show, la festa, il coinvolgimento di tanti ospiti, è dopo, alla fine. Ricordo anche quando, vent’anni anni fa, organizzai il mio primo matrimonio fra persone di cultura ebraica. Lo svolgimento all’esterno di una chiesa mi sembrava esotico e io l’avevo visto solo nei film. Oggi è quasi la normalità sposarsi in riva al mare o in un bellissimo giardino fiorito. Ed è proprio grazie a queste usanze che molti stranieri hanno deciso di venirsi a sposare nel Belpaese, influenzandoci su questa tipologia di evento.
E quello italiano più curioso che hai organizzato?
Ho organizzato matrimoni ed eventi in tutta Italia, la lista è lunga. Ci sono stati talmente tanti posti belli ed eventi interessanti che dirne uno sarebbe riduttivo. Potrei citare Venezia, Taormina, Portofino, borghi incantevoli in Toscana e paesini sul Conero. Devo dire che molto spesso ho preferito e mi sono emozionato in posti che sono un po’ meno sotto i riflettori, meno conosciuti rispetto a location dove ci sono eventi ogni sera (come per esempio Venezia).
Che cos’è per te un’eccellenza italiana tale da poter essere “esportata” all’estero, come fiore all’occhiello del nostro made in Italy.
Tutto quello che è legato al buon gusto, alla cultura, alla tradizione, al gusto del bello. Siamo nati in un paese bello. Siamo circondati, per grazia ricevuta, senza aver fatto nulla, da cose belle. E quindi la gente si rivolge al famoso “made in Italy”, e non mi riferisco solo alla moda (benché possiamo considerarci il primo paese al mondo che produce bellezza legata al fashion), ma parlo anche della pittura, l’architettura, l’arte in generale e l’alto livello di artigianalità nella realizzazione di design. Tutti fattori che ci hanno permesso di affinare un gusto che è riconosciuto in tutto il mondo. Quando sentono che sei italiano ti guardano in un modo diverso, sognante.
Un tuo pregio e un tuo difetto come organizzatore di eventi e matrimoni?
Io credo che sia uno solo e che può essere considerato sia un pregio che un difetto: la mia ricerca della perfezione, la mia maniacale insoddisfazione. Non sono mai contento anche quando tutto è perfetto. Si può fare sempre meglio. Ciò è un pregio ma anche un difetto perché io vivo, purtroppo, ingabbiato.
Che cos’è la Enzo Miccio Academy e cosa deve aspettarsi uno studente da uno dei tuoi corsi?
La Enzo Miccio Academy nasce circa nove anni fa ed in questi anni abbiamo fatto dei percorsi incredibili. Il primo corso è stato a Milano e per tanti anni non mi sono mosso da lì. Ho fatto formazione solamente nella mia città. Poi, grazie all’elevata richiesta del mercato, nel corso degli anni ci siamo evoluti, e ho voluto comunicare agli altri l’esperienza che ho. L’obiettivo è offrire un’infarinatura generale. Ho sempre detto: “Non vi do la patente, vi do un certificato di frequenza, ma non siete autorizzati da Enzo Miccio ad entrare nell’organizzazione degli eventi, nella realizzazione dei sogni, senza effettuare un’adeguata gavetta (come anche io ho fatto, perché “nessuno nasce imparato”)”. Quello che ho è la presunzione, passatemi il termine, di chiarire le idee alla fine del percorso. Di spiegare chi è veramente, o chi dovrebbe essere un wedding planner o un organizzatore di eventi.
Hai mai dovuto sopportare una ruota che non girava, un momento di sconforto?
Fortunatamente, da un punto di vista professionale non ho avuto momenti no. Ma non mi sento arrivato da nessuna parte. Anzi, sono in continua evoluzione e formazione con nuovi progetti. È ovvio che ci sono stati e ci saranno ancora momenti di tensione e problemi da risolvere. Ma si tratta del cosiddetto rischio d’impresa. Può capitare di investire in un progetto che non ti dà il riscontro che avevi sperato. Fa parte del percorso professionale.
Una una città italiana che hai nel cuore e perché?
La lista è lunga. Il nostro paese è bello tutto ed è lui la vera eccellenza. Indicare solo un posto in Italia sarebbe riduttivo, però posso dire che a Capri ci vado da 30 anni e la considero la mia isola. La mia città del cuore. Adoro ritornarci. È legata ai miei ricordi d’infanzia e a progetti professionali che mi hanno molto emozionato.