Tel Aviv
Come si vive a Tel Aviv, la città più trendy d’Israele
Cristina Marconi

Cristina Marconi

Sono nata e cresciuta a Loano, in provincia di Savona e ho passato la mia infanzia tra mucche, pecore , cavalli , maiali... visto che mio padre era per il veterinario condotto della zona. Mi sono sposata in Israele con un israeliano che ha lavorato vent’anni per il suo governo. Mi sono sempre occupata di educazione: ho lavorato con bambini , ragazzi e adulti, dalle scuole materne all’Università. Insegnare è sempre stata una passione . Ho curato molti progetti, iniziative e manifestazioni per la scuola e per le istituzioni israeliane. Da tre anni e mezzo vivo a Manila.

Visitare Tel Aviv è un’esperienza che lascia sempre un ricordo indelebile. La città ha nella persona di Ron Huldai, sindaco dal 1998, il suo mentore. Grazie alla sua politica intraprendente ed innovativa, Tel Aviv è stata eletta città modello, simbolo di modernità e progresso. Qui si lavora con grande entusiasmo a progetti di ricerca di eco internazionale come la urban farming, la prima iniziativa di alfabetizzazione per adulti e bambini di coltura idroponica, cioè senza suolo e acquaponica, che sfrutta l’acqua riciclata dell’itticoltura.

Tel Aviv, circa quattro milioni di abitanti, è gemellata con Milano, con la quale ha da tempo un solido legame ed è palese lo spirito di intraprendenza che le accomuna. Il Museo di Arte di Tel Aviv ha assegnato allo scrittore Claudio Magris il riconoscimento di “ Uomo dell’anno 2018”, per la carriera e l’impegno a favore della cultura.

La situazione politica

La situazione politica in Israele, si sa, è complessa. Nonostante questo Tel Aviv accoglie molti ebrei che decidono di fare Aliyah, cioè di trasferirsi qui per decisione individuale, per ragioni religiose o perché, purtroppo, ritengono che il paese di residenza non offra più sicurezza ai cittadini di religione ebraica.

Recentemente Tel Aviv ha conosciuto una nuova immigrazione, per esempio dalla Francia, dopo gli ultimi e considerevoli episodi di antisemitismo. Ma non mancano arrivi da ogni dove e nelle sue vie il visitatore sentirà parlare tutte le lingue del pianeta.

Una delle domande che spesso, chi non conosce da vicino la realtà israeliana, si pone è: “Come si vive a Tel Aviv circondati da minacce di guerra e attentati? La gente non ha paura?”. Tra le stragi del passato, la possibile guerra con l’Iran e i continui attacchi terroristici, si potrebbe credere che i cittadini israeliani vivano una situazione di perenne di ansia. Iztik Koren, medico al Wolfson Hospital di Holon si fa interprete per noi del pensiero più popolare: “Come si vive Tel Aviv? Come si vive vicino ad un vulcano”.

Per mia esperienza si convive con l’emergenza e si mettono in atto misure che permettono di avere una vita normale. Si guarda positivamente al futuro e si è molto attivi e solidali.

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La capitale del business

Tel Aviv è anche centro propulsore economico-finanziario di Israele. Giornalmente arrivano nella metropoli migliaia di persone che si recano a lavorare o a studiare e la città è la capitale indiscussa delle startup, con le sue 2.700 imprese, che attirano grandi investitori da tutto il mondo.

Tel Aviv in molti casi è diventata un modello da copiare. L’Italia ha stipulato una serie di accordi in vari settori con le forze economiche della città. Nel febbraio del 2018, grazie ad Intesa Sanpaolo ed al lavoro delle ambasciate, per esempio, è nata una collaborazione nel campo della moda, dell’industria tessile e del fashion design, per dare visibilità a sei nuove startup Fashiontech made in Italy.

Insomma, a Tel Aviv si produce alta tecnologia, non solo negli uffici della nuova Silicon Valley israeliana, nelle hubs , ma anche nei bar e nei locali, dove i ragazzi discutono e cercano di escogitare inedite startup.

La Tel Aviv mondana e degli eventi fashion

La settimana lavorativa inizia la domenica e finisce il venerdì nel primo pomeriggio, quando la città, pur non essendo particolarmente religiosa, si appresta ad accogliere lo Shabath. In queste ore cala la calma e i rumori si attutiscono; nelle vie e nei viali alberati ebrei ortodossi dai grandi cappelli di pelliccia, indifferenti alle alte temperature, si affrettano a raggiungere le sinagoghe per le preghiere.

Esiste una Tel Aviv mondana, intellettuale, che partecipa a grandi eventi, cerimonie, manifestazioni, conferenze o concerti (per chi fosse interessato i mitici Scorpions saranno al Tel Aviv Arena il 19 luglio).

Ha Abima, sede della Filarmonica Israeliana, ha ospitato dal 15 al 16 gennaio, l’ atteso evento “Sommelier 2018 “, con grande partecipazione di sommelier da tutto il mondo e ovviamente i sommelier israeliani che hanno studiato nelle università italiane, come la famosa Università di Enologia a Pisa. Il legame tra i due paesi anche in questo settore risulta molto forte e il vino italiano, sempre molto apprezzato, vede un mercato in crescita. L’Italia è il primo fornitore con una quota di mercato del 27% e con una preferenza dei vini secchi; molto di moda gli spumanti ed il Prosecco italiano.

Lo scorso marzo si è svolta la Tel Aviv Fashion Week 2018, manifestazione della moda ha toccato il diversity nel concetto di bellezza. Hanno sfilato sulle passerelle, infatti, per la prima volta, modelle e modelli di tutte le età, le taglie, le etnie e le religioni.

La seconda tappa del Giro d’Italia 2018, il 5 maggio scorso è passata da Tel Aviv. Foto: Dotan Doron

Anche nello sport non mancano eventi di rilievo e allora chi avrebbe immaginato 70 anni fa che Tel Aviv avrebbe ospitato il Giro d’Italia? Gino Bartali non avrebbe potuto essere più felice, prima per la notizia dallo Yad Va Shem che lo nominava meritatamente, nel 2013, “Giusto tra Le Nazioni” e poi nel 2018, nel vedere il 101° Giro d’Italia, partire da Gerusalemmme, per passare poi da Tel Aviv il 5 maggio scorso.

Chissà forse lo avrebbe seguito dalla meravigliosa terrazza del Museo e Residenza dell’artista Ilana Goor a Jaffa, da dove si può ammirare uno dei panorami più suggestivi della città. Davanti il mar Mediterraneo e a destra la Tayelet, il famoso lungomare di Tel Aviv che si estende per 14 chilometri, ai suoi lati la spiaggia e il susseguirsi dei grandi hotel.

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Il Museo Ilana Goor a Jaffa, zona marittima di Tel Aviv

Il primo pop up hotel del mondo

Un’esperienza unica è assicurata a chi sceglie di soggiornare al Lifeguard Tower, sulla spiaggia di Frishman Beach, primo pop up hotel al mondo, inaugurato il 14 marzo del 2017. Promosso dal ministro del Turismo israeliano e dal Comune di Tel Aviv-Jaffa, il progetto ha convertito, grazie all’opera della designer Aline Langlieb e dall’artista Edgar Rafael, una semplice torretta di bagnini, in una stupenda suite sul mare con super servizi, maggiordomo incluso.

La Città Bianca

Tel Aviv da sempre si nutre di originalità. Già dai suoi albori la giovane città, fondata nel 1909 sulle dune di sabbia confinanti con lo storico e biblico porto di Jaffa, rispecchiava il desiderio di creare uno spazio vitale per l’uomo e guardava al progresso, all’avanguardia, ai principi del Movimento Moderno. La famosa Ha-Ir HaLevana, la Città Bianca sviluppata negli anni trenta del secolo scorso da architetti ebrei askenaziti in fuga dalla Germania nazista, esempio eccezionale dello stile Bauhaus, è stata proclamata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

La Città Bianca è un museo all’aria aperta, più di 4.000 case, palazzine di qualche piano, rigorosamente bianche, che coniugano la bellezza e la semplicità delle forme con la funzionalità e la praticità. Sono case apprezzate ed amate dagli israeliani che le abitano da sempre; le scopriamo camminando nelle zone appena dietro la Tayelet: Sderot Ben Gurion, Dizingoff, Sderot Rotchild e Kikar Bialik.

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Foto: Lior Golgher

Tel Aviv e la vita in spiaggia

C’è un proverbio in ebraico che dice: “A Gerusalemme si prega, a Haifa si lavora e a Tel Aviv ci si diverte”. Che si tratti di un detto veritiero lo si può notare dallo stile di vita cittadino. A Tel Aviv dopo il lavoro o lo studio ci si gode la città sulla spiaggia, nei bar e ristoranti, a passeggio, in bicicletta, su uno skate o su uno degli ultimi ritrovati su due ruote che sfrecciano sui marciapiedi delle vie del centro.

A Tel Aviv si trascorre molto tempo all’aperto, visto che il clima lo consente e le temperature medie annue si aggirano intorno ai 20-25° gradi centigradi. Insomma, sembra che Tel Aviv non conosca l’inverno, piuttosto una calda perenne primavera, il suo nome infatti significa “La collina della Primavera”, tanto che il guardaroba tipico prevede soprattutto bermuda, t-shirts, costume da bagno e gli immancabili occhiali da sole. Come quelli indossati dai mazil, i bagnini che dalle loro torrette, con i megafoni, richiamano i bagnanti se si allontanano troppo dalla riva, perché il pericolo è reale ed i vortici d’acqua, creati dalle forti correnti, non perdonano.

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A Tel Aviv si vive molto sulla spiaggia dove si alternano, inconfondibili, i tonfi delle matkot, racchette di legno per giocare una sorta di tennis da spiaggia, praticato qui a tutte le età, anche dai più anziani. Non mancano campi per il beach volley ed attrezzature sportive per chi desideri fare un po’ di ginnastica, gratis. Molti si concentrano nei giochi da tavolo, come gli scacchi o il shesh besh (backgammon), si prende il sole, si pratica il surf , il kitesurf o il Sup (stand up paddle, lo sport in cui si pagaia in piedi su una tavola).

Gli israeliani sono un popolo sportivo ed amante del movimento. Le piste ciclabili percorrono tutta Tel Aviv d è piacevole pedalare nel quieto Parco Ha-Yarkon, polmone verde della città, che costeggia con i suoi 3500 ettari il fiume Yarkon e va dalla Marina di Tel Aviv fino a Bnei Brak, zona abitata esclusivamente dagli ebrei ortodossi.

Mangiare a Tel Aviv

Tel Aviv ama divertirsi, ama mangiare e bere e vuole stare al passo con i tempi, anzi spesso li anticipa. Oggi si parla di bio, ecofriendly, cruelty free, vegetariano, vegano? No problem! Tel Aviv diventa la capitale del vegano, con il 5% della popolazione rispettosa dell’ultima novità in campo alimentare.

Al momento, tra i favoriti di una lunga lista, risultano il ristorante Nanuchka, a Jaffa, e il ristorante vegetariano Meshek Barzilay nella pittoresca zona di Neve Tzedek, primo quartiere ebraico, sorto nel 1887, diventato zona residenziale ambita da artisti, artigiani e orafi, che hanno aperto qui molti laboratori, atelier di moda e boutique.

Le ultime condotte nel campo del cibo si armonizzano con le regole della tradizione kasher, basate su un’ alimentazione corretta e sana e sul consumo soprattutto di legumi, verdura e frutta, che troverete in grandi quantità nel famoso Shuk ha Carmel, il più grande mercato ortofrutticolo di Tel Aviv, tripudio di colori e di aromi.

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Il mercato Shuk Ha Carmel di Tel Aviv. Foto: Jorge Lascar

Al suo interno, il Green Wave Market , primo supermercato vegano. Si fa un po’ di fatica a passare tra le bancarelle, soprattutto il giovedì e la mattina del venerdì, quando ci si appresta fare le ultime spese per lo Shabbath e si compra la challa (generalmente se ne prendono due), treccia di pane dolce consumato per la preghiera del Kiddush (la preghiera di inizio dello Shabath o di altre festività). Al Shuk si compra di tutto: pitot (il pane pita), hummus (salsa di ceci), tahina (salsa di sesamo), borekas (pasta sfoglia ripiena di formaggio e spinaci) e datteri, quelli succulenti, che provengono dai kibbutz del lago di Tiberiade e che Israele esporta in Italia, insieme agli agrumi e alle noci, per un valore di 15 milioni di dollari, secondo un dato dell’Ice-Agenzia di Tel Aviv. Se vogliamo degustare la cucina tipica medio-orientale, l’indirizzo è Izik Ha-Gadol o Big Itzik a Jaffa, che serve un ottimo Bbq di shishlik, Kabab e, alla velocità della luce, varietà infinita di insalate.

C’è l’imbarazzo della scelta a Tel Aviv, migliaia di ristoranti, bistrot, lounge, roof tops e ultima moda: gli orti sulle terrazze.

Bere e vivere la notte a Tel Aviv

A Tel Aviv si ama mangiare, altrettanto si ama bere. Il caldo invita a fermarsi nei chiostri presenti in tutti gli angoli della città. Tamara, tra la via Ben Gurion e Dizengoff Street, richiama migliaia di persone ogni giorno. Va per la maggiore il succo fresco di melograno o arancia, con aggiunta di zenzero e i centrifugati di frutta e verdura.

Il vino non può mancare nella terra dove le vigne sono state piantate 2000 anni fa con un’interruzione repentina della coltivazione durante la dominazione ottomana nel 996, quando il califfo Al Hakim ordinò l’espianto di tutte le viti. Sono germogliate negli ultimi anni moltissime boutique wineries con degustazione divini autoctoni, anche kasher, delle cantine del Golan, della Galilea e della Giudea.

Che dire delle birre, in particolare quelle artigianali? Le migliori sono cinque : la Dancing Carmel , arricchita di coriandolo o arancia , la Alexander, bionda e fruttata, la Isra-Ale, la Jem’s e la Shapiro, birra scura con retrogusto di whiskey.

Tel Aviv, la “città non stop” dorme poco e ci si attarda nei locali come quelli di Florentin, la Soho di Tel Aviv, un tempo quartiere povero popolato da ebrei provenienti dalla Grecia, dalla Turchia e dal Nord Africa. Oppure nei locali di Sarona, insediamento dei Templari tedeschi che risale al 1871, completamento rinnovato per lo shopping e il divertimento. Da qui è facile arrivare alla modernissima zona dei tre grattacieli di Azrieli, inconfondibili edifici per le loro forme, diventate un vero sightseeing di Tel Aviv.

 

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