Ha lavorato in produzioni internazionali come I Medici – The Masters of Florence (serie prodotta da Netflix e Raiuno) e Tyrant, (20th Century Fox), condividendo il set anche con grandi star del cinema del calibro di Dustin Hoffman. Marco Zingaro, attore italiano con un brillante curriculum internazionale, in questi giorni sugli schermi televisivi nella fiction di Raiuno Il Capitano Maria con Vanessa Incontrada (dove interpreta il cattivo Beppe Patriarca), porta impresso nel nome il suo destino. Originario di Andria, in Puglia, da sei anni vive a Londra, ma il suo palcoscenico preferito è il mondo. Dice di se stesso:
Io non riesco a stare fermo nello stesso posto per molto tempo. Il cognome Zingaro da piccolo non mi piaceva, era “scomodo”. Ma nell’adolescenza ho capito che diceva tanto di me. Io sono quel cognome.
Non è un caso che questo trentaseienne dal sorriso aperto, la dialettica spigliata e il fisico atletico a soli diciannove anni abbia lasciato la città natale per trasferirsi a Roma. Durante una lunga e piacevole conversazione, che ha messo in evidenza una personalità fuori dal comune e una grande simpatia, è lo stesso Marco Zingaro a raccontarci i suoi esordi:
Alle superiori avevo studiato ragioneria, che non mi piaceva per niente. Quel periodo è stato duro perciò come reazione ho deciso di fare qualcosa di completamente diverso. Sentivo che il teatro era qualcosa in cui potevo esprimermi, perciò a Roma mi sono iscritto al Dams. Mentre frequentavo l’Università però mi rendevo conto che tutto era troppo teorico, io invece avevo bisogno di “mettere le mani in pasta”.
Il rifiuto come stimolo
Spinto dall’urgenza di mettersi alla prova, Marco Zingaro fa domanda per entrare all’Accademia di Arte Drammatica “Silvo D’Amico”, una delle scuole di recitazione più prestigiose del Paese, dove però viene respinto. Intanto, per mantenersi, lavora come cameriere in un ristorante romano.
Dotato di una determinazione straordinaria, il futuro attore non si arrende e l’anno successivo si ripresenta all’audizione:
Sapevo che dovevo entrare in questo ambiente dalla porta principale, cioè dalla scuola migliore, perciò ci ho riprovato con più energia e consapevolezza. Era la mia ultima possibilità perché a quell’epoca l’Accademia permetteva soltanto due tentativi, ma questo non mi spaventava. Anzi. Per carattere, più so che qualcosa è difficile, più scatta in me il desiderio di farla.
Il talento di Marco Zingaro questa volta non passa inosservato e la sua domanda viene accolta. Alla fine del primo anno di Accademia, tuttavia, il giovane studente viene colto da una “crisi esterofila” che spiega in questi termini:
Ho sempre avuto una propensione verso le esperienze all’estero e in quel momento avevo pensato di andare in Francia. Poi però ho ritenuto opportuno terminare il percorso cominciato. Dopo i tre anni di Accademia ho recitato in teatro, tra i miei lavori “La bisbetica domata”, “La dodicesima notte” e “l’Amleto”. Ma il desiderio di fare di più restava.
Il regalo di compleanno di Marco Zingaro: ripartire da zero a Londra
Fedele alla sua natura nomade e intrepida, Marco Zingaro il 4 gennaio del 2012, giorno del suo trentesimo compleanno, si fa un regalo speciale e si trasferisce a Londra, deciso a costruirsi una carriera internazionale.
Nella capitale inglese ci ero già stato estate 2010 e per essere sincero non mi era piaciuta, però avevo capito che tutte le grandi produzioni inglesi e americane passavano da lì. Sono arrivato in un mese duro, in un giorno piovosissimo. Ho trovato lavoro come cameriere e mi sono obbligato a “mandare giù” il fatto di vivere in una città così difficile. Ho fatto un corso di inglese perché il mio livello non era alto. Il primo anno non sono mai tornato in Italia, ho scelto di allontanarmi dal mio paese e di immergermi completamente nella nuova realtà. Londra è una città che ti prende letteralmente a schiaffi, ma questo mi ha rafforzato col tempo.
In pochi mesi Marco Zingaro si rende conto che trovare un agente a Londra è molto complicato e che per capire la città, accettarne i compromessi e farsi strada nel mercato ci vuole molto più tempo del previsto. Spiega l’attore:
Quello londinese è un mercato meritocratico, di grande qualità ma ampissimo, con tantissima concorrenza. Per trovare un agente devi invitarlo a vederti lavorare o a avere già dei credits in Inghilterra. Tutto quello che hai fatto in Italia non serve. Così, dopo mesi in cui provavo a contattare agenzie che non mi rispondevano, ho finalmente avuto l’occasione giusta con un’audizione teatrale che ho scoperto solo mezz’ora prima della chiusura delle iscrizioni. Ho preso la bicicletta e mi sono presentato. Il direttore artistico era Kevin Spacey.
Dopo due provini, Zingaro ottiene il ruolo e i complimenti di Spacey. Era l’occasione che stava aspettando:
Ho scritto a un’agenzia importante, che non mi aveva mai risposto, e dopo quattro mail sono stato contatto per fare un provino per loro. Ero rimasto di ghiaccio perché era la prima volta che facevo un’audizione per un agente. Mi sono preparato molto bene e finalmente sono stato preso per il primo lavoro, la serie TV americana “Tyrant”. Poi sono volato in Sud Corea e in Cina. E da quel momento la mia vita da attore ha preso davvero forma.
Inghilterra e Italia, due mondi diversi per chi vuole essere attore
Dall’esperienza di vita londinese Marzo Zingaro ha tratto importanti insegnamenti. Prima di tutto quello dell’importanza di “darsi tempo”. Un consiglio dedicato a tutti gli aspiranti attori che sognano di seguire le sue orme:
Dico sempre a chi arriva a Londra e dopo pochi mesi si dispera, perché non riesce a trovare un agente, che bisogna darsi tempo. La città non è facile, è costosa, la gente è dura, ma se la tua urgenza è quella di riscoprirti, devi resistere. Ho avuto anch’io la sensazione di perdere tempo, di essere stanco. Un amico attore mi diceva: “Non sono niente sei mesi qui. Devi aspettare la tua occasione e poi saperla cogliere”.
Anche in materia di formazione il mercato inglese è completamente differente rispetto a quello di casa nostra:
In UK quando gli studenti finiscono il periodo accademico lavorano immediatamente, sono già dei professionisti e vengono spesso accompagnati nel loro percorso. In Italia questo accade poche volte e con poche scuole. In genere si è lasciati soli. Quello che ho vissuto in Accademia a Roma è passato dentro di me, ma non l’ho messo in pratica. Mi veniva più insegnato come dire le cose che come viverle. Questo lo impari di più fuori, confrontandoti con il lavoro, con i registi.
Professione attore: un pizzico di “follia”, molto equilibrio ed umiltà
Attore molto “fisico” e con abilità che spaziano dalla danza all’equitazione, dalla scherma, al combattimento scenico e alle arti marziali, oltre a tutti gli sport più conosciuti, Marco Zingaro del mestiere di attore si dice innamorato soprattutto grazie alla sensazione di libertà che gli procura:
Questo lavoro mi piace perché mi fa vivere sempre sul filo, senza sicurezze e incapace di programmare il futuro. E inoltre mi permette di sperimentare la psiche e i sentimenti di altre persone e poi di “uscirne”, anche perché se ci rimanessi dentro, ci morirei.
L’attore rivela di non trovare lati negativi nella sua professione, nemmeno di fronte alle inevitabili porte in faccia che spesso riceve chi si confronta abitualmente con casting e audizioni. Rivela Marco Zingaro:
A me piace prendere colpi dalla vita, ma anche “spallate” derivanti dalle decisioni che ho preso io stesso. Sono molto disponibile ad ammettere di aver sbagliato. Quello dell’attore è un mestiere che richiede un pizzico di follia ma anche tanto equilibrio interno. Un lavoro che ti porta a giudicare te stesso.
Oltre alle note serie già citate, nel curriculum di Marco Zingaro appaiono ruoli in lavori teatrali di prestigio e film come 007 Spectre (regia di Sam Mendes) o la commedia italiana Belli di papà diretta da Guido Chiesa e anche diversi spot pubblicitari. Da poco l’attore ha anche esordito come regista al Teatro Bolognini di Pistoia con Parlavano di me, spettacolo che vede sul palco l’attrice, cantante e danzatrice Francesca Nerozzi, sua compagna di vita.
Interpellato sulle sue preferenze tra il set e il palcoscenico l’attore ammette di amare entrambi, ma di provare un piacere speciale quando si trova a diretto contatto con il pubblico
Teatro e cinema sono processi completamente diversi. A teatro non puoi fare la stessa performance ogni giorno, sul palco può accedere di tutto, non amo chi segue sempre gli stessi schemi. Io sono una persona aperta a cui piace essere messa in difficoltà, per questo l’improvvisazione mi fa impazzire, mi stimola a fare sempre qualcosa di nuovo e diverso. Se sono in difficoltà non “entro in palla”, al contrario, cerco sempre di trovare una soluzione.
Un ritardatario “pentito”
Benché viva Lontano dall’Italia, Marco Zingaro oggi ci torna spesso per lavoro e per piacere. Del nostro Paese ciò di cui più sente la mancanza sono sono i rapporti umani che a Londra sono spesso destinati ad essere di breve periodo:
Londra è una città che ti va vivere relazioni a scadenza. Se una persona si sposta e va a vivere in un’altra zona, cambia mestiere o casa, probabilmente non la vedrai più o al massimo la incontrerai una volta l’anno, perché i ritmi della città sono frenetici. Non si ha la possibilità di avere amicizie durature.
I ritmi accelerati di Londra hanno permesso a Marco Zingaro, che tra le sue più grandi qualità indica l’essere generoso ed ostinato, di correggere anche quello che ritiene il suo peggior difetto: il ritardo cronico.
Sono sempre stato un ritardatario, amici e familiari sanno che impiego tanto tempo nelle cose, mi dilungo nel parlare, nel prepararmi, così poi all’ultimo minuto corro via. Ma l’Inghilterra mi ha cambiato, adesso arrivo sempre in orario, perché arrivare tardi è mancanza di rispetto.
Attori, registi e sogni
Conversare con un attore che frequenta set e palcoscenici italiani quanto stranieri rende inevitabile domandargli chi siano i suoi colleghi preferiti sia nel panorama nazionale che in quello internazionale. Come sempre Marco Zingaro ha le idee chiare:
Tra gli attori del passato amo molto Gian Maria Volontè, un grande artista forse un po’ sottovalutato. Tra i giovani mi piace molto Luca Marinelli. È veramente bravo e umile. Sta facendo strada e sono convinto che farà una bellissima carriera. Tra gli stranieri un attore con cui mi piacerebbe lavorare è Daniel Day Lewis, lo considero una persona speciale, al di fuori dal mercato. Entra nei suoi ruoli con un processo creativo molto lungo e ci impiega altrettanto tempo per uscirne. È un attore completamente devoto al sua mestiere. Un altro interprete che apprezzo è Michael Fassbender.
In attesa di poter condividere il set con uno dei colleghi che ha citato, o magari di essere diretto da uno dei suoi registi preferiti (tra i quali cita Sorrentino, Garrone, Iñárritu e Steve McQueen) Marco Zingaro, in questi giorni impegnato a Roma sul set di un cortometraggio, parla volentieri dei suoi sogni per il futuro:
La mia più grande ambizione è stare bene ed essere felice in tutto quello che faccio. Io credo che quello che ci capita, buono o cattivo che sia, ci insegna qualcosa perciò cerco sempre di trarre il meglio da ogni cosa che accade e di essere felice. Ho una compagna che fa il mio stesso mestiere, viaggiamo molto e siamo consapevoli che anche il futuro sarà così. Non è una vita semplice, ma se si è coscienti di ciò che si è e di ciò che si vuole, non ci si lascia distruggere da questo stile di vita. Noi attori facciamo cose che le persone normalmente non fanno e bisogna saperne godere.
Crediti immagini: foto posate di Alex Fine – foto di scena posate di Fabrizio Di Giulio