Alice è seduta sulla panchina di un parco newyorkese quando le si siede accanto un uomo dai riccioli grigi come il peltro, che lei riconosce subito. È un noto scrittore, vincitore più di una volta del Premio Pulitzer, dietro cui si cela Philip Roth, con cui la scrittrice di “Asimmetria”, tradotto nitidamente e con grande maestria e padronanza per Feltrinelli da Federica Aceto, ha avuto una relazione. Lisa Halliday firma un esordio di piena, poderosa maturità, in cui raggiunge un equilibrio perfetto tra plot e scrittura, riflessione e introspezione.
Se nella prima parte del romanzo seguiamo Alice pronta a soddisfare tutti i capricci dello scrittore, vecchio e affaticato dalle malattie, nella seconda parte in maniera straniante siamo condotti nelle sale di attesa di un aeroporto in cui il protagonista, che sta rientrando in Iraq per far visita a suo fratello, viene bloccato per controlli, in un tempo sospeso e interminabile, che aumenta il senso di straniamento del lettore.
Come sono collegati questi due racconti, che a prima vista sembrano non avere nulla in comune tra di loro, con il finale?
Dovete proprio regalarlo a chi ama le scritture piene di intelligenza e di divertimento, uniti a una grande consapevolezza letteraria.