Rosy Cettina, Milo Gaetano, Sharon Rosalia, Luigi Francesco Marcello Giada: sono i dieci ragazzi che abitano il CEP e le pagine di “Fiori senza destino”, l’esordio narrativo di Francesca Maccani per SEM, che nasce dopo la pubblicazione del saggio “La cattiva scuola”, ed.Tlon, col quale insieme a Stefania Auci, la scrittrice de “I Florio, I leoni di Sicilia”, ha vinto il premio Donna del Mediterraneo nel 2018, dedicato alla legge 107. Il bellissimo titolo “Fiori senza destino” in parte è un’espressione ossimorica dove la positività dei Fiori viene negata dal senza; dall’altra c’è una nota di realismo, dominante nel romanzo: i fiori sono senza destino per la fugacità e fragilità della loro breve esistenza. Eppure in quel Fiori in prima posizione c’è un senso di speranza e di bellezza che traspare integrale nelle pagine nonostante la tragicità delle esistenze e dell’ambiente. “Fiori senza destino” è giocato sul dentro e fuori, che sul finale diventano l’altrove dove è possibile una speranza di rivalsa e di successo, se non per tutti almeno per alcuni: dentro la scuola e fuori nel quartiere, dentro il CEP e fuori nei quartieri borghesi della città di Palermo, dentro la vita dei personaggi che prendono voce in prima persona e fuori nelle decisioni degli adulti, in particolare della professoressa che a un certo punto sente la necessità di abbandonare il CEP e di ritrovare il proprio di destino.
Dentro e fuori che sono condensati nelle diverse voci narranti: fuori estranea straniera partecipe sebbene altra la narrazione in terza persona con focalizzazione sulla voce e i sentimenti, le sensazioni e i tremori della professoressa; dentro la narrazione in prima persona dei singoli ragazzi con i loro tragici destini che li rendono vittime e carnefici di se stessi più ancora che degli altri.