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Il canto dell'ippopotamo

Il nuovo romanzo di Alberto Garlini, “Il canto dell’ippopotamo” (Mondadori), è un racconto pieno di poesia e di letteratura, in cui lo scrittore friulano propone una lettura dell’opera e della personalità di Luigi Cappello, una delle voci poetiche contemporanee più feconde e interessanti, che si intreccia con il romanzesco e con il memoir della loro amicizia in maniera fascinosa e originale. “Il canto dell’ippopotamo” ha, infatti, l’introspezione ficcante del memoir unito al procedere romanzesco; il passo doppio di una storia d’amicizia e le volute del racconto di un momento culminante e decisivo dell’esistenza, che ritrae due giovani alla ricerca di sé e della propria vocazione poetica ed esistenziale.
Punto focale è il rapporto che può intercorrere tra autobiografia e finzione, tra memoria e narrazione, tra verità e romanzesco, che si incarna in un personaggio principalmente: Esther, che in una nota finale al testo Garlini rivela essere l’unico personaggio di finzione dell’intero romanzo che condensa, senza nessun appiglio con dati reali, diverse vicende amorose del periodo della vita che racconta. In “Il canto dell’ippopotamo” irrompe la potenza della parola di Cappello, e il percorso che l’ha portata a essere tale, raccontata con la competenza del saggista e la partecipazione dell’amico e del testimone: questa commistione ha una forza esplosiva che lascia il lettore spiazzato e trasformato.