In “Se chiudo gli occhi… la guerra in Siria nella voce dei bambini” (Round Robin editrice) Francesca Mannocchi ha illustrato con la forza delle parole i disegni di Diala Brisly, dando voce ai colori accesi con cui la giovane siriana fuggita in Libano ha cercato di combattere la guerra e la morte. Jasmine, Ahmed, Aya, Mohammed rappresentano i soli innocenti di ogni guerra: i bambini.
In “Io Khaled vendo uomini e sono innocente”, forte della competenza sulla situazione in Libia acquisita con i tanti reportage che ha firmato, Francesca Mannocchi lascia la prima persona a un personaggio urticante e controverso, un mercante della morte, un trafficante di esseri umani. Ne offre un ritratto pieno e completo, senza compromessi ed elargizioni, con lo sguardo ficcante della giornalista e la felicità della scrittrice. Sullo sfondo, ma prepotente, la situazione politica ed economica della Libia, la responsabilità e noncuranza delle democrazie occidentali.
Un libro che fa del coraggio e della lucidità una chiave necessaria e incontestabile per comprendere e capire, mettendosi nei panni, scomodi e sporchi, di chi non vorremmo mai essere ma di chi è stato costretto a diventarlo dalla miopia della politica internazionale e dal suicidio e dalla frustrazione di una generazione che ha aspirato e lottato per la libertà, e si è ritrovata schiava di nuovi tiranni, primo tra tutti il denaro.
In “Se chiudo gli occhi… la guerra in Siria nella voce dei bambini” lo sguardo innocente, in “Io Khaled vendo uomini e sono innocente” il peso delle responsabilità, a partire da una domanda: ma noi siamo davvero innocenti?