Giulia Caminito, dopo l’esordio sorprendente con “La grande A”, torna in libreria con “Un giorno verrà” per illuminare nuovamente un angolo recondito della Storia italiana, quella del movimento anarchico, sconosciuta e marginale, attraverso la storia privata e intima della famiglia Ceresa, in particolare di due fratelli Lupo e Nicola, e del loro asimmetrico rapporto. Come con la vicenda esistenziale di Giada in “La grande A” la scrittrice trascina il lettore in uno scorcio d’Africa, da cui osserva la comunità italiana che vive in Eritrea, così in “Un giorno verrà” da un punto limitato e marginale delle Marche, le vicende di Lupo e Nicola ci spingono nel vortice dei primi decenni del Novecento, in cui speranze e illusioni si mescolano come carte nelle mani di un esperto prestigiatore. La Storia è la linea rossa con un’attenzione alla coralità, come se il vero interesse non sia semplicemente tracciare una parabola esistenziale dei singoli personaggi, ma farli vivere in un contesto determinato che calamita l’attenzione del lettore e la cura della scrittrice. In “Un anno verrà” l’anarchia e le lotte che ha suscitato diventano chiave profondamente umana e intima per indagare i personaggi e il tempo in cui si muovono. Eredità che dal nonno passa ai nipoti, superando e contrastando la generazione dei padri.