Dieci racconti in “La felicità è come l’acqua” di Chinelo Okparanta, scrittrice nigeriana, dalla penna matura e dallo sguardo intenso e accorato, tradotti da Federica Gavioli con cura e perizia per Racconti edizioni. Donne africane con il loro destino fragile e fugace di felicità, alla ricerca di sé e del proprio spazio vitale in una società patriarcale di cui le donne stesse sono le interpreti talora più intransigenti.
C’è un ordinamento ascendente nei racconti, in cui il criterio di felicità si fa sempre più sottile e disperato, e la solitudine più profonda e radicale. La scrittrice mostra un mondo in precario equilibrio tra i riti ancestrali del passato e il bisogno di modernità, tra l’adesione a valori antichi e radicati e l’anelito alla modernità, che investa soprattutto il ruolo della donna e la consapevolezza di sé.
Un sguardo altro, che intingendo nella vitalità della letteratura, diventa anche nostro, ci mostra le crepe e le fessure che riguardano l’universo femminile ad ogni latitudine, geografica e di senso.
10) L’estate è… la casa dei nonni
Giulia Caminito, dopo l’esordio sorprendente con “La grande A”, torna in libreria con “Un giorno verrà” per illuminare nuovamente un angolo recondito della Storia italiana, quella del movimento anarchico, sconosciuta e marginale, attraverso la storia privata e intima della famiglia Ceresa, in particolare di due fratelli Lupo e Nicola, e del loro asimmetrico rapporto. Come con la vicenda esistenziale di Giada in “La grande A” la scrittrice trascina il lettore in uno scorcio d’Africa, da cui osserva la comunità italiana che vive in Eritrea, così in “Un giorno verrà” da un punto limitato e marginale delle Marche, le vicende di Lupo e Nicola ci spingono nel vortice dei primi decenni del Novecento, in cui speranze e illusioni si mescolano come carte nelle mani di un esperto prestigiatore. La Storia è la linea rossa con un’attenzione alla coralità, come se il vero interesse non sia semplicemente tracciare una parabola esistenziale dei singoli personaggi, ma farli vivere in un contesto determinato che calamita l’attenzione del lettore e la cura della scrittrice. In “Un anno verrà” l’anarchia e le lotte che ha suscitato diventano chiave profondamente umana e intima per indagare i personaggi e il tempo in cui si muovono. Eredità che dal nonno passa ai nipoti, superando e contrastando la generazione dei padri.