Un viaggio in Argentina, oltre a rivelare un territorio vario e spettacolare, garantisce diverse sorprese dal punto di vista delle tradizioni e della cultura popolare. Una di queste è senz’altro la diffusissima devozione “alternativa” della popolazione locale. A parte la chiesa cattolica, le chiese evangeliste e i molti culti provenienti dalle varie comunità immigrate nel paese, basta un viaggio in auto per rendersi conto dell’esistenza di culti popolari molto radicati nelle varie comunità distribuite in tutta l’Argentina.
In un paese così passionale e un po’ ribelle non potevano che nascere culti che sono totalmente slegati dalle religioni ufficiali, riti attraverso i quali il “popolo” può identificarsi con eroi ed eroine che hanno lottato per i loro ideali fino a rimetterci la vita.
In questo nutrito gruppo di “santi pagani” non compaiono solo personaggi vissuti secoli fa, ma addirittura persone del mondo dello spettacolo decedute di recente, in giovane età e in circostanze drammatiche, la cui morte improvvisa ha scatenato forme di devozione che vanno al di là classico del lutto di un fan.
Le strade argentine disseminate di “altari”
Chi viaggia sulle strade statali argentine si imbatte in migliaia di altari o tabernacoli eretti spontaneamente al bordo della carreggiata, tutti molto simili nelle forme e nei colori. Due tipi sono però quelli che attirano di più l’attenzione: le casette rosse adornate da bandiere e strisce di tela dello stesso colore, su cui svetta l’immagine di un giovane gaucho baffuto, il Gauchito Gil, e le casette bianche circondate da decine e decine di bottiglie di plastica piene d’acqua (alla faccia dell’ambientalismo!), dedicate alla Difunta Correa, il cui santuario principale si trova a Vallecito, nella Provincia di San Juan.
Questo genere di altari colpiscono perché si nota la loro spontaneità, non vi è nulla di creato ad arte. Al loro interno è tutto un omaggiare e rendere grazie, lasciare un ex-voto, un insieme di richieste più o meno importanti e drammatiche. La purezza di questi gesti genera la curiosità di saperne di più e di capire il perché questi luoghi siano così amati e diffusi in Argentina.
Gauchito Gil, una storia di ingiustizia tra mito e dramma
Gauchito Gil è senza dubbio il santo profano più diffuso in Argentina, è facile incontrare il suo ritratto su adesivi incollati ad auto più o meno sgangherate o su autobus di trasporto passeggeri. Gli altari spontanei non sorgono solo fuori da Buenos Aires in ambiti rurali, bensì si possono trovare incredibilmente sparsi nei parchi cittadini. L’iconografia è molto semplice, la rappresentazione è quasi infantile: un uomo baffuto e con vestiti da gaucho ti guarda mentre sostiene le sue boleadoras (l’arma tipica dei gauchos) e dietro di sé ha una croce (va sottolineato che la chiesa cattolica non ha mai riconosciuto la santità del soggetto).
Santo e profano si mescolano generando un culto che, ogni anno, l’8 gennaio, porta l’incredibile cifra di circa 250 mila persone in pellegrinaggio a celebrare la data della morte di Gauchito Gil nel santuario a lui dedicato, che si trova a Nord Est dell’Argentina, vicino a Mercedes, sulla Ruta Nacional 123, nella provincia di Corrientes. Numeri, i suoi, che competono senza dubbio con la religione cattolica ufficiale.
Gauchito Gil nato nel 1847 come Antonio Mamerto Gil Nuñez, era un gaucho di carattere pacifico che viveva di lavoretti saltuari in provincia di Corrientes, a quell’epoca agitata da lotte intestine. Il giovane gaucho si trovò coinvolto, suo malgrado, nella lotta tra i celestes e i colorados, autonomisti i primi e liberali gli altri. Reclutato a forza tra le fila dell’esercito autonomista, nonostante fosse di idee liberali Gil, che non aveva alcuna intenzione di combattere una guerra fratricida, decise di fuggire verso le montagne, disertando ufficialmente.
Da questa fuga nacque il mito del Gauchito Gil. I suoi detrattori lo accusarono di essere un traditore e di esseri trasformato in un bandito, mentre i suoi difensori parlavano di lui come di un Robin Hood che rubava ai ricchi per donare ai poveri. Chi ebbe modo di conoscerlo personalmente sosteneva che fosse un guaritore capace di compiere miracoli con l’imposizione delle mani e che il suo sguardo fosse ipnotizzatore. L’aura del santo già lo circondava anche se in realtà non si sapeva realmente cosa facesse nella sua latitanza solitaria tra i monti. Sicuramente gli si attribuì una grande attitudine al sacrificio, che è l’ingrediente principale affinché il popolo canonizzi spontaneamente un personaggio leggendario.
Da tutto il Sud America per rendere grazie al santo pagano
La latitanza di Gauchito Gil durò un anno finché non venne catturato. Si decise di portarlo alla città di Goya per essere giudicato, ma il sergente Velázquez, che lo aveva in custodia, timoroso della fama del suo prigioniero, decise di giustiziarlo subito. Narra la leggenda che Gauchito Gil, implorando la grazia, disse al suo aguzzino: “Stai per uccidermi ma quando stanotte arriverai a Mercedes, insieme all’ordine di grazia nei miei confronti ti informeranno che tuo figlio sta morendo di una brutta malattia. Ora tu stai spargendo sangue innocente perciò dovrai invocarmi perché interceda davanti al Signore per la vita di tuo figlio.” Il sergente non si lasciò impressionare e diede il via libera a un’esecuzione brutale, che rese ancora più drammatico il mito: invece di fucilarlo, infatti, i militari decisero di appendere Gauchito Gil a testa in giù e di sgozzarlo.
Di rientro a Mercedes il sergente si rese conto che le profezie di Gauchito Gil erano verità: la grazia era arrivata e soprattutto suo figlio si trovava ad un soffio dal morte per una febbre sconosciuta. Disperato, Velázquez invocò l’uomo che aveva da poco fatto assassinare e il miracolo accadde: il bambino inspiegabilmente guarì! Per rendergli grazie e chiedere perdono il sergente tornò sul luogo dell’esecuzione di Gil e provvide alla sua degna sepoltura. In quel luogo oggi sorge il santuario dove ogni anno centinaia di migliaia di persone si recano in pellegrinaggio non solo dall’Argentina bensì anche da Cile, Uruguay, Paraguay e persino Stati Uniti.
La credenza popolare attribuisce al Gauchito questo miracolo e molti altri. Gli ex voto ne sono una testimonianza visiva, la sua presenza è capillare lungo tutto il territorio nazionale ed è impressionante la sua diffusione nonostante la chiesa non riconosca questa santità assegnata a gran voce dal popolo. Gauchito Gil agisce riscattando le classi sociali più umili contro le ingiustizie del sistema. Un tema ancora oggi attuale in Argentina una storia cavalleresca in salsa creola che ha ispirato anche un film uscito l’anno scorso girato dal regista Cristian Jure, che è anche un comunicatore sociale ed antropologo.
La Difunta Correa, storia d’amore materno fattosi mito
Un viaggio in Argentina dà modo di conoscere anche l’altra “santa” più popolare del Paese, la Difunta Correa, i cui altari si caratterizzano per i giganteschi cumuli di bottiglie piene d’acqua lasciate ai loro piedi lungo le principali vie di comunicazione del Paese.
La leggenda racconta che Deolinda Correa e suo marito vivevano in un piccolo e tranquillo villaggio della provincia de La Rioja, poco prima della metà del 1800. Nel 1840 Il marito di Deolinda fu assoldato come soldato destinato alla guerra civile tra Unitari e Federali che si stava svolgendo nella provincia di San Juan. Deolinda, preoccupata per la salute del suo amato sposo, decise di partire, portando con sé il figlioletto neonato, alla ricerca delle truppe per supplicare di lasciare libero il marito.
Per giorni la giovane donna camminò nel deserto cuyano seguendo le orme lasciate dalla cavalleria. L’ambiente estremamente inospitale del deserto, il caldo insopportabile e il sole feroce esaurirono in breve le energie della povera Deolinda che morì di sete. Prima di spirare, tuttavia, riuscì a sdraiarsi sotto a degli arbusti e a posizionare il neonato sul suo seno per proteggerlo dal sole e poter continuare ad allattarlo .
Giorni dopo la sua morte Deolinda venne ritrovata da alcuni mulattieri. La leggenda narra che stesse ancora allattando in maniera miracolosa il bambino. Lei venne sepolta nel luogo dove spirò, mentre sul destino del figlio le versioni sono contrastanti. Con il tempo la storia è diventata un racconto popolare potentissimo e tante persone hanno iniziato ad avvicinarsi alla presunta tomba di Deolinda per chiederle favori e darle in cambio acqua, in modo che non dovesse mai più soffrire la sete!
Il viaggio in Argentina per adorare la santa pagana conduce a Vallecito, minuscolo villaggio della provincia di San Juan, luogo in cui si suppone sia stata sepolta la donna. Qui è stato eretto il Santuario della Difunta Correa. Si calcola che più di un milione di fedeli passi dal santuario ogni anno per chiedere una grazia alla “santa” popolare, per portarle delle offerte o ringraziarla per un miracolo ricevuto.
Spesso la grazia ricevuta viene rappresenta con oggetti che indicano il favore concesso dalla santa, così nel suo santuario si trova accatastato veramente di tutto: casette, modellini di auto, rappresentazione di situazioni di salute, di viaggi. Tutto questo rende il posto assolutamente pittoresco e indimenticabile per il visitatore.
Chi non può recarsi al santuario può sempre fare la sua offerta alla Difunta Correa “on the road”, lasciando semplicemente bottiglie d’acqua intorno agli altari disseminati ovunque.
I miti moderni: Gilda
Oltre a Gauchito Gil e la Difunta Correa, in Argentina esistono miti molto più moderni, come quello della cantante di cumbia (un tipo di musica folkloristica originaria della Colombia) Gilda, morta nel 1996, a soli 35 anni, in un incidente stradale. Alla donna vengono attribuiti vari miracoli e per questo è stata riconosciuta come “santa” dalla cultura popolare. Anche in questo caso e con buona pace delle autorità ecclesiastiche, è stato eretto un santuario nella località in cui la cantante trovò la morte. Chi è in viaggio in Argentina lo trova al chilometro 129 della Ruta Nacional 12.
Foto di copertina: Scultura di Gauchito Gil nei pressi di La Chacarita, Buenos Aires. Autore: ProtoplasmaKid