Giuseppe Colace, l’imprenditore che vuole far rivivere l’impero romano
Patrizia La Daga

Patrizia La Daga

Giornalista milanese, co-fondatrice di ItalianiOvunque.com. Si è sempre occupata di temi economici, sociali e culturali e ha condotto trasmissioni televisive su emittenti private. Dal 1999 risiede in Spagna, a Barcellona, dove per alcuni anni ha fondato e diretto la rivista a diffusione nazionale "Ekò", specializzata nella new economy. Nel 2012 ha creato Leultime20.it, sito dedicato ai temi letterari e culturali. Dal 2018 organizza e presenta l'evento di storytelling motivazionale Leadership Arena con grandi personaggi italiani e spagnoli. Leggere, viaggiare e fare sport sono le sue grandi passioni (dopo i suoi due figli).

Si autodefinisce “un sognatore ribelle” e in effetti ripercorrendo la sua storia personale e professionale non è difficile percepire l’irrequietezza d’animo che ha caratterizzato tutta la sua vita e lo ha portato, grazie a una determinazione straordinaria, a ottenere grandi risultati. Giuseppe Colace, cinquantaduenne calabrese, originario della provincia di Vibo Valentia, ma cresciuto tra Torino e Milano, è fondatore e presidente di Rodeo Italia, gruppo che rappresenta un piccolo impero nel settore della ristorazione italiana e non solo.

Una realtà imprenditoriale di grande spessore, specie per la sua importante presenza nel sud Italia. Una compagnia che gestisce con i suoi due fratelli, Massimo e Mario, a cui fanno capo sette società che operano nella ristorazione, nella moda e nei servizi, con grandi ambizioni anche sui mercati stranieri. Un risultato straordinario per chi da bambino veniva considerato “la pecora nera della famiglia”. Racconta il protagonista:

I miei genitori sono emigrati a Torino per lavorare in fabbrica quando avevo sei anni. Ricordo una città molto fredda, i cartelli “Non si affittano case ai meridionali”. Vivevamo in un appartamento piccolissimo di una casa di ringhiera in cui bisognava uscire per andare in bagno. Noi tre fratelli siamo cresciuti quasi da soli, i miei facevano i turni in fabbrica e non si incontravano quasi mai. La mia carriera scolastica è stata a dir poco disastrosa, non studiavo, pensavo solo a giocare a pallone, la mia grande passione. Avevo un carattere difficile, ero timido e irascibile.

Con sincerità disarmante Giuseppe Colace continua:

Dopo la terza media mi sono iscritto all’Istituto tecnico industriale, sono stato bocciato due anni di seguito, perciò a quindici anni sono andato a lavorare. Le mie prime esperienze sono state pessime, proprio come la scuola: duravano tutte pochissimo per via del mio carattere.

Una vita in crescendo

Adolescente, Colace si ritrova a scartavetrare mobili, lavorare in una fabbrica di termosifoni e a scaricare camion. La decisione del padre di tornare nel paese natale, Mileto, mette fine a questa sequenza di lavori insoddisfacenti. Ma il futuro imprenditore si rende presto conto che ormai la Calabria gli va stretta e appena compiuta la maggiore età sceglie di tornare al Nord, questa volta da solo e a Milano. Nella capitale lombarda inizialmente si arrangia come può, facendo il pony express, il saldatore, il venditore porta a porta di assicurazioni sulla vita fino a quando non viene assunto in Telecom Italia come tecnico di rete. Racconta il protagonista:

Era stata mia zia a mandare delle domande a vari enti ed ero stato chiamato per le selezioni. Eravamo in 400 e dopo vari giorni di colloqui personali e di gruppo siamo stati scelti in quattro e mandati a Torino per un corso di formazione di un anno. Ho fatto addestramento con i vigili del fuoco su scale in bilico e su cornicioni altissimi, ho studiato materie tecniche che a scuola non mi erano mai interessate. Non che mi piacessero, ma avevo una motivazione forte perché l’assunzione era condizionata al superamento del corso.

Nell’agosto del 1988 Giuseppe Colace viene finalmente assunto dalla filiale Milano est di Telecom. Un obiettivo conquistato che gli regala grande entusiasmo:

Mi piaceva il ruolo, il fatto di uscire col furgone ogni giorno e di non essere legato a un compito sempre uguale da ripetere per otto ore. La mia “fiamma interiore” era sempre accesa, avevo voglia di fare. Ogni mattina il capo dava alle squadre le schede con le indicazioni dei lavori di cui dovevamo occuparci. Ogni squadra aveva due o tre persone, io ero il garzone, il più giovane di tutti.

Il ruolo di ultimo arrivato a Giuseppe Colace non piace per niente tanto che in uno dei suoi momenti di irrequietezza sfida il suo superiore, dicendogli chiaramente che non ama ricevere ordini. In mente ha già l’obiettivo di diventare lui il capo, un giorno. Posizione che non tarderà a conquistare.

La carriera in Telecom Italia

In quegli anni Giuseppe Colace conduce una vita molto sacrificata. Si iscrive alla scuola serale e per quattro anni, ogni giorno dopo il lavoro, attraversa Milano per seguire le lezioni e poi tornare al suo minuscolo monolocale a mezzanotte, ora in cui cena e si mette a studiare. Poche ore di sonno e alle sei suona già la sveglia della nuova giornata lavorativa. Una routine faticosa, che richiede molta disciplina, ma che gli permette di diplomarsi come tecnico industriale in elettronica e di fare una rapida carriera in Telecom. Spiega l’imprenditore:

Da semplice operaio, in pochi anni sono arrivato ad essere responsabile dell’esercizio reti nella filiale di Milano nord. In quella posizione ero uno dei più giovani in assoluto in Italia.

La svolta: da dipendente a libero professionista senza certezze

Il nuovo ruolo non placa la fame di conquista del giovane Giuseppe Colace che nonostante sia da poco sposato, abbia un figlio piccolo e un mutuo sulle spalle, annuncia una decisone che ad amici e parenti appare insensata: dimettersi. Racconta il protagonista:

In quel momento avevo un avevo un ruolo di grande responsabilità, un grande ufficio e un gruppo numeroso di collaboratori, guadagnavo bene ma sentivo che non era quello che volevo. Mio padre mi voleva rinchiudere in manicomio e così tutte le persone che mi erano vicine perché consideravano la decisione irresponsabile, anche perché non avevo un alternativa, non sapevo ancora che cosa avrei fatto. Ero solo in quella decisione ma nessuno avrebbe potuto fermarmi.

Networker di successo

Alla ricerca di un’attività stimolante alla fine degli anni novanta Giuseppe Colace incrocia, un progetto di network marketing che lo entusiasma:

A quell’epoca ero un lettore accanito di Millionaire (rivista dedicata principalmente al mondo dell’imprenditoria, ndr) e quello che trovavo in quelle pagine mi faceva capire che non ero solo, che c’erano altre persone al mondo che la pensavano come me, che avevano voglia di creare, intraprendere, fare cose nuove. Quando l’editore della stessa rivista lanciò un progetto di network marketing presi il telefono e chiamai il numero verde.

Da lì a pochi giorni l’entusiasta Colace comincia a lavorare e in breve arriva di nuovo ai vertici dell’organizzazione, gestendo una rete di 33 mila consulenti tra Italia, Spagna e Germania e guadagnando cifre impressionanti.

Il crollo e la rinascita nella ristorazione con i locali Old Wild West

Giuseppe Colace

Sono tempi di entusiasmo in cui tutto sembra destinato a funzionare per sempre, ma qualcosa va storto e dopo dieci anni di grandi soddisfazioni quel business crolla drammaticamente.

Con tre figli, senza entrate e con un patrimonio che si è in breve volatilizzato, Giuseppe Colace si mette nuovamente alla ricerca di una nuova attività che possa assecondare la sua voglia di fare impresa. La trova nel mondo della ristorazione. Racconta il futuro fondatore di Rodeo Italia:

Sono ripartito coltivando una passione che mi era nata viaggiando tanto e frequentando spesso i ristoranti da cliente. Nel 2008 a Udine vidi per la prima volta un locale particolare, l’Old Wild West, che a quel tempo non era ancora un marchio affermato come oggi. Ebbi l’opportunità di conoscere il fondatore della catena, che in quegli anni aveva locali solo al Nord, e gli proposi di aprirne uno a Lamezia Terme. La sua reazione iniziale fu scontata: “Che cosa c’è a Lamezia?”. “Ci sono io”, risposi. Sapevo che in città stava per aprire un centro commerciale e credevo potesse essere un’opportunità. Ottenni il via libera ma a quel punto dovevo trovare le risorse.

Capacità di persuasione e anticonformismo

Trovare 650 mila euro, per uno che ha il conto in rosso e fatica a pagare l’affitto e le bollette, non è un’impresa semplice. Ma con quel pizzico di follia e spregiudicatezza che lo caratterizza, Giuseppe Colace si lancia nella nuova avventura. Racconta:

Riuscii a convincere i fornitori che avrebbero dovuto eseguire i lavori nel locale nche li avrei pagati dopo l’apertura, firmavo cambiali e utilizzavo tutta la mia capacità persuasiva e la mia credibilità. Negli anni non ho mai mancato la parola data e questa reputazione è uno dei patrimoni più importanti della mia vita. Anche i miei genitori, ormai pensionati mi aiutarono dandomi 15 mila euro dei loro risparmi. Ebbi un problema con l’azienda che doveva fornire i gli arredi in stile western, l’unica in Italia. L’imprenditore si rifiutava di farmi credito. I non mollai la presa e un giorno, con i soldi che avevo raccolto, che erano molti meno rispetto alla cifra richiestami, viaggiai fino alla sede della società, dormii in macchina davanti all’ingresso e quando la mattina l’imprenditore arrivò, salii con lui in ufficio e gli misi sul tavolo tutto quello che avevo dicendogli che non me ne sarei andato finché i camion con i mobili non fossero partiti.

Come è facile immaginare i camion partono, il ristorante apre e in quattro anni Giuseppe Colace riesce a saldare i suoi debiti. Il tutto lavorando a ritmi serrati:

Per quattro anni ho vissuto dentro al ristorante facendo di tutto. Ho lavato piatti, cucinato, tenuto la cassa, fatto il cameriere. Una gavetta completa. Quando ho avuto l’esperienza sufficiente ho aperto il secondo locale e poi il terzo e così via. Oggi gli Old Wild West sono cinque in tutta Italia.

Imperivm: Dal West all’impero romano

Giuseppe Colace

Rodeo Italia, l’azienda di Giuseppe e dei suoi fratelli oggi è una realtà imprenditoriale in continua crescita che oltre alla parte food, (guidata da Massimo), tocca anche il mercato del retail (capeggiato da Mario), con 18 negozi di abbigliamento e accessori aperti in franchising con i marchi Quore, Sandro Ferrone, Miriade, camiceria Belmonte, il settore quello della consulenza e dell’immobiliare.

Uno dei fiori all’occhiello del gruppo sono di certo i ristoranti tematici Imperivm, a cui Colace tiene particolarmente. Ne racconta così la nascita:

L’unico tema che fin dalle elementari mi appassionava era la storia dell’impero romano,. Avevo il sogno di far rivivere quell’epoca gloriosa in cui mondo conosciuto era dominato dalla civiltà di casa nostra. Gli antichi romani con gli eserciti avevano a conquistato il mondo. Io con Imperivm mi sono proposto di fare la stessa cosa ma con eserciti fatti da cuochi e camerieri. Il nostro claim è: “Dominare le tavole, conquistare i palati”.

Esportare eccellenza italiana nel mondo

Due anni fa il sogno di Giuseppe Colace diventa realtà con il primo ristorante Imperivm aperto a Messina al quale fanno seguito altri tre locali a Vibo Valentia, Lamezia terme ed Eboli. Un tripudio di bighe, triclini e gladiatori con un menu tipico della tradizione culinaria romana. E per l’inverno è prevista l’apertura del locale a Roma. Una scelta motivata dalla volontà di preparare il format nel modo più efficiente possibile:

I primi ristoranti sono stati un laboratorio, una palestra per mettere a punto tutti gli aspetti, formare il personale e arrivare preparati a quello che considero il primo vero Imperivum che aprirà nella capitale.

L’ambizione dell’imprenditore calabrese, che ha il grande merito di aver creato lavoro e reddito al Sud, dove ancora oggi pochi investono, è quella di portare l’eccellenza italiana in giro per il mondo attraverso questo format che ha subito riscosso l’apprezzamento del pubblico:

Noi italiani da sempre siano i più creativi, rappresentiamo la cultura, l’arte, il cibo, la moda, la bellezza. Eppure gli stranieri comprano le nostre aziende. Non è possibile che la pizza sia un’eccellenza italiana però la più grande catena di pizzerie del mondo sia Pizza Hut. Io voglio fare un processo inverso.

ristorante tematico

Un’opportunità per gli imprenditori

Proprio per esportare eccellenza tricolore, i piani di Giuseppe Colace non prevedono soltanto l’apertura di nuovi locali in Italia, ma includono un processo di espansione del brand Imperivm anche all’estero, sia in forma diretta, con grandi ristoranti esclusivi nelle principali capitali internazionali, che con una formula in franchising ribattezzata Impervim Tab, dove Tab sta per “Taberna”, locali più piccoli con menu e servizio ridotti e prezzi popolari per un pasto rapido ma di qualità anche a pranzo.

Il progetto di franchising è previsto per ottobre ma Colace e i suoi soci stanno già vagliando le richieste dei potenziali franchisee in Italia e all’estero, tra cui Barcellona dove il Gruppo è sponsor dell’evento dedicato al talento e all’eccellenza italiana Leadership Arena.

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