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Il Canada dopo le elezioni. Il nuovo governo Trudeau e le aspettative degli expat
Vanessa Bellar

Vanessa Bellar

Vanessa è nata e cresciuta ad Ancona, è laureate in ingegneria civile e gira da anni il mondo con il suo lavoro. Ha vissuto nel Regno Unito, in Australia e, da qualche anno, si è stabilita con tutta la famiglia in Canada. Da donna in un mondo di uomini, Vanessa è da sempre promotrice di diversità, inclusione e uguaglianza di genere. La sua passione per la scrittura l’ha portata a collaborare con blog di caratura nazionale e internazionale. Nel 2019, ha pubblicato il suo primo libro per bambini, "l’Orso Bipolare", ed ha lanciato il suo vlog dedicato alla vita degli italiani all’estero “Turisti Per Sempre”.

Il Canada dopo le elezioni ha un nuovo governo, anche se si tratta dello stesso degli ultimi quattro anni, guidato dal liberale Justin Trudeau,  al quale è stata rinnovata la fiducia per il rotto della cuffia. Per come si erano messe le cose, e con i sondaggi che davano un giorno vittoriosi i liberali e quello successivo i conservatori, ogni pronostico sembrava azzardato.

Justin Trudeau, l’ultimo baluardo del progressismo occidentale, è stato confermato come Primo Ministro, ma non senza problemi. Il suo sarà un governo di minoranza, il che significa che quando si tratterà di approvare leggi chiave, i liberali dovranno cercare alleanze a destra (con il Block Quebecois)  e a manca (con il New Democratic Party), a seconda delle circostanze.

Gli ostacoli del nuovo governo Trudeau

In ogni caso, Trudeau ha una “minoranza” con un margine tale da non dover creare coalizioni con nessun partito e dunque, sacrificare uno dei suoi ministeri. Ma il cammino rimane tutto in salita. Infatti, sebbene il partito liberale ed i New Democrats abbiano molti punti del loro programma in comune, c’è un punto su cui divergono enormemente: la Trans-Mountain pipeline. La Trans-Mountain è un oleodotto di 980km che dovrebbe trasportare il petrolio dell’Alberta sulle coste del BC e renderlo disponibile sul mercato globale. L’oleodotto è uno dei nei nell’operato degli ultimi quattro anni del governo liberale ed è ciò che è costato a Trudeau tutti i seggi nelle provincie dell’Alberta, Saskatchewan e Manitoba, ora totalmente in mano ai conservatori. Una divisione non solo geografica ma anche ideologica che peserà molto sul futuro di questo Paese.

in canada dopo le elezioni

Il Canada ha un territorio vastissimo, più grande di quello europeo. La stragrande maggioranza della popolazione è concentrata attorno ai grandi centri urbani, con quasi il 70% tra Ontario e Quebec. Il sistema elettorale first-past-the-post  (ovvero uninominale secco) che Trudeau aveva promesso di cambiare nella sua campagna elettorale del 2015, sposta l’ago della bilancia a favore delle province più popolose dove, in essenza, si determina la vittoria e la sconfitta di una coalizione o di un’altra.

Le province meno popolose, soprattutto quelle industriose delle praries (praterie) si sono sempre sentite snobbate e sotto-rappresentate. Ed ora questa spaccatura è ancora più evidente. Il rischio è che il governo, servile alle richieste del Quebec e dell’Ontario, finisca per ignorare completamente i bisogni di altre parti del territorio.

In Canada dopo le elezioni: più vantaggi per i futuri cittadini

Cosa significa un governo liberale per gli expat interessati a vivere nel Paese nordamericano? ? Il governo liberale negli ultimi quattro anni è stato un simbolo di progressismo ed apertura verso il mondo. Uno dei cambiamenti fatto da Trudeau non appena insediatosi a Parlament Hill è stato quello di facilitare le pratiche di immigrazione e ridurre i tempi delle procedure.

Il periodo minimo per fare domanda di cittadinanza, che sotto il governo conservatore significava almeno cinque anni con residenza permanente senza nessuna concessione per i giorni trascorsi nel Paese con visto, è stato ridotto a tre anni. In più, i giorni trascorsi sul territorio con visto valido ora sono conteggiati a metà. In altre parole, se uno vive in Canada da tre anni e mezzo di cui un anno con visto e due anni e mezzo come residente permanente, ad oggi può fare domanda di cittadinanza mentre quando c’erano i conservatori al governo avrebbe dovuto attendere altri due e anni e mezzo.

Non solo: il governo liberale ha promesso di considerare un’eventuale abolizione delle spese di cittadinanza che ora ammontano a circa $650 per persona richiedente. Quindi, con un governo liberale, vivere in Canada per i nuovi e futuri residenti è sicuramente vantaggioso. I conservatori sono tradizionalmente meno aperti all’immigrazione e quindi una loro ascesa al potere potrebbe avere ripercussioni negative sui flussi migratori entranti.

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La skyline di Toronto. Risiedere in Canada dopo le elezioni potrebbe essere più agevole per chi ambisce ad ottenere la cittadinanza

Altro importante progetto approvato dal governo appena riconfermato è il Rural and Northern Immigration Pilot che altro non è che un programma di immigrazione teso a ripopolare quelle comunità rurali e nel nord del Canada che stanno invecchiando e che necessitano dunque di nuova linfa vitale così da renderle economicamente competitive e produttive. Questo progetto partirà quest’autunno e segue il successo di un progetto precedente (sempre di stampo liberale), l’Atlantic Immigration Pilot, escogitato per dirottare il flusso migratorio dalle grandi aree urbane alle province atlantiche della Nova Scotia, New Brunswick, Newfoundland&Labrador and Prince Edward Island.

Le comunità selezionate come parte del Rural and Northern Immigration Pilot sono per la maggior parte in Ontario, con solo alcune nelle province dell’Alberta, del Seskatwan, del Manitoba e del British Columbia. Il governo ha trascorso i mesi scorsi a consultare le comunità selezionate e stilare una lista di requisiti richiesti per poter fare domanda ed accedere a questo programma. Per saperne di più occorre visitare la pagina omonima sul sito di immigrazione del governo canadese.

Un equilibrio politico fragile

Per il resto, il governo liberale continua a puntare pesantemente su politiche di inclusione e di uguaglianza di genere come il gap salariale tra uomini e donne, i contributi alle famiglie con figli piccoli e la legalizzazione della marijuana.

Che cosa ha in serbo il futuro per il Canada? Sicuramente saranno quattro anni difficili per un Paese che fino a pochi anni fa aveva un PIL fortemente trainato dal settore energetico. Il crollo del prezzo del petrolio assieme alla carenza di infrastrutture per il trasporto del bitume (ad oggi, tutto quello che viene estratto nelle miniere a nord dell’Alberta viene trasportato su strada), rende il petrolio canadese meno competitivo e dunque poco commerciabile sul mercato estero. Le differenze geografiche, soprattutto tra il Quebec ed il resto del Paese, rendono l’equilibrio politico del Paese molto fragile.

Rimarrà da vedere se il governo liberale riuscirà ad arrivare alla fine del mandato. Storicamente, un governo di minoranza non è mai durato più di due anni in Canada. Ma con l’NDP in bancarotta, che ha dovuto addirittura chiedere un mutuo sulla sede di Ottawa per spesarsi la campagna elettorale appena terminata e che quindi vorrà evitare a tutti i costi un’altra elezione a breve, probabilmente il governo Trudeau avrà poco da temere.

In ogni caso, il Canada dopo le elezioni rimane un Paese bello ed accogliente, un’ottima meta migratoria. E soprattutto, Trudeau rimane ancora oggi e per molti, quell’antidoto anti-Trump di cui il mondo ha sempre disperatamente bisogno.

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