Se è vero che ogni coppia ha una storia a sé, unica e irripetibile, è anche vero che le coppie expat sono accomunate da una serie di difficoltà che devono affrontare con il trasferimento all’estero.
Al fine di adattarsi con successo al nuovo contesto, le coppie expat devono infatti affrontare almeno quattro tipi di sfide: logistiche e organizzative, sociali, culturali e di ridefinizione della propria relazione.
Sfide logistiche e organizzative
Sono le prime a dover essere affrontate, alcune ancora prima del trasferimento. Occorre infatti trovare una casa in cui vivere, individuare una scuola per i figli (se ci sono), sottoscrivere le utenze per telefono, luce, gas. Una volta in loco inizia poi la ricerca di supermercati, medici, uffici pubblici per espletare le pratiche burocratiche ecc.
In questa fase la coppia si trova a dover fare alcuni compromessi, per esempio rispetto alla zona in cui vivere (vicino al lavoro di lui, di lei, vicino alla scuola dei figli…), o al budget da destinare all’affitto della casa (molti, avendo una casa di proprietà in Italia, si trovano ad affrontare questo tema per la prima volta). A volte il trasferimento implica che uno dei due lasci il proprio lavoro e che le risorse a disposizione siano temporaneamente ridotte. Anche questo può richiedere dei compromessi relativi alle esigenze tanto individuali, quanto comuni.
D’altro canto, essere in due è anche un punto di forza: la ripartizione delle responsabilità o della ricerca di informazioni, nonché il reciproco supporto fisico e psicologico ne sono solo alcuni esempi.
Aldo e Cristina si trasferiscono da Varese a Città del Messico, una città molto grande e con grossi problemi di traffico. L’ufficio di lui è esattamente dalla parte opposta della città rispetto alla scuola internazionale dei figli. Cristina accetta di andare a vivere vicino all’azienda del marito, salvo rinfacciargli quotidianamente, per i tre anni successivi, le 6 ore che trascorre ogni giorno in auto per accompagnare e andare a prendere i figli a scuola. Lo stress derivante dalla situazione scatena una dinamica di coppia alquanto malsana.
Sfide sociali
Dopo un’iniziale fase euforica, accade spesso che la coppia inizi a sentire la mancanza della famiglia di origine e della propria cerchia di amici. Viene a mancare quel senso di appartenenza che provi a casa (e di cui non ti rendi neanche conto) e appaiono allora sentimenti di nostalgia e solitudine.
All’inizio la routine esclusiva a due può essere divertente e a volte l’allontanamento dalla famiglia di origine può anche essere propizio. Arriva però il momento in cui la coppia ha bisogno di uno confronto con il mondo esterno, sia per uno scambio di idee e opinioni, sia come supporto psicologico. Essere l’unico punto di riferimento del partner può, infatti, essere emozionalmente molto pesante, specie in situazione di malessere di uno dei due, o di entrambi, e creare squilibri nella relazione.
Senza la possibilità di esprimersi all’esterno della coppia (in famiglia o nella cerchia di amici) la tensione tra i partner rischia di crescere notevolmente.
A questo punto crearsi un nuovo gruppo di amici diventa quasi uno dei tanti elementi della “to do list”, un obiettivo da raggiungere piuttosto che il risultato di un naturale processo di interazione sociale.
Anna e Luigi si trasferiscono da Cuneo a Bonn. Lui lavora, lei no. Non hanno figli. Bonn è una cittadina piuttosto piccola e relativamente poco internazionale, ad esclusione degli studenti Erasmus. Loro non parlano tedesco e fare amicizia non è semplice. In assenza di altre persone con cui interagire, Anna concentra tutte le sue aspettative su Luigi, che si trova però in una fase professionalmente delicata e non riesce a dedicarle molto tempo. Anna, che nel proprio contesto di origine capirebbe la situazione e appoggerebbe Luigi, a Bonn, lontana da famiglia e amici, si sente “abbandonata” dal suo compagno ed entra in una profonda crisi
Sfide culturali
Il primo scoglio è sicuramente la lingua. Spesso si parte con l’idea che tanto con l’inglese si risolve tutto, ma nella maggior parte dei casi non è proprio così. La lingua locale è fondamentale per fare la spesa, per comunicare con i vicini, per inserirsi davvero nella vita di tutti i giorni. La lingua è, infatti, la base per connettere con gli altri, entrare nel giro dei colleghi, partecipare agli eventi pubblici e comprendere la cultura locale. È anche un modo di mostrare rispetto per il paese che ti accoglie.
Oltre alla lingua, entrano in gioco elementi come le tradizioni, gli usi e i costumi, le norme non scritte. Le differenze possono riguardare la religione, le leggi, il modello di famiglia, il modello educativo, le questioni di genere…Capire e accettare le differenze può essere un processo lungo e complesso.
Federico e Simona si trasferiscono da Parma a Riad con due figlie in età adolescenziale. Per Federico, dopo anni di precariato in Italia, questa è finalmente una grande opportunità professionale. Purtroppo le differenze culturali sono estremante difficili da accettare per una famiglia occidentale. Simona e le ragazze patiscono molto la limitazione alla propria libertà e vivono con fatica il rispetto delle norme previste dalla cultura saudita. Federico fa del suo meglio per star loro vicino e sostenerle, ma loro dopo sei mesi gettano la spugna e vogliono tornare in Italia. Federico si trova a dover scegliere tra il lavoro e la famiglia.
Side legate alla ridefinizione della propria relazione
Durante il processo di adattamento al nuovo paese, all’interno della coppia si possono produrre molteplici cambiamenti. Il trasferimento coincide spesso con un cambio di ruoli, con un temporaneo squilibrio economico, specie se uno dei due ha dovuto lasciare il proprio lavoro per seguire l’altro. La mancanza di occupazione lavorativa può incidere sull’autostima e la perdita dell’indipendenza finanziaria può generare disagio e malessere, proprio perché cambia l’immagine di sé all’interno della coppia.
Inoltre per le coppie expat il ritrovarsi improvvisamente a due, lontani da famiglia e amici, mette i partner di fronte al proprio rapporto “nudo e crudo”, senza veli, nel bene e nel male.
Tutti questi cambiamenti richiedono un periodo di adattamento, oltre alla capacità di sincronizzarsi con l’altro, perché nel confronto con la diversità tutti cresciamo ed evolviamo, ma lo facciamo a velocità e ritmi diversi, ed è proprio questa asincronia che genera potenziali squilibri e conflitti.
Elena e Gianni lasciano Milano alla volta di Londra in seguito ad una promozione di lui. Elena, trentottenne, impiegata, con un lavoro non particolarmente gratificante, si dimette per seguirlo. Avendo due figli, Elena decide di utilizzare questi anni da expat per godersi i bambini, cosa che non ha potuto fare fino a quel momento a causa della vita frenetica di madre lavoratrice a Milano. Gianni si aspetta che lei, dopo un periodo di assestamento, cerchi un nuovo lavoro e ritorni ad essere la donna attiva e intraprendente che ha sposato. Elena, dal canto suo, si crea il suo giro di mamme expat ed è felice di potersi finalmente dedicare ai figli. Non prova a migliorare il suo inglese, non le interessa tornare a lavorare, vuole semplicemente prendersi una meritata pausa. Gianni non la riconosce più. I due, pur avendo preso insieme la decisione di partire per Londra, non si sono confrontati sulle aspettative che ciascuno di loro nutriva rispetto a quest’esperienza e, arrivati in UK, entrano in crisi.
Prevenire è meglio che curare
I cambiamenti e le sfide che le coppie expat affrontano in 6 mesi sono spesso maggiori di quelli che le coppie “sedentarie” affrontano nell’arco dell’intera relazione. Il numero, l’intensità e la contemporaneità di questi cambiamenti mette a dura prova la relazione. La coppia ne può uscire estremamente rafforzata o pesantemente debilitata.
In questi ultimi otto anni come Coach Strategico e Interculturale, ho avuto il piacere e l’onore di accompagnare molte coppie expat nel loro processo di adattamento. A chi sta per partire consiglio di includere nella fase preparatoria un lavoro di allineamento delle aspettative della coppia, da soli o con un coach, questo confronto è fondamentale. A chi è già all’estero e sta sperimentando qualche difficoltà consiglio di farsi aiutare e di non attendere troppo tempo. Rabbia e frustrazioni vanno elaborate ed è difficile farlo da soli. Saper chiedere aiuto è un vero segno di forza.