Gibilterra
Scoprire Gibilterra, tra ricchezza e timori da Brexit
Cristina Marconi

Cristina Marconi

Sono nata e cresciuta a Loano, in provincia di Savona e ho passato la mia infanzia tra mucche, pecore , cavalli , maiali... visto che mio padre era per il veterinario condotto della zona. Mi sono sposata in Israele con un israeliano che ha lavorato vent’anni per il suo governo. Mi sono sempre occupata di educazione: ho lavorato con bambini , ragazzi e adulti, dalle scuole materne all’Università. Insegnare è sempre stata una passione . Ho curato molti progetti, iniziative e manifestazioni per la scuola e per le istituzioni israeliane. Da tre anni e mezzo vivo a Manila.

Da Linea de la Concepción, cittadina andalusa di frontiera, conosciuta anche come “La porta di Gibilterra”, nelle ore di punta, si formano lunghe code di auto che attendono il proprio turno per passare i controlli, spesso minuziosi della dogana, superata la quale ci si imbatte in  una  sorta di full immersion nel mondo anglosassone: bobbies, autobus a due piani, cabine telefoniche rosse, bandiere inglesi, pub e sterline.

Un universo british sì, ma con un clima mediterraneo e a due passi dal continente africano. Quando il vento tira da ponente, Gibilterra è un paese baciato dalla luce del sole, mentre quando questo proviene da levante crea una nuvola molto caratteristica, che si posa ad anello sulla cima della Rocca considerata il simbolo di questo territorio britannico d’oltremare, un tempo colonia inglese.

Gibilterra

Un paese da sempre conteso

La Spagna ha rivendicato più volte in passato la sovranità di Gibilterra come parte integrante del proprio patrimonio culturale e territoriale. Questa piccola ma complessa realtà geopolitica di circa 6,8 km quadrati, nei secoli ha scatenato duri conflitti, lunghi assedi e continue tensioni che sono arrivate fino ai nostri giorni.

L’interesse per questo lembo di terra, visibile ad occhio nudo a chilometri di distanza, si deve a molteplici fattori, il più importante dei quali, vista la sua posizione geografica, è sempre stato quello strategico: Gibilterra era molto allettante per le corone e gli imperi colonialisti del passato (Spagna, Inghilterra, Olanda, Francia) che potevano così esercitare un eccezionale controllo marittimo sull’uscita dal Mediterraneo verso l’Oceano Atlantico e viceversa.

I vantaggi finanziari di Gibilterra per lavoratori ed investitori

Oggi l’interesse appare più economico e finanziario, in quanto Gibilterra, è un territorio d’oltremare britannico sì, ma con piena autonomia interna in materia fiscale (mentre il Regno Unito resta competente per le sue relazioni internazionali).

Con un Pil pro capite tra i più alti del mondo, circa 100 mila dollari nell’ultimo esercizio fiscale e con un tasso di crescita del 6% nel corso dell’ultimo anno, il Paese a livello economico si regge principalmente su tre settori: turismo, porti-navigazione e servizi finanziari. Quest’ultimo mercato, in particolare, rappresenta una grande ricchezza per Gibilterra. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, il suo valore si aggira intorno ai 9 miliardi di dollari di depositi e oltre 30 miliardi di patrimoni.

Sebbene dopo l’adesione al Common Reporting Standard (accordo del 2014 che elimina il segreto bancario), abbia perso lo status di paradiso fiscale, Gibilterra ha continuato ad attirare investitori e lavoratori di tutto il mondo, anche grazie alle misure contro le doppie imposizioni fiscali.

Le incognite della Brexit 

GibilterraIl momento storico per Gibilterra è molto delicato. La minaccia di un cambiamento di rotta per via della Brexit, rimandata, come è noto, al 31 gennaio 2020 ha già fatto sentire i suoi primi effetti.

Nel referendum del 2016 i trentatremila abitanti del piccolo stato, con il 95,9% dei voti contrari all’uscita del Regno Unito dalla UE, avevano espresso netta posizione per il remain, ma Fabian Picardo, capo del governo, dopo essere stato rieletto nelle elezioni anticipate dello scorso ottobre, non ha potuto che dire ai suoi concittadini “Get ready” (siate pronti).

L’incertezza politica non è indolore per l’economia locale. Patria delle società di gioco online più note al mondo, che da sole valgono il 25% del prodotto interno lordo, Gibilterra ha visto diverse note compagnie del settore trasferire le loro sedi nella più sicura Malta.

I gibilterrini, un crogiolo di etnie

La popolazione di Gibilterra è il risultato di un vero incrocio di etnie, un miscuglio di genti venute da ogni dove, non mancano all’appello neppure i galeotti del Regno di Granada che in alternativa alla prigione abitarono queste zone inospitali durante il XV secolo.

Molti nel passato anche gli italiani, soprattutto i genovesi, che nel XVI secolo parlavano il dialetto genovese, diffuso poi in tutta Gibilterra e praticavano la pesca d’alto mare. Ritroviamo ancora oggi i loro cognomi nel 20% della popolazione: da Bassano a Canepa, da Parodi a Bagnasco. Ma anche livornesi di origine ebraica, marocchini, maltesi, greci, andalusi, portoghesi, anglosassoni indiani, pakistani e chi più ne ha più ne metta.

Grazie agli inglesi la comunità di Gibilterra rappresenta un ibrido che convive in pace e tranquillità, nel rispetto dell’altro mantenendo le proprie tradizioni e la propria cultura.

Il llanito, il dialetto che fonde tutte le culture

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Forse solo nel llanito, dialetto che si basa su tutte le lingue presenti a Gibilterra, molto simile allo “spanglish”, si trova la fusione delle parti. Così si possono sentire frasi come: “Te llamo p’atrà anyway” (ti chiamo dopo), oppure “Hay un call pa ti” (C’è una chiamata per te) e ancora “Hombre, I’m telling you que no pwedes!” (Caspita, ti sto dicendo che non puoi!).

L’inglese è la lingua ufficiale di Gibilterra, ma il bilinguismo con lo spagnolo è la regola, e sono parlati anche il francese e l’arabo dei berberi e marocchini, spesso sentito per le vie o nelle moschee.

Non manca il ladino, parlato tra gli ebrei sefarditi. Facile ascoltarlo nell’antica Sinagoga Fiamminga del 1724, una delle più antiche nella Penisola Iberica, o nei ristoranti kosher, mentre si assaggia il cibo tipico.

Poca moda, molto sviluppo urbanistico

Nonostante Gibilterra abbia dato i natali al famoso ed eccentrico stilista Galliano, sembra che un tratto comune sia quello del “non buon gusto” e del fatto che i gibilterrini non abbiano una grande necessità di seguire la moda, come si percepisce nel vestiario e nella maggior parte dei negozi e boutique un po’ retrò e spesso anche un po’ sciatti.

Compensa la mancanza di stile, l’intraprendenza dei cittadini che ha permesso lo sviluppo ed il fiorire della città.  La crescita urbanistica sta varcando i confini della zona storica. Fuori dalle antiche mura e dai sui bastioni, si contano decine di gru che costruiscono le ultimissime zone residenziali, nonostante gli spazi siano limitati per evidenti ragioni geografiche. A partire dal North District, dove sorge l’Ocean Village” a Midtown, fino a Queensway, verso il South District, appartamenti e uffici di lusso con tutte le facilities per vivere comodamente, attendono i nuovi acquirenti con prezzi di acquisto che possono anche superare i settemila euro al metro quadro e affitti superiori ai duemila cinquecento euro nel centro cittadino.

Una manna per le agenzie immobiliari in cerca di clienti facoltosi, un po’ meno per chi a Gibilterra vuole lavorare senza avere enorme capitali. Proprio per via di questi prezzi, non sono pochi quelli che optano per il pendolarismo con la vicina e più economica Linea de la Concepción.

Come gli investitori, anche i circa 15 mila transfrontalieri che ogni giorno varcano il confine, guardano alla Brexit con preoccupazione, domandandosi quante ore di coda ci vorrebbero ogni giorno per andare a lavorare…

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