La nota scrittrice Francesca Scotti, residente da oltre dieci anni nel Paese del Sol Levante, racconta a ItalianiOvunque il suo Capodanno in Giappone. Cibo, riti e tradizioni nipponiche narrate da una firma d’eccezione.
Il passaggio da un anno all’altro è sempre un momento emozionante, delicato, fitto di aspettative. Il desiderio di buoni auspici coinvolge anche il cibo – attraverso il suo valore simbolico – che portiamo in tavola durante questa transizione. Se in Italia le lenticchie, il melograno e l’uva sono d’obbligo, in Giappone ho scoperto che il lavoro da fare per assicurarsi un anno fortunato – sotto molteplici punti di vista – è ben più complesso.
Innanzitutto l’Omisoka, la celebrazione tradizionale giapponese per l’ultimo giorno del 12° mese, viene condivisa con la propria famiglia: è un’occasione per incontrarsi, lasciare che l’anno passato si allontani e augurarsi ogni tipo di bene e fortuna per il futuro.
Le grandi pulizie di casa, il rito immancabile del Capodanno in Giappone
Nei giorni che precedono il 31 dicembre ci si ritrova a fare le grandi pulizie di casa e a cucinare i cibi della osechi-ryori che verranno consumati durante i primi tre giorni dell’anno, secondo una tradizione risalente all’epoca Heian (794-1185). In origine si trattava di preparazioni a base di verdure e pesce cotte in un brodo dolce, con salsa di soia e mirin, capace di renderli conservabili per più giorni anche senza refrigerazione. Con il tempo si sono aggiunti altri ingredienti e pietanze molte delle quali in grado di portare gioia e buona sorte – nelle più diverse sfumature – all’intera famiglia.
Per quanto riguarda le pulizie, posso dire di essermi applicata, mentre le abilità culinarie necessarie per preparare i cibi del capodanno Giapponese non mi hanno assistito, e così mi sono avvalsa degli ormai numerosi servizi di gastronomia espressamente dedicati a questo tipo di cucina. Confrontandomi con amici e colleghi giapponesi ho scoperto che sono ormai moltissime le persone che non preparano più queste pietanze da zero perché ciò richiede davvero molto impegno, capacità e tempo.
Certo, buona parte della meraviglia legata alla ritualità, all’uso di particolari contenitori laccati di forma quadrata a più piani (jubako) nei quali viene tradizionalmente servita la osechi-ryori – spesso molto preziosi e tramandati di generazione in generazione – viene così persa, in favore della nient’affatto poetica plastica. Ma la frenesia del quotidiano è ormai, ahimè, una consuetudine e così anche alcuni ristoranti o grandi magazzini offrono jubako per tre o quattro persone a cifre che partono dai 10,000 yen (circa 80 euro), e possono arrivare a cifre davvero importanti se preparati da ristoranti di fama. Ultimamente ho visto anche jubako in stile occidentale, con roast-beef, paté e formaggio.
Piccoli cibi, grandi significati
Sono davvero numerosi i piccoli cibi che compongono la scatola speciale che ho scelto, ciascuno portatore di un significato differente (ovviamente non esistono interpretazioni “ufficiali”, ma quelle che riporto sono le più comuni). Tra questi ci sono:
Kuromame: soia nera cotta a fuoco lento, leggermente dolce ma anche sapida. “Mame” (scritto con caratteri diversi) in giapponese può significare anche vigore, kuromame vengono mangiati per assicurarsi un anno di lavoro e vita in buona salute. Il colore nero ha inoltre il potere di tenere lontani gli spiriti maligni.
Tazukuri: sardine essiccate e candite. Tradizionalmente le sardine venivano utilizzate per fertilizzare le risaie e garantirsi un raccolto abbondante: si mangiano per avere un anno di prosperità.
Renkon: radice di loto marinata in aceto di riso. I molti buchi che la radice possiede naturalmente permettono di vedere attraverso (il futuro) senza difficoltà e ostacoli.
Datemaki: è una frittata dolce arrotolata, preparata con uova e pasta di pesce. Visto che la sua forma richiama quella di una pergamena, simboleggia il successo negli studi e in ambito culturale.
Ebi: Gambero. La forma inarcata del crostaceo ricorda la schiena di un anziano e le sue antenne due lunghi baffi. Per questo viene associato alla longevità.
Kobumaki: involtini di alghe kombu marinate con all’interno l’aringa. Il nome di questa pietanza riecheggia il verbo giapponese “yorokobu”, che significa “rallegrarsi”.
Ma se l’osechi-ryori, come detto, accompagna i primi giorni dell’anno, l’ultimo alimento che va consumato nel vecchio anno sono i toshikoshi soba, lunghi tagliolini di grano saraceno (come lunga ci si auspica sia la vita) serviti in un brodo caldo.
108 rintocchi di campana e musica in Tv
Oltre alle tradizioni legate al cibo ci sono diverse altre attività che è bene compiere prima che l’anno si concluda come appunto le pulizie profonde della casa e saldare i propri debiti. Allo scoccare della mezzanotte i templi del paese suonano le loro campane per 108 volte, tante quanti si dice siano i desideri mondani che, secondo gli insegnamenti buddisti, affliggono l’essere umano. Ascoltare i rintocchi allontanerà tali desideri uno dopo l’altro permettendo a ciascuno di ricominciare senza pesi sul cuore.
A questi momenti (e molti altri) che riprendono le antiche tradizioni il capodanno in Giappone ne affianca alcuni meno simbolici e spirituali, come quello di guardare un programma televisivo musicale Kohaku uta gassen (Red and White Song Contest), durante il quale cantanti giapponesi tra i più famosi vengono divisi in due squadre – femmine, squadra rossa contro maschi, squadra bianca – che si sfidano a suon di performance spettacolari.
Anche il 1° gennaio ha le sue usanze, come osservare sorgere il primo sole e visitare i santuari per rendere omaggio con la prima preghiera dell’anno (questo anche il 2 o il 3 di gennaio), hatsumode.
L’anno del Topo
Il 2020 sarà l’anno del Topo, il primo animale dello zodiaco cinese (lo stesso usato anche in Giappone), ovvero il primo che, secondo la leggenda, ha vinto la sfida lanciata agli animali dall’Imperatore di Giada: soltanto i dodici che sarebbero riusciti a raggiungere la sua casa avrebbero fatto parte dello zodiaco. Un buon nuovo anno ai nati sotto il segno del Topo, istintivi, ottimisti, vigili …. e un buon anno a tutti!