La guerra contro il coronavirus ci obbliga da settimane a restare confinati nelle nostre case. Trascorrere le giornate in compagnia di un buon libro è uno dei modi migliori di utilizzare il nostro tempo. Abbiamo chiesto alla nostra collaboratrice Giuditta Casale, nota blogger letteraria, di suggerirci 5 libri per la resistenza (in senso esteso) in questi tempi difficili.
Ecco le sue scelte:
1. Un altro candore, Giacomo Verri (Nutrimenti Edizioni)
Con “Un altro candore” (Nutrimenti) Giacomo Verri torna in libreria, dopo aver esordito con “Partigiano inverno“, sempre per Nutrimenti e finalista al Premio Calvino, romanzo in cui la lingua era la protagonista assoluta, e “Racconti Partigiani” per Edizioni Biblioteca dell’Immagine.
Nel consigliare titoli di recente pubblicazione che avessero a che fare con la resistenza non potevo, dunque, che partire da lui. Anche se in questo nuovo romanzo il tempo della Resistenza, a differenza dei precedenti, è un punto di partenza per raccontare le vite e gli intrecci dei personaggi di diverse generazioni a partire dalla metà per arrivare alla fine del Novecento, al 1993 per la precisione. Un anno che non mi sembra scelto a caso, per necessità anagrafica dei personaggi, ma come fine di un mondo, quello della Prima Repubblica che dalla Resistenza ha tratto inizio.
Il romanzo attraversa la seconda metà del Novecento, mostrando come le potenzialità sperimentate nel periodo resistenziale, non tanto politiche quanto civili, come l’amore omosessuale o l’indipendenza femminile, furono poi negate o non realizzate interamente. Accanto ai personaggi, un ruolo predominante ha Giave, la cittadina immaginaria in cui è ambientato il romanzo, che deve il suo nome alla crasi tra il nome e il cognome dello scrittore, e che riecheggia altri luoghi immaginari di provincia, come la cittadina di Holt di Kent Haruf.
La domanda che spinge a leggere “Un altro candore” potrebbe essere: che vita hanno avuto un gruppo di amici, dopo aver lottato insieme nella Resistenza? Come quell’esperienza così piena e felice ha messo a repentaglio la loro relazione?
2. Per chi è la notte, Aldo Simeone (Fazi Editore)
Ho letto “Per chi è la notte”, l’esordio nella narrativa di Aldo Simeone per Fazi, con grande entusiasmo e coinvolgimento perché mi è sembrato un racconto originale sulla Resistenza, pur ponendosi nel solco di Fenoglio e di Calvino.
Non so se queste fossero le reali intenzioni dello scrittore, o se forse volesse semplicemente raccontare un momento simbolico come quello della Resistenza, in cui per tutti vi fu una chiamata alle armi. Fatto sta che, come avviene per tutti i libri di forte ispirazione, è scattato immediato in me, lettrice appassionata di Calvino, il pensiero a Pin, per la voce bambina a cui Aldo Simeone ha affidato il racconto della storia, e a Fenoglio per l’attenzione a non edulcorare la Storia, senza per questo mischiare le carte e mancare di riconoscere quale fosse la scelta giusta e da che parte bisognasse stare.
La voce narrante di “Per chi è la notte”, ma anche l’anima oltre che lo sguardo interpretativo con cui sono colti e vissuti gli eventi, è un ragazzo di soli undici anni, Francesco, emarginato con la madre e la nonna dalla comunità del paese perché figlio di un disertore. Sarà lui a trascinarci come lettori nel folto del bosco, tra avventura gioco sogno e crescita, alla scoperta e maturazione di sé ma anche della Storia, che sembra lontana e che invece si abbatterà con tutta la tragicità del momento sull’intera piccola comunità.
“Per chi è la notte” mi sembra che si innesti con consapevolezza nell’alveo della letteratura resistenziale che ha segnato una pagina importante e fondamentale della letteratura italiana, ma nello stesso tempo si abbandona al visionario e all’onirico, questo il passo narrativo più inedito del romanzo, partendo dal bosco, luogo fatato e magico per tradizione narrativa, che nel romanzo diviene emblema del caos dei tempi e della distruzione del mondo, e infine della tragicità della situazione.
La domanda che spinge a leggere “Per chi è la notte” potrebbe essere la stessa del titolo: Per chi è la notte?, che è formula che gli streghi, abitanti misteriosi e minacciosi del bosco, rivolgono a chi osi attraversarlo di notte e venga da loro scoperto.
3. Mara. Una donna del Novecento, Ritanna Armeni (Ponte alle Grazie)
Ho letto il nuovo romanzo di Ritanna Armeni, “Mara” (Ponte alle Grazie), e ho trovato coraggioso e necessario il tentativo, pienamente riuscito, di fare una storia condivisa, che non edulcori né minimizzi le responsabilità e le possibilità di scelta, ma che nello stesso tempo affida ai lettori la realtà dei fatti con quel tratto romanzesco che rende la narrativa più lungimirante del saggio storico.
Mara e Nadia sono figlie della piccola borghesia romana, al tempo della dittatura fascista: giovani donne che si stanno formando in un regime totalitario. Effervescenti e appassionate fasciste, con la freschezza e l’energia che possono dimostrare i giovani, quando guidati e indirizzati. Non fanatiche, e mai lo saranno, ma manipolate dal regime.
Sullo sfondo una Roma borghese e quotidiana, e la Storia che correndo spedita rimane dietro le porte delle vicende private ed è vista dalla serratura della stanza di Mara, con le sue aspettative e necessità.
Alla voce di Mara, e quindi al ritmo romanzesco della narrazione, Ritanna Armeni ha affiancato la propria, per delucidare e informare sui fenomeni legati al femminile nell’epoca fascista e far scoprire al lettore tanti elementi “mancanti” nella percezione comune. Le due voci così alternate ricostruiscono in maniera lucida e concreta il tempo storico, ma soprattutto palesano l’esigenza di una storia comune e condivisa.
Con le donne di “Mara” Ritanna Armeni fa un esperimento particolare: raccontare il ruolo della donna durante il fascismo non attraverso le grandi figure femminili che in un certo senso lo hanno caratterizzato e che sono citate per lo più nelle parti “saggistiche”: Margherita Sarfatti, Elisa Majer Rizzioli, Regina Terruzzi e Ondina Valla, che vince la medaglia d’oro femminile alle Olimpiadi di Berlino; ma attraverso le donne “comuni” come Mara, Nadia e la zia Luisa. Donne intelligenti e determinate, che possono incarnare più che rappresentare la donna fascista nel suo essere concreto, anche e soprattutto in contrapposizione all’ideologia fascista che le voleva appiattire e raffigurare nel ruolo di madri e mogli. Nessuna di queste donne lo fu così come richiesto dal Duce.
La domanda che spinge a leggere “Mara” potrebbe essere: ma accanto alle donne partigiane, ci furono anche donne che nell’adesione al fascismo non hanno abdicato e che non hanno rinunciato alla loro intelligenza critica? È importante conoscere anche la loro storia?
4. Prima di noi, Giorgio Fontana (Sellerio)
“Il Grande Romanzo Italiano”, alla maniera del Grande Romanzo Americano, modello della Letteratura del Novecento, lo scrive Giorgio Fontana, con “Prima di noi” (Sellerio), come è stato definito da Marco Missiroli.
In compagnia della famiglia Sartori, Giorgio Fontana attraversa un secolo di storia, dal Friuli alla Lombardia, dalla Prima guerra mondiale a un pomeriggio del 2012 in cui i destini dei Sartori, giunti ormai alla quarta generazione, si riallacciano tra di loro, come reduci dalla guerra più grande che è la vita stessa e l’amore che le è strettamente connesso. Con “Prima di noi” Giorgio Fontana allarga gli orizzonti narrativi, senza tralasciare i temi che gli sono più cari: la giustizia, il senso delle singole esistenze, la libertà, la responsabilità, la relazione tra padri e figli. Ma se con i romanzi precedenti erano indagati nello sviluppo di una singola vita, in “Prima di noi” è un’intera famiglia che marcia tra le pagine e con essa inesorabile la Storia, che non prende mai il sopravvento ma è sempre domata e filtrata attraverso le vicende dei personaggi.
Il romanzo si apre con una diserzione, quella del capostipite, Maurizio. Una doppia diserzione per la verità: militare, con l’abbandono dell’esercito durante la prima guerra mondiale, e personale, con la fuga alla notizia che Nadia, la figlia del fattore che l’ha ospitato e nascosto, è incinta.
Il motivo della Resistenza, da Fontana già indagato con grande acribia e spessore in “Morte di un uomo felice”, vincitore nel 2014 del Campiello, irrompe nella vita di Gabriele e dei fratelli, e ciascuno dei tre reagisce e l’affronta in base alla propria indole ma anche al ruolo all’interno della famiglia e della società: Gabriele si nasconde; Renzo affianca i partigiani; Domenico parte per primo come volontario in Africa. Ma l’intero romanzo che si snoda fino al nuovo millennio racconta il modo diverso dei vari componenti della famiglia di resistere alla vita, al dolore, all’inadeguatezza e a quel vuoto che ciascuno di loro sente dentro e cerca di riempire come può e come sa.
Lo scrittore riesce a tenere insieme tutto il Novecento, con uno sguardo lucido e ficcante che non si sofferma solo su dati, fatti, eventi che rimangono per lo più sullo sfondo delle vicende dei personaggi.
Come i tre fratelli Sartori, Gabriele Domenico e Renzo, vivono la tragicità della Seconda Guerra Mondiale è emblema del passo narrativo nei confronti della Grande Storia. Una “diserzione” forse anche la loro dal lasciarsi trascinare dalla “fiumana” della guerra e una diserzione quella dello scrittore dal calpestare il palcoscenico del Novecento in maniera consueta; uno sguardo invece che diventa critico, ricco di domande che non vogliono risposte ma continuamente spingere il lettore a riflettere in modo personale, dialettico, non manicheo.
Il Novecento diventa storia vissuta più che Storia narrata e in questo il lettore è continuamente stimolato e pungolato a prendere parte al dibattito interno alle pagine: gli interrogativi sono una delle caratteristiche del passo stilistico di Giorgio Fontana che trova continuità dai romanzi precedenti.
La domanda che spinge a leggere “Prima di noi” potrebbe essere: esiste il Grande Romanzo Italiano? Racconta anche di me e di quello che c’era prima di noi e che ci ha resi quello che siamo?
5. Il giuramento, Claudio Fava (Add editore)
Nel 1931 il Fascismo impose a tutti i docenti universitari di giurare fedeltà al partito:
– Cos’è questa storia?
Il preside non alzò neanche gli occhi dalle minchiate che stava scrivendo. Fece una vocina di circostanza, senza sgarbo né impegno.
– Si accomodi, professore. Non è il primo che mi fa questa domanda oggi.
Accomodarsi? Lui voleva risposte, non chiacchiere. Restò diritto, impalato, in piedi. Fino a quando il signor preside alzò su di lui uno sguardo annoiato.
– Diciamo che è una formalità.
Il discorso che il professore s’era preparato gli si ammosciò in testa. Che c’entra un giuramento con una formalità? Che gli furriava in testa al preside e agli amici suoi?
– Io ho già prestato giuramento al re trent’anni fa.
– Bravo. Anch’io.
– E adesso perché pure a Mussolini?
Ispirandosi liberamente alla figura di uno dei dodici professori, che contrariamente agli altri 1238 decisero di non cedere al ricatto del Duce e si rifiutarono di prestare il giuramento preteso, Claudio Fava, sceneggiatore di “I Cento passi”, scrive “Il giuramento” per la casa editrice torinese Add editore, con la quale ha già pubblicato “Mar del plata”, un romanzo sulla dittatura argentina che vanta sei edizioni, 15.000 copie vendute e la traduzione in Spagna, Francia e Norvegia.
Medico legale e docente universitario, il professore, protagonista del romanzo, è assuefatto alla routine della sua vita. I suoi allievi sono l’unico elemento vitale di una vita appartata e solitaria, che non si vuole concedere opportunità, neppure la passione, forse corrisposta, per la donna che lo accudisce da anni, Tilde. Di fronte all’imposizione fascista, lui che aveva guardato senza simpatia ma con noncuranza all’ascesa di Mussolini, ha un moto di orgoglio etico, e nonostante la pressione del preside e dell’unico collega amico, il ginecologo socialista Gualtieri, decide di non abbassarsi a quella che alla sua età e sul finire della sua carriera universitaria potrebbe essere tacciata per sempre di infamia. Non presta il giuramento e ne paga le conseguenza con animo fermo e deciso.
Attraverso la figura di Carrara, Fava ci ricorda e in qualche modo ci racconta anche gli altri: Ernesto Buonaiuti, Gaetano De Sanctis, Giorgio Errera, Giorgio Levi Della Vida, Fabio Luzzato, Piero Martinetti, Bartolo Nigrisoli, Francesco Ruffini, Edoardo Ruffini Avondo, Lionello Venturi, Vito Volterra.
La domanda che spinge a leggere “Il giuramento” potrebbe essere: quanto costa la libertà? Come si scopre di essere liberi?