Una voce portentosa e una passione per la musica lirica ereditata dalla mamma e dal nonno fanno di Benedetta Orsi, mezzosoprano bolognese trapiantata negli Stati Uniti, un talento italiano di quelli che incantano il pubblico d’oltre Oceano. La cantante è diventata mamma in piena pandemia, con tutte le difficoltà del caso.
Una formazione tutta italiana la sua: diplomata in Canto Lirico al Conservatorio di Modena e studente al tempo stesso dell’Accademia Filarmonica di Bologna ha frequentato anche Master Class europee con mezzo soprani del calibro di Teresa Berganza in Spagna.
La sua passione, nasce da piccola, all’età di quattordici anni frequentando la scuola bolognese di Tania Bellanca, che riproponeva spettacoli di Broadway in lingua originale. Il primo approccio è con la musica pop e il teatro, ma Benedetta come spesso le dicono i suoi insegnanti, è molto dotata e un talento “sprecato” per quel tipo di musica. Più di uno le propone la lirica, che si adatterebbe meglio alle sue capacità.
La vera chiave di volta per la sua vita artistica la deve alla mamma che è sempre stata una fervente frequentatrice dei teatri e una grande amante della musica classica. Così, davanti a una giovane adolescente incerta sul suo futuro e completamente a digiuno di opere teatrali, mamma Orsi decide di portarla alla Scala di Milano a vedere “La Traviata” di Verdi diretta da Riccardo Muti. Ricorda:
Finito lo spettacolo ho detto: se io ho anche un’unica possibilità nella mia vita di fare qualcosa sul palcoscenico è quello ciò che voglio fare.
Gli esordi e l’approdo a New York
Dopo il diploma al conservatorio, Benedetta Orsi inizia a interpretare molte opere di musica sacra, soprattutto nel nord Italia: Modena, Parma, Milano. La sua carriera prende il volo però a Manchester debuttando nei ruoli delle tre grandi regine donizettiane: “Anna Bolena”, “Maria Stuarda” e “Roberto Devereux” per tre anni consecutivi. Il suo centro però è sempre Bologna. In Inghilterra rimane il tempo delle produzioni per poi tornare in Italia e riprendere le interpretazioni sul territorio nazionale. Dice:
La mia base è stata Bologna fino al 2009, quando poi si sono aperte le porte degli States grazie ad un concorso che ho vinto, che mi ha permesso di rimanere a New York per quattro mesi con un visto lavorativo. Qui ho fatto il mio primo debutto alla Carnegie Hall insieme alla fondazione Alexander & Buono International.
La Carnegie Hall, per Benedetta rappresenta non solo il sogno di una vita, ma anche un vero e proprio trampolino di lancio per la sua carriera che da lì in poi si sviluppa nella Grande Mela. Grazie infatti alla sua interpretazione, la stessa fondazione decide di assumerla come collaboratrice, figurando come sponsor per l’ottenimento del visto lavorativo a lungo termine.
Per i successivi quattro anni la mezzosoprano bolognese calca i principali teatri di New York e Miami.
L’importanza della lingua italiana nell’opera
Oltre ad esibirsi in scena, Benedetta Orsi ricopre anche un ruolo come insegnante di dizione italiana rivolta ai cantanti per la Fondazione con la quale collabora. Dice sorridendo:
Uno penserebbe che sia scontato per un cantante approfondire una lingua, anche se non è la sua per interpretare un’aria. Invece non è così. Ci sono molti artisti che non hanno la più pallida idea di che cosa cantino, non solo in America, anche in Italia.
Il suo essere italiana doc le permette di aiutare tanti colleghi ad affrontare il palcoscenico nel modo adeguato. Grazie a questo lavoro scopre anche la sua passione per l’insegnamento e, dopo aver ricevuto tanto dai suoi maestri di canto nel tempo, è felice di poter restituire ad altri allievi lo stesso entusiasmo.
Galeotta fu la Carmen di Bizet
Nel 2017, Benedetta Orsi ottiene un contratto per interpretare la “Carmen” di Bizet a Saint Louis, dove si ferma un mese per il debutto. Qui conosce un giovane Direttore d’Orchestra domenicano, Darwin Aquino con cui è un immediato colpo di fulmine. La sintonia che si instaura tra i due mette in moto una serie fortunata di conseguenze lavorative che si traducono in offerte quasi immediate sia da parte della compagnia teatrale, sia da parte dell’Università Statale del Missouri.
La scelta di trasferirsi definitivamente a Saint Louis è spontanea e immediata. Dopo un breve ritorno a New York, Benedetta e Darwin decidono di stabilirsi insieme a Saint Louis. Si sposeranno a Santo Domingo l’anno successivo.
Un cambiamento incisivo
Il passaggio da New York a Saint Louis è molto netto, ma non per questo meno positivo. Spiega la mezzosoprano:
A New York ogni giorno è una sfida per mantenere il posto di lavoro, per trovare nuove realtà con cui collaborare. Il bacino di cantanti che quotidianamente affollano i casting è sorprendente.
Mentre Saint Louis ha una realtà musicale bellissima e a misura d’uomo: ci sono teatri, un’orchestra sinfonica, una filarmonica, tre teatri d’opera e c’è moltissimo lavoro sotto il profilo musicale. È stato un po’ tornare indietro a quello che mi mancava. Ricorda molto l’Italia. Ho ritrovato la dimensione della casa e la serenità delle quattro mura.
Benedetta Orsi continua stabilmente il suo lavoro in Università insegnando canto lirico e dizione, e parallelamente ha il suo studio dove insegna canto privatamente. Non mancano le apparizioni sui palcoscenici importanti, che rappresentato sempre il fulcro della sua passione.
Dal teatro d’opera alle incisioni dei dischi
Nel 2015 Benedetta ha inciso il suo primo album solista dal titolo “Christmas around the world” che rappresenta un mix di generi dal classico al jazz, L’album viene candidato ai Global Music Award California dove riceve due medaglie d’argento.
Dopo il successo del primo disco, nel 2019 la mezzo soprano viene contattata per registrare un altro album questa volta dedicato all’amore, dal titolo evocativo “La Vox d’amour”, una raccolta di arie d’opera e da camera francesi e che questa volta viene candidato per ben 3 medaglie ai Global Music Award.
L’amore ancora una volta è l’ingranaggio che porta dei cambiamenti nella vita di Benedetta Orsi, la sua relazione con Darwin, evolve anche sotto il profilo artistico, regalando alla sua voce una tonalità ancora più dolce e matura di prima. Dice:
Qualsisia persona completa con un’altra metà, raggiunge una maturità e un livello emotivo che si manifesta nello stesso tempo necessariamente anche nella musica.
Le differenze con l’Italia
Il suo grazie più grande, Benedetta lo deve alla sua famiglia, che sin dagli inizi l’ha sempre spinta a provare, sperimentare e andare dove c’erano possibilità concrete di carriera. Dice:
Purtroppo l’aspetto negativo del nostro lavoro è che ci vogliono grandi disponibilità economiche. Soprattutto se le possibilità lavorative si manifestano all’estero, è indispensabile all’inizio avere le spalle coperte.
Il primo scoglio da superare spesso è l’accesso alle selezioni
Partecipare ai concorsi canori in Italia costa moltissimo, in alcuni casi parliamo di centinaia d’euro, mentre in America il costo massimo per un’audizione è di 35 dollari, alle volte è solo richiesto un contributo per il pianista. I giovani negli Stati Uniti hanno la possibilità di sperimentare molto di più, di farsi conoscere con più facilità e di approdare sul palcoscenico, in Italia questo è un processo più difficile e non sempre alla portata di tutti.
Il sogno italiano
L’orizzonte più immediato si è concretizzato da pochissimo e rappresenta senza dubbio una delle sinfonie più belle che Benedetta e Darwin abbiamo composto insieme: la nascita del loro primo figlio.
Un grande rimpianto di Benedetta Orsi, da sempre innamorata dell’Italia, è quello di essersi espressa poco nel Paese del Bel Canto, la sua carriera è esplosa all’estero, ma il suo sogno nel cassetto è interpretare “Sansone e Dalila” alla Fenice di Venezia. Dice:
Siamo entrambi innamorati del clima Europeo, abbiamo lavorato molto in Germania, Francia e Inghilterra. E ovviamente siamo innamorati dell’Italia, se ci fosse un’occasione lavorativa interessante per rientrare, la prenderemmo al volo.
L’arrivo del primo figlio in piena pandemia Covid-19
Di certo il momento storico rende un po’ più complicata la realizzazione dei sogni della mezzo soprano italiana perché anche negli Usa sono numerose le restrizioni legate alla pandemia, che ha messo in ginocchio moltissime realtà locali e debilitato fortemente tutte le attività legate al mondo dello spettacolo. Dice Benedetta:
Purtroppo a causa del covid19 molte attività musicali sono state cancellate o posticipate: quest’estate mi avrebbe visto coinvolta in una serie di concerti con l’orchestra per il lancio del mio nuovo album qui in America, ma purtroppo al momento tutto è stato sospeso. Ancora in forse gli eventi a partire dai primi di ottobre, anche se si parla già di un possibile concerto “virtuale” anziché aperto al pubblico. Posticipate anche le attività corali per le quali l’orizzonte sembra ancora più lontano.
Anche Benedetta Orsi, che è una delle principali coriste del Women’s Hope Chorale, deve accettare le decisioni del governo di rimandare il debutto della Messa Jazz a St. Louis che doveva tenersi a maggio, a novembre, con la speranza che non venga rinviato nuovamente. Ma oltre alle limitazioni professionali, Benedetta è stata colpita personalmente dalla pandemia. Lo scorso 2 aprile infatti ha dato alla luce il suo bambino, con parto cesareo, in un clima surreale. Racconta:
Per fortuna il boom del virus non era ancora arrivato a St. Louis e così mio marito ha potuto assistere e starmi accanto, ma ogni mattina c’erano continui check per essere sicuri che non avessimo febbre o sintomi, non si poteva lasciare la stanza ed il personale infermieristico era ridotto. Ma il difficile è arrivato quando ci hanno comunicato che mi avrebbero mandato a casa dopo nemmeno 48 ore dall’intervento: trovarci a casa, soli con un neonato, senza nessun aiuto ed io senza potermi muovere dal letto è stato difficile. Quando dopo due giorni ho avuto alcune complicazioni, ho dovuto decidere se andare al pronto soccorso (cosa sconsigliata dalla mia ginecologa vista la possibilità di contrarre il coronavirus) o stare a casa sperando che non fosse niente di grave. E per fortuna cosi è stato. Il dispiacere più grande è stato non poter avere i miei genitori vicini. Avevano pianificato di venire in America fino alla fine di aprile, poi ovviamente hanno dovuto rinunciare per il lockdown. Trovo che la cosa più terribile del Corona Virus risieda nella privazione degli affetti più cari, l’impossibilità di stare accanto alle persone che amiamo.
Benedetta però oggi ha una forza in più che le arriva proprio dal suo piccolo Riccardo e dalla gioia di essere ormai una mamma a tempo pieno e guarda con positività al domani, con la certezza che anche dalle situazioni critiche può nascere un mondo migliore in grado di farci apprezzare davvero le sorprese che ci riserva la vita.