Aiutare le persone progettando oggetti e soluzioni che migliorino la qualità della vita. È la missione di Matteo Zallio, giovane architetto piemontese in forza tra i ricercatori della Stanford University. La sua ultima creazione è la maniglia anti-Covid Handy, una sorta di “gancio” che permette di aprire qualsiasi porta senza toccare direttamente le maniglie.
Un prodotto che, come ben dice il suo nome, dà letteralmente una mano a evitare il rischio di contagio da coronavirus, ma che all’occorrenza può diventare un utile accessorio dalle svariate funzioni, come un portachiavi, un apribottiglie o un appendi-borse. Handy, infatti è un tool semplice da utilizzare che può essere prodotto con una stampante 3D a casa o tramite i vari servizi online che inviano oggetti stampati in 3D a domicilio.
La nascita di un inventore
Nato ad Alessandria nel 1986, Matteo Zallio fin da bambino è attratto da tutto ciò che si può costruire, smontare e rimontare, perciò dopo il liceo scientifico decide di iscriversi alla Facoltà di Architettura a Genova dove, nel 2011, si laurea a pieni voti.
Sono anni difficili dal punto di vista occupazionale e il giovane architetto decide di investire il suo tempo specializzandosi nel settore del product design. Vince una borsa di studio per il dottorato in disegno industriale, con focus sulla user experience e trascorre quattro mesi di studio alla Loughborough University, una delle migliori scuole di design del Regno Unito. Racconta l’inventore di Handy:
Nel 2015 ho ottenuto il dottorato internazionale e mi sono messo a cercare lavoro ma nell’ambiente degli studi di architettura trovavo solo ruoli che richiedevano tecnicismi, mentre la parte creativa e di contatto con la gente, che è quella che a me piace, era molto limitata. Alla fine sono stato assunto come Export Sales Manager per una compagnia che produceva ed esportava macchine per il packaging.
L’esperienza di Matteo Zallio nella nuova azienda è molto formativa:
Facevo i rilievi nelle aziende e preparavo i preventivi per le nuove linee. Usavo solo il dieci per cento di quello che avevo imparato ma avevo la possibilità di viaggiare, usare le lingue e conoscere tante persone. È stata una grande esperienza che mi ha permesso di conoscere aspetti che poi mi sono tornati utili quando ho cominciato a lavorare per conto mio. Però, quello che mi piaceva davvero fare, non lo facevo.
A Dublino la prima startup
Deciso a mettere in pratica le competenze acquisite durante il dottorato, basate sull’architettura intelligente e sulle tecnologie assistive, ovvero quelle capaci di adattare le abitazioni alle esigenze delle categorie più deboli, Matteo Zallio si mette alla ricerca di un post dottorato dedicato a questo settore e fa domanda presso due Università, tra cui la Technological University di Dublino, dove viene accettato. Lasciare il lavoro non è così semplice, ma lo spirito di intraprendenza e la voglia di conoscere una nuova realtà sono stimoli più forti dei benefit aziendali. Racconta:
Vivere a Dublino mi ha permesso di approfondire la cultura locale e di mettermi in gioco. In quel periodo ho progettato “Tailt” una luce intelligente per le bici, integrata nel parafango posteriore e con indicatori di direzione, con la quale ho vinto un premio dell’autorità della sicurezza stradale irlandese. Grazie a questo progetto ho aperto la mia prima startup, che non è finita bene perché i costi di produzione e distribuzione erano alti, ma che mi ha insegnato molto. Prima di trasferirmi negli Usa ho ceduto i diritti all’incubatore che mi aveva aiutato a sviluppare l’idea.
L’approdo nella Silicon Valley
Sempre in cerca di nuove esperienze che gli permettano di crescere, Matteo Zallio dopo tre anni di vita in Irlanda decide di fare domanda per una fulbright fellowship a Stanford. Racconta l’architetto:
Sapevo che era difficilissimo ottenere il finanziamento per fare ricerca a Stanford e non pensavo di avere possibilità. Invece sono stato preso e nel settembre del 2018 mi sono trasferito. I primi giorni sono stati “wild”. Noi europei siamo abituati a un approccio diverso, più “accogliente”. Qui è stato tutto più difficile. Quando sono arrivato avevo solo un appartamento affittato con Airbnb per cinque giorni.
A Stanford il futuro inventore della maniglia anti-Covid Handy comincia a lavorare su un sistema di certificazione della qualità abitativa e si lascia presto contaminare dal modo di lavorare della Silicon Valley, approfondendo lo studio dei modelli comportamentali delle persone:
Cerco di capire quali sono i problemi che le persone hanno quando usano un oggetto o prendono un mezzo di trasporto. Invece di sviluppare un semplice prodotto, sviluppo un’esperienza utente.
Dall’osservazione della realtà alla maniglia anti-Covid Handy
Come tutto quello che accade nella Silicon Valley, anche la crescita professionale e personale di Matteo Zallio a Stanford subisce un’accelerazione. Il giovane ricercatore comincia a dare lezioni in un’Università privata di San Francisco e viene spesso invitato come speaker dalle principali multinazionali californiane.
Attento osservatore del comportamento umano, l’architetto non può non notare come la pandemia modifica i gesti delle persone, anche quelli più banali, come aprire una porta o digitare un codice a uno sportello automatico. Racconta:
L’idea della maniglia anti-Covid Handy è nata mentre ero fermo in auto davanti a un ufficio postale. Aspettavo una persona e vedevo la gente che per entrare cercava in tutti i modi di evitare di toccare le maniglie. Alcuni utilizzavano guanti, altri fazzoletti, altri premevano con il piede, il gomito, il ginocchio, con risultati quasi da contorsionista. Incuriosito, mi sono messo a fare delle foto
Dall’osservazione all’azione per Matteo Zallio il passo è breve:
La sera a casa ho fatto un disegno e l’ho stampato in 3D. Pochi giorni dopo l’ho messo online con un video ed è andato bene perché, a differenza di altri oggetti simili, Handy permette di non fare sforzi con il braccio, dato che lavora sempre in asse con la nostra mano. Inoltre si impugna con due dita, perciò non ha rotazione.
La maniglia anti-Covid Handy è un tool open source completamente personalizzabile e ha permesso a Matteo Zallio di entrare in contatto con diverse aziende. In questo momento l’architetto italiano sta valutando varie proposte per distribuirlo.
Tante idee e un libro nei suoi progetti per il futuro
Dopo due anni di vita americana Zallio ha tra i suoi progetti un libro dedicato a come gli architetti e i progettisti possono aiutare le persone a “diventare designer delle proprie soluzioni” e nel frattempo riempie fogli di appunti con idee per nuovi prodotti.
All’inventore di Handy, la California sembra fornire grande ispirazione, infatti, benché come tanti expat senta la mancanza degli affetti, non pensa a rientrare in Italia, almeno a breve. Spiega:
Io mi sono abituato allo stile di vita locale e la cosa che apprezzo di più qui è la “frizzantezza” dell’ambiente, cioè la possibilità di vivere una zona in cui sai che puoi sviluppare contatti che prima potevi solo sognarti. Qui le opportunità sono continue, i tempi di assunzione rapidi ed è molto più facile realizzare un prodotto da portare sul mercato. In più, la California, con i suoi paesaggi mi ha affascinato.
Con tanto entusiasmo non è difficile immaginare che Matteo Zallio presto tornerà alla ribalta delle cronache con qualche nuova idea utile alle persone, specie quelle più svantaggiate come gli anziani o i disabili, che sono spesso al centro delle sue ricerche. Il suo grande sogno, infatti è nobile:
Vorrei riuscire ad avere la mia azienda o il mio centro di ricerca che possa sviluppare idee utili per renderle fruibili a chi ne ha bisogno. Vorrei poter creare prodotti con un ritorno etico.