Alessia Laudoni
Alessia Laudoni, la fotografa delle donne
Patrizia La Daga

Patrizia La Daga

Giornalista milanese, co-fondatrice di ItalianiOvunque.com. Si è sempre occupata di temi economici, sociali e culturali e ha condotto trasmissioni televisive su emittenti private. Dal 1999 risiede in Spagna, a Barcellona, dove per alcuni anni ha fondato e diretto la rivista a diffusione nazionale "Ekò", specializzata nella new economy. Nel 2012 ha creato Leultime20.it, sito dedicato ai temi letterari e culturali. Dal 2018 organizza e presenta l'evento di storytelling motivazionale Leadership Arena con grandi personaggi italiani e spagnoli. Leggere, viaggiare e fare sport sono le sue grandi passioni (dopo i suoi due figli).

Per presentare Alessia Laudoni basterebbe parlare del suo straordinario portfolio come fotografa di moda. Ritratti femminili pubblicati sulle riviste più famose del mondo, da Vogue a Cosmopolitan da Elle a Marie Claire, oppure delle campagne pubblicitarie per marchi notissimi come Maybelline New York. Ma se ci si limitasse a descrivere la protagonista di questo articolo come una fotografa di successo le si farebbe un torto. La verità è che quando la incontri capisci che dietro ai molteplici obiettivi che usa per scattare le sue fotografie, c’è una donna con una carica umana fuori dal comune. Ed è proprio questo a fare di lei una grande professionista degna di essere raccontata.

Ho avuto il privilegio di conoscere Alessia Laudoni, romana trapiantata a Barcellona dal 2009, grazie a un’iniziativa promossa dal Consolato Generale d’Italia, che mi ha visto tra le protagoniste di una mostra fotografica dal titolo Ragazze Italiane. Un’esposizione ideata per omaggiare il talento femminile italiano presente in Catalogna che verrà allestita negli spazi del centralissimo Palau Robert di Barcellona nel settembre 2021.

Ragazze italiane
L’anteprima dell’esposizione fotografica “Ragazze italiane” realizzata da Alessia Laudoni presso il Consolato Generale d’Italia a Barcellona

Così, un giorno, mi sono ritrovata in un parco della capitale catalana a fare da modella per Alessia, che non avevo mai visto prima. E ho capito perché i suoi ritratti, rigorosamente femminili, sono così apprezzati. La sua innata capacità di empatizzare con le persone e la serenità che sa trasmettere sono doni rari, speciali. Speciale, in effetti, lo doveva essere già da bambina, quando ancora non sapeva che sarebbe diventata una fotografa, ma a chi le domandava che cosa sognasse di fare da grande rispondeva: “Essere una luce o una stella”. Spiega lei:

Non sognavo qualcosa di concreto e oggi, grazie a questa domanda capisco a cosa mi riferivo: per me la fotografia è lavorare con la luce sia sul piano fisico che spirituale. Perché quando fotografi, devi cercare un contatto di spirito con le persone in modo da trovare l’armonia.

Il timore di sbagliare carriera

L’avvicinamento di Alessia Laudoni all’arte comincia in tenera età grazie alle scuole elementari e medie del suo quartiere che in via sperimentale offrono ai bambini otto ore in più alla settimana di discipline artistiche-

Sin da piccola ci portavano nei musei e studiavamo plastica artistica, serigrafia, cinema, danze popolari… Mi piaceva questo mondo, tanto che inizialmente mi sono iscritta al liceo artistico. A un certo punto però ho deciso di cambiare scuola perché mi è venuta una grande paura di aver fatto la scelta sbagliata. Vedevo che avevo poche prospettive e mi vedevo come un’artista squattrinata. Non avevo ancora chiaro il concetto della fotografia ma mi piaceva molto la moda. Così mi sono iscritta all’istituto tecnico commerciale.

Alessia Laudoni
Londra: un colpo di fulmine

Alla fine degli anni Novanta, terminati gli studi superiori, Alessia Laudoni come molti giovani italiani, decide di partire per Londra con un’amica per imparare l’inglese e conoscere realtà diverse da quella di casa. Racconta:

Pensavo di restarci tre mesi, ma ci sono rimasta tre anni. Un’esperienza che mi ha fatto benissimo. Lì ho frequentato un corso di fotografia dell’Università Saint Martins e per mantenermi lavoravo come cameriera in un wine bar della City. Credo che l’essere italiana mi abbia aperto tante porte all’estero. Mi sono sentita sempre ben accolta.

Dopo gli anni londinesi, il rientro a Roma è più duro del previsto:

Mi sentivo diversa dai miei coetanei nel modo di ragionare, avevo un’apertura mentale che se resti a vivere in Italia non hai. Sentivo che Roma mi stava stretta e stavo progettando di per partire di nuovo quando un’amica mi ha chiesto di accompagnarla a iscriversi a un corso di fotografia della Regione. Ho finito per iscrivermi anch’io e così sono rimasta a Roma.

Alessia Laudoni
Alessia Laudoni sul set durante uno shooting di moda
Il primo lavoro come assistente

Grazie al corso, alla giovane Alessia Laudoni si presenta l’opportunità di lavorare come assistente nello studio di un affermato fotografo pubblicitario della capitale, che realizzava campagne per grandi marchi, soprattutto automobilistici. Un’esperienza formativa importante. Spiega la protagonista:

Quando cominci a lavorare capisci che ci sono tante cose che si imparano solo sul campo e soprattutto impari come vuoi essere, ma anche come non vuoi essere. In quel periodo sono entrata in contatto con tanti fotografi che affittavano lo studio e lavorare con quelli con cui non mi trovavo troppo bene mi ha aiutato a sapere che tipo di professionista volevo essere.

 Alessia Laudoni

L’esposizione che non ha mai visto

Essere l’unica persona dello studio a parlare bene l’inglese diventa una risorsa che permette ad Alessia Laudoni di lavorare come assistente di molti nomi celebri della fotografia internazionale e di arricchire le sue conoscenze. Anni di viaggi lunghi e frequenti e di lavori dall’alba al tramonto, ma anche anni cui la fotografa comincia a muovere i primi passi in modo indipendente, realizzando book per le modelle e persino una prima esposizione. Racconta Alessia:

Uno dei miei compiti in studio era scattare le foto dei casting. Arrivavo a fotografare oltre 200 persone al giorno. A quel tempo utilizzavamo ancora la pellicola, perciò qualche tempo dopo mi sono trovata con un enorme materiale rappresentato dagli scarti dei casting. Buttarlo mi faceva male, così un pomeriggio ho cominciato a tagliare le foto e a creare dei collage. Si trattava di parti del corpo, composizioni un po’ “weird” ad essere sinceri. Però li vide una persona che frequentava lo studio e mi chiese di fare un’esposizione. Accettai ma poi non andai a vederla. Avevo tanta paura perché sentivo che era solo una parte di me. Ero molto giovane e mi lanciavo con qualcosa che sapevo che non mi rappresentava del tutto.

La scelta di ritrarre solo le donne

Quando lo studio chiude qualche anno dopo, Alessia Laudoni ha già un ottimo bagaglio di esperienza, la consapevolezza di voler fotografare persone e non oggetti e un contatto utile con un fotografo romano, titolare di un importante studio, che si occupa anche di distribuzione delle immagini all’estero.

Il fotografo, che purtroppo è mancato qualche anno fa, faceva soprattutto nudi artistici e la sua socia, che poi è diventata la mia prima agente, si occupava della vendita delle immagini a livello internazionale. Con loro ho conosciuto il funzionamento del mondo editoriale dall’interno e ho imparato tantissimo. Lì ho capito che volevo fotografare solo le donne, anche se è complicatissimo. Una donna è più attenta ai dettagli rispetto a un uomo e anche più sensibile alla bellezza. Non voglio usare dei topic, ma so che quando lavori con un uomo tutto è più agile, ma meno elettrizzante.

Tra Alessia Laudoni e i titolari dello studio si instaura un forte rapporto di amicizia e la fotografa comincia a lavorare con gli stessi magazine con cui collaborano loro, fino a diventare totalmente indipendente.

Alessia laudoni
La regola numero uno di Alessia Laudoni: divertirsi

L’approccio e l’entusiasmo che Alessia Laudoni dimostra quando va a scattare una campagna sul set è lo stesso che mette quando ritratta persone lontane dal mondo della moda. Spiega:

Io tratto tutte le donne allo stesso modo quando le devo fotografare. Perché anche una modella, benché abituata a stare davanti all’obiettivo, può avere le sue insicurezze, il ciclo, il fidanzato che l’ha lasciata, insomma qualsiasi cosa. Il fatto di essere bella, giovane e truccata non è abbastanza per farla sentire serena. La persona è sempre la cosa più importante. Se la persona che hai davanti non si lascia andare, non ti permette di fare il tuo lavoro. Per me la regola numero uno è: siamo qui per divertirci. Io arrivo sempre preparata, con il focus chiaro, ma so perfettamente che non sto facendo un’operazione a cuore aperto. Mi voglio divertire, voglio stare bene, voglio che stiamo bene insieme e voglio che le persone abbiano un buon ricordo diq uel momento. E quando stai sta bene insieme nascono sempre belle cose…

 Maestra di yoga e “filosofa dell’innamoramento”

La passione di Alessia Laudoni, che durante il lockdown è anche diventata maestra di yoga, a dimostrazione della stretta connessione tra corpo e spirito che la caratterizza, si manifesta nella capacità di descrivere il suo lavoro in questi termini:

Io ho capito che la mattina, quando esco e vado sul set, è il momento in cui vado a innamorarmi. Se non mi innamoro, non vedo la bellezza. E la bellezza c’è sempre, siamo noi che non la sappiamo vedere. Io entro in uno “stato di innamoramento” che mi fa andare dritto fino al mio obiettivo, che è quello di vedere la miglior parte di chi sto fotografando. So che ho bisogno di quello stato d’animo. Io sono lì per quella persona. Non ho altro da fare e non penso a null’altro. Mi stacco completamente.

Barcellona, la luce e l’amore

Nel 2009 Alessia Laudoni è già una fotografa quotata con tanta voglia di vedere il mondo. Dopo aver lavorato a Milano e soggiornato per un po’ a Los Angeles, decide di andare a passare l’estate a Barcellona, dove vive un’amica, con l’idea di trasferirsi a Londra qualche mese più tardi. Ma la luce della capitale catalana e la creatività che sente nell’aria cambiano i suoi piani:

A Barcellona c’era un luce speciale e poi tanta voglia di fare, tanta apertura. Qui ho incontrato anche il mio compagno, Joele, italiano come me, che però viveva a Bologna e poi si è trasferito. 

Every Day Needs A Woman

In città Alessia Laudoni sperimenta progetti innovativi come Every Day Neeeds A Woman, un’iniziativa impegnativa che nel 2012 la porta a fotografare ogni giorno una donna diversa e a pubblicarne l’immagine su Tumblr. Un omaggio al mondo femminile che viene replicato all’inizio del 2020, poco prima dello scoppio della pandemia, ma con un formato differente.

Volevo capire come siamo cambiate durante questi otto anni. Ormai siamo tutte con il cellulare in mano, ci facciamo tanti selfie, perciò avevo chiaro che le foto dovevano diventare stories di Instagram. In quel momento, senza sapere che il Covid ci avrebbe isolati, ho deciso di fare anche foto per videochiamata. Poi a marzo del 2020 siamo stati confinati e ho colto la palla al balzo. Mi sono riconnessa con tante donne che stimo, amiche o persone con cui ho lavorato per fare questa nuova dedica all’universo femminile.

Alessia Laudoni
Le “Ragazze italiane” di Barcellona

Il talento e l’umanità di Alessia Laudoni non passano inosservati, tanto che anche le Istituzioni italiane a Barcellona si accorgono di lei ed è così che in tempo di pandemia nasce il progetto “Ragazze Italiane”, che ha per protagoniste 32 connazionali che in questi anni si sono distinte per il contributo professionale e umano dato alla città. Tra queste, ovviamente è compresa lei, che quando le domandi quali sia il suo sogno ti risponde senza esitare:

Il mio sogno? Non so. Credo continuare a vivere quello che ho già. Voglio solo continuare a fare quello che faccio e che mi piace. Il Covid ci ha fatto capire che puoi prendere tutte le decisioni che vuoi, ma che poi non dipende solo da noi. Lascio che le cose vadano come devono andare.

Sui suoi pregi e difetti non manca di rispondere con una buona dose d’ironia:

Un mio pregio è la pazienza. I difetti? Ma perché, ho dei difetti?

Poi ha un attimo di esitazione e in romanesco aggiuge:

 So capocciona! E forse… parlo troppo?

Dopo due ore di chiacchierata ci facciamo una sonora risata insieme. In fondo siamo “Ragazze italiane”.

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