Ha solo trent’anni ma i pensieri maturi dell’uomo che ha già conosciuto tanto mondo. È architetto, ex-giocatore professionista di volley, esperto di meditazione e soprattutto imprenditore con una forte vena filantropica. Giordano Morichi è romano di nascita, ma gran parte della sua vita l’ha vissuta a New York, dove ha fondato Morichi Atelier, società che nel payoff recita Developing a better future today (sviluppare oggi un domani migliore).
La compagnia creata nel 2019 da questo giovane italiano si occupa di progettazione, pianificazione e riqualificazione architettonica, di strategie di investimento immobiliare e opera anche nel settore dell’arte, del design sostenibile e della consulenza aziendale. Ma a fare di Giordano Morichi un caso da notizia è stata soprattutto la sua Unite for Italy, un progetto no-profit ideato come risposta all’emergenza Covid nei periodi più bui della pandemia. Oggi la sua iniziativa, che inizialmente promuoveva un sostegno immediato per gli ospedali italiani nella fase più critica della diffusione del virus, è divenuta una Ong che punta a “creare un futuro più luminoso per tutti nel mondo”.
Il desiderio di lasciare traccia di sé facendo cose fuori dal comune, Giordano Morichi, lo porta con sé fin dall’infanzia. Figlio di un fisico nucleare e di una psicologa del lavoro, il futuro architetto cresce in un ambiente culturalmente stimolante, che negli anni della scuola lo porta ad eccellere negli studi e a non essere da meno nello sport. Racconta il protagonista:
A 14 anni sono giocavo a pallavolo in serie C e poco dopo sono entrato nella nazionale B. Era una pressione enorme per un ragazzino perché mi allenavo tre ore al giorno più due partite a settimana e studiavo altre sei o otto e avevo la media del nove al liceo scientifico.
Un’adolescenza con la valigia
Nell’adolescenza Giordano Morichi si vede obbligato trasferirsi in Connecticut per il lavoro del padre ed è qui che per la prima volta prende contatto con la realtà americana. Termina gli studi a Roma e si iscrive a ingegneria civile, ma scopre presto che il pragmatismo di questa facoltà non gli si addice. I suoi genitori nel frattempo si separano e, mentre la madre resta nella capitale, il padre si trasferisce a Parigi. È così che, a meno di 20 anni, il futuro imprenditore si allontana da tutto e decide di studiare architettura al New Jersey Institute of Technology di New York. Racconta:
La creatività e il desiderio di costruire qualcosa per gli altri li avevo sempre avuti. A 12 anni disegnavo case, modernissime e piene di vetrate, sicuramente anomale per un bambino. Credo che per essere felici sia importante trovare l’equilibrio tra chi siamo e cosa siamo e architettura mi ha aiutato in questo senso, perché unisce la possibilità di creare e sviluppare.
L’addio alla pallavolo professionistica
Il trasferimento nella Grande Mela obbliga Giordano Morichi alla dolorosa, ma inevitabile, decisione di lasciare il volley professionistico:
Mi avevano proposto di giocare in seria A a Trento. Ma dopo averci riflettuto ho capito che io volevo altro per la mia vita. Lasciare la pallavolo è stato traumatico, per me la squadra era come una famiglia e già ne avevo persa una. Non ho più visto una partita, né giocato per molto tempo.
Il sistema universitario americano, meno ingessato di quello di casa nostra e basato su rapporti più diretti tra professori e studenti, mette presto le ali al talento di Giordano Morichi che ottiene una borsa di studio per merito architettonico e comincia a fare importanti esperienze nel raffinato mondo dell’arte, del design e degli eventi newyorkesi.
Un networker innato
L’innata capacità di networking dello studente italiano lo porta a stringere rapporti di amicizia influenti che gli permettono di realizzare importanti progetti ancora prima di arrivare alla laurea, che otterrà con lode. Mentre frequenta il master lavora moltissimo, dorme poco e vince premi e concorsi in tutto il mondo. Realizza installazioni architettoniche per mostre di artisti internazionali e più avanti cura anche presentazioni per il lancio di prodotti nel campo del design e dell’alta tecnologia. Con lo spirito imprenditoriale che lo caratterizza, Giordano Morichi si immerge nella Manahattan fatta di eventi e frequentazioni di alto livello e ottiene costanti riconoscimenti. Dice:
Di certo ho avuto tante fortune, ma non ho mai avuto nulla di regalato. Credo di aver semplicemente giocato bene le mie carte.
Otto mesi nell’Air Force americana
Altra esperienza significativa nella formazione del futuro architetto, che la dice lunga sulla sua disciplina, sono gli otto mesi che trascorre frequentando il programma ROTC dell’Air Force americana, unico civile tra gli allievi militari. Per riuscirci chiede all’amministrazione del college un permesso speciale che ottiene non senza sforzo. Racconta Giordano Morichi:
Mentre ancora frequentavo l’Università, tornando dalle molte nottate che facevo nello studio di architettura, vedevo i militari esercitarsi nelle loro varie attività a meno venti gradi all’alba: training sportivo, combattimento, marcia, alza bandiera… Conoscevo il sacrificio sportivo e la dedizione psico-fisica dagli anni di pallavolo professionistica, ma ero affascinato dal loro rigore interno, dall’idea che l’uomo possa superare prove estreme per arrivare ai propri obiettivi guidato da una forte morale o ideologia. I corsi in leadership e management nel dipartimento di Studi Aerospaziali sono stati un fattore determinante per la mia crescita personale e professionale.
Per nulla spaventato dalla carica di lavoro extra che implica seguire questo corso, Morichi riesce persino a distinguersi tra gli allievi. E racconta con orgoglio tutto italiano:
L’evento più buffo forse fu quando, durante l’esito di un esame, il sergente maggiore mi diede il voto più alto elogiandomi, mentre fece un liscebusso al resto dei cadetti. La bandiera italiana va sempre tenuta alta!
La crisi di una vita accelerata
Deciso a raggiungere il successo con i suoi soli mezzi, Giordano Morichi negli anni newyorkesi lavora senza sosta e passa da periodi di estremo benessere economico a momenti di grande difficoltà. Alcuni progetti vanno in porto, altri no, ma mentre la sua reputazione cresce, le sue energie diminuiscono, fagocitate dai ritmi vertiginosi del business della grande mela, dai frequenti viaggi in Europa e da una situazione familiare che inevitabilmente genera stress emotivo.
New York può darti un’energia enorme perché in due settimane riesci a vivere storie di anni, ma è un costante andirivieni di persone. È il regno del tutto e subito e spesso le relazioni sono frivole, superficiali. Quello che contraddistingue noi italiani è anche la nostra cultura dell’amore e della famiglia. E io a un certo punto ho sentito il bisogno di riavvicinarmi a questi valori. Non avevo più voglia di parlare solo di lavoro e di lasciare la mia business card ovunque. Avevo già fatto tanti sacrifici per arrivare fino a lì e cominciavo ad avere dei seri problemi fisici, di origine psicosomatica.
Il ritorno in Italia
È a questo punto che il venticinquenne Giordano Morichi, decide di tornare in Italia. Ma anche qui non è tutto rosa e fiori. La sua già intensa esperienza internazionale nel nostro Paese, invece di offrirgli un vantaggio competitivo, sembra essere di ostacolo. Spiega il protagonista:
Ho mandato oltre duemila curriculum e non mai avuto risposta. Probabilmente l’essere così giovane ed aver realizzato tanti progetti viene visto con sospetto o con invidia nel nostro Paese, dove spesso ci si afferma in età ben più avanzata. Dopo due anni, ero abbastanza esasperato da una realtà che, purtroppo, offre poche opportunità.
Mentre con un po’ di amarezza il giovane imprenditore constata le difficoltà del fare impresa nel suo paese natale, un amico gli propone di costruire la sua nuova casa a Palm Beach. Giordano Morichi coglie l’occasione e torna negli Stati Uniti per seguire questo progetto:
La casa alla fine non la realizzai, ma decisi di prendere la licenza immobiliare a New York e dopo alcune esperienze di successo mi resi conto potevo dedicarmi anche alla valorizzazione degli immobili.
Il percorso spirituale e il desiderio di impatto sociale
Il 2019 nella vita di Giordano Morichi, segna un punto di svolta. L’imprenditore, che già in passato si era avvicinato alla meditazione, intraprende un percorso spirituale che lo porta a vedere la vita con occhi diversi:
Ho fatto esperienze particolari che mi hanno consentito di vedere quali erano i miei blocchi energetici e quali erano i cicli che dovevano finire nella mia vita per potermi portare a quella successiva.
Con nuove risorse interiori Giordano Morichi riesce intraprende un continuo ping pong tra Italia e Stati Uniti, conosce diverse persone ai vertici di grandi gruppi di investimento che lo accompagnano nel suo percorso di crescita imprenditoriale e personale.
Ho capito che il business deve essere utilizzato come forza per fare il bene e che è essenziale sviluppare un’economia basata sull’impatto. Credo che quando si ha il potere, si debba avere anche il dovere di fare qualcosa per gli altri, anche se è difficile.
La pandemia e la voglia di filantropia
Nel 2019 Morichi è molto attivo sul tema della sostenibilità e ottiene un portfolio di clienti da 100 milioni di pensa di poter vendere sul mercato americano. Ma come sempre il rischio di impresa è dietro l’angolo. Mentre si trova a Roma, il Covid blocca ogni cosa.
Ho una cugina medico che lavora a Milano. In quei giorni vedevo lei e i suoi colleghi in tutta Italia fare la differenza con il loro lavoro. Mi sono chiesto “che cosa posso fare io per migliorare la situazione?”. Fino a quel momento pensavo che solo dopo aver raggiunto tutti i miei obiettivi mi sarei dedicato alla filantropia. Era un concetto sbagliato. Era come posticipare la felicità.
La creazione di “Unite for Italy”
Senza avere ancora troppo chiaro come trasformare il suo desiderio di filantropia in un progetto concreto, Giordano Morichi inizia a contattare le persone influenti che conosce, ma riceve solo dinieghi. I “No” invece di scoraggiarlo, lo convincono ad andare avanti da solo.
Prima che arrivassero gli aiuti dei Fondi europei, gli interventi statali e ogni altro supporto, capii che dovevo fare quello che ormai sapevo fare col poco che avevo: imprenditoria per massimizzare l’impatto. Ho investito circa mille euro per realizzare il sito di Unite for Italy. Io, ovviamente, non potevo ricevere i soldi perché non avevo un’entità legale che mi potesse sostenere; quindi, lavorando 14 ore al giorno in una settimana ho creato una piattaforma tecnologica che permettesse agli italiani di avere tutte le opzioni disponibili per donare direttamente agli ospedali, senza commissioni.
L’iniziativa di Giordano Morichi riceve il sostegno del consolato italiano a New York, la notizia rimbalza sul periodico La voce di New York e le reti sociali fanno il resto. In pochi giorni gli ospedali italiani ricevono ottomila euro di donazioni.
Da iniziativa d’emergenza a Ong
La situazione cambia quando arrivano i fondi pubblici che sostengono la sanità in crisi per la pandemia. A quel punto l’iniziativa di Giordano Morichi deve evolversi per continuare ad esistere. Grazie a una partnership con la Ong Humanity 2.0, che ha lo scopo di rimuovere impedimenti alla crescita umana, Unite for Italy amplia i suoi obiettivi e diventa un vero “hub” per le donazioni rivolte alla sanità, ma anche allo sviluppo dell’economia circolare, alla protezione dei più deboli e alla sponsorizzazione di borse di studio per giovani meritevoli.
Io sono convinto che più dai, più ricevi. È una legge universale ed è quello che sto cercando di trasmettere con il mio lavoro. Sono giovane, ma ho già vissuto tanto e ho imparato che per grandi risultati occorre fare grandi sacrifici. Ho ricevuto mille “no”, ma so che se si cade, bisogna farlo in avanti, così è più facile rialzarsi.