Giacomo Giannotti
Il cocktail bar numero uno al mondo? Italiano e a Barcellona. La storia di Giacomo Giannotti e il suo “Paradiso”
Patrizia La Daga

Patrizia La Daga

Giornalista milanese, co-fondatrice di ItalianiOvunque.com. Si è sempre occupata di temi economici, sociali e culturali e ha condotto trasmissioni televisive su emittenti private. Dal 1999 risiede in Spagna, a Barcellona, dove per alcuni anni ha fondato e diretto la rivista a diffusione nazionale "Ekò", specializzata nella new economy. Nel 2012 ha creato Leultime20.it, sito dedicato ai temi letterari e culturali. Dal 2018 organizza e presenta l'evento di storytelling motivazionale Leadership Arena con grandi personaggi italiani e spagnoli. Leggere, viaggiare e fare sport sono le sue grandi passioni (dopo i suoi due figli).

In questi tempi di intelligenza artificiale trovare storie di umanissima capacità, unita a passione e perseveranza non è cosa frequente. Lo è quella di Giacomo Giannotti, bartender toscano tra i più noti al mondo, fondatore di Paradiso, cocktail bar in stile speakeasy (locali “nascosti” all’interno di altre attività commerciali) ubicato nel cuore di Barcellona, che nel 2022 si è guadagnato il primo posto nella classifica The World’s 50 Best Bars e di Top 500 Bars. Riconoscimento prestigioso che corona una carriera strepitosa, ottenuta a colpi di volontà e lungimiranza.

L’appuntamento con Giacomo Giannotti è nel suo locale, lui arriva trafelato e quando lo incontri capisci che uno degli ingredienti del suo successo è la velocità con cui riesce a realizzare le idee che gli passano per la testa, oltre a un’istintiva capacità di entrare in relazione con le persone.

Giacomo Giannotti

Mentre chiacchieriamo seduti al bancone del piccolo Pastrami Bar che fa da anticamera al Paradiso, i clienti vanno e vengono attraverso l’antica porta frigo che dà accesso al cocktail bar. Sono solo le diciassette di un pomeriggio di febbraio ma il locale, che non accetta prenotazioni, è pieno.

Valentino Creatura, bartender del team di Giacomo Giannotti con due cocktail appena preparati

Per evitare le file chilometriche davanti all’ingresso, con attese anche di due ore che da anni caratterizzavano la zona, da poco il sistema di accesso è stato regolato attraverso un codice QR grazie al quale i clienti vengono avvisati dell’imminente disponibilità di un tavolo.

Appena varchi la soglia di Paradiso i ragazzi dietro al bancone, in maggioranza italiani e tutti rigorosamente in uniforme, ti accolgono con un caloroso benvenuto in tutte le lingue.

L’ambiente è accogliente e decisamente festivo. Valentino Creatura e Matteo Berna sono i due bartender incaricati di far esplorare a chi scrive il nuovo menu “The Evolution” che comprende 21 cocktail, tutti legati alle più importanti scoperte ed invenzioni realizzate dall’uomo. Un percorso celestiale, è il caso di dirlo.

Ogni cocktail è un sorprendente concentrato di creatività e innovazione e non c’è cliente che non si diletti a immortalarle le originali creazioni per documentare il suo passaggio in… Paradiso. Oltre che decisamente allegri, si esce dal locale con la curiosità di sapere di più del suo fondatore.

La gelateria di famiglia, la prima scuola

Classe 1988, minore di tre fratelli cresciuti nella gelateria di famiglia a Carrara, fin da piccolo Giacomo Giannotti durante le vacanze scolastiche dà una mano ai genitori e si accorge presto che più dei gelati lo affascinano bicchieri e miscele. Si iscrive all’Istituto alberghiero con l’idea di diventare barman. Ma non uno qualsiasi. Lo racconta così:

Già a quel tempo mi piaceva essere “artigiano” come il mio babbo, modificare gli ingredienti, dare un certo twist personale alla materia prima. A quell’età vedevo il barman come una figura elegante, attraente, che stava nei locali giusti. Per questo mi dicevo che se avessi fatto il barman lo avrei fatto ad altissimi livelli.

Da calciatore professionista ad apprendista a Londra

Giacomo GiannottiNegli anni di studio è il calcio ad essere protagonista della vita di Giacomo Giannotti, sport che pratica come professionista, arrivando a giocare anche in serie B. D’estate però le vacanze le trascorre a fare esperienza negli hotel. Quando appena diciottenne la carriera da calciatore si complica a causa di una serie di infortuni, il futuro bartender decide di appendere le scarpe al chiodo e nel novembre del 2007, con i soldi risparmiati, parte per Londra per imparare l’inglese. Racconta:

A Londra non conoscevo nessuno, frequentavo un corso di lingua e vivevo in una famiglia inglese. Avevo preparato il mio curriculum e andavo di bar in bar sperando che qualcuno mi desse la possibilità di lavorare. Proprio pochi giorni prima del rientro in Italia ottenni di fare una prova, così affittai una camera per sette giorni, che poi sono diventati quattro anni.

La gavetta per Giacomo Giannotti è fatta di alti e bassi, momenti positivi ma anche tanti dubbi. Difficoltà che evidenziano la tempra da combattente nato:

Il primo anno e mezzo è stato molto duro. All’inizio ho fatto ogni tipo di lavoro, anche quelli più umili. Ricordo che in uno dei primi bar in cui ho lavorato pulivo gli angoli delle scale con uno spazzolino da denti e sturavo bagni intasati… Ogni tanto mi trovavo a piangere e a chiedermi chi me lo faceva fare e se stavo sbagliando. Sentivo molto la mancanza della mia famiglia. Ho tenuto duro e le cose poco a poco, sono cambiate. Mi sono fatto voler bene da tutti e ho davvero imparato le basi di questo lavoro.

A Barcellona in cerca del cielo di casa

I quattro anni londinesi permettono a Giacomo Giannotti di formarsi con i migliori bartender internazionali e di affinare la sua tecnica, ma la metropoli inglese, per lui abituato ai colori e ai sapori mediterranei, comincia ad andargli stretta.

Abituato ai cieli azzurri e alle dimensioni ridotte di una cittadina come Carrara, il clima e lo stile di vita frenetico di Londra, lontanissimo dalla nostra cultura delle relazioni umane, mi hanno fatto capire che non era lì che volevo stare per il resto della mia vita. Avevo voglia di conoscere posti nuovi, imparare un’altra lingua e trovare una città che mi permettesse di continuare a fare il mio lavoro ad alti livelli. Avevo visitato diverse capitali europee e nel gennaio del 2012 trascorsi una decina di giorni a Barcellona girando per tutti i bar di spicco. Trovai una città cosmopolita, giovane, pulita, piuttosto sicura e soprattutto a misura d’uomo. Mi dissi: “proviamoci!”

A soli ventidue anni Giacomo Giannotti si trasferisce nella capitale catalana senza sapere nessuna delle due lingue ufficiali della città, né avere un contratto di lavoro. Ma a Londra aveva lasciato un buon ricordo di sé all’Eclipse Cocktail Bar, che a Barcellona aveva aperto nel rooftop dell’hotel W, uno dei locali più rinomati della città in quel momento. Ed è lì che il futuro imprenditore comincia la sua nuova avventura professionale. Racconta:

A Barcellona sono entrato dalla porta principale perché in quel momento l’Eclipse era uno dei bar più quotati. Nelle masterclass che faccio ai ragazzi spiego sempre che aver fatto il bar-back, accentando anche i lavori più umili mi aveva permesso di essere ricordato in modo positivo. So che quando da Barcellona chiamarono a Londra per informarsi su di me, i miei ex datori di lavoro mi raccomandarono.

Come si aprono le porte del… Paradiso

A Barcellona, Giacomo Giannotti trova anche l’amore, si sposa e prosegue la sua esperienza nel bar del Ohla Hotel, uno dei locali più sperimentali e creativi dell’epoca, dove ha la possibilità di imparare da Giuseppe Santamaria, considerato un maestro e sotto la cui ala, nel 2014, vince la World Class Competition, conquistando il titolo di “Miglior Bartender del mondo”, oltre a diversi articoli sui media. La notorietà gli fa acquistare fiducia in se stesso e con la moglie Margherita comincia a pensare di aprire un locale. L’occasione arriva quando i suoi attuali soci, già nel settore, incuriositi dal giovane bartender italiano di cui parlavano i media, lo contattano dopo aver provato i suoi cocktail. Racconta Giannotti:

All’epoca il locale dove oggi c’è il Paradiso era un club molto in declino. Con mia moglie avevamo provato a comprarlo, ma chiedevano troppo per le nostre finanze. Il giorno della riunione con i miei futuri soci, mentre andavamo a pranzo insieme, passammo davanti al locale e mi chiesero se mi sarebbe piaciuto comprarlo. Era esattamente quello che volevo!

Paradiso bar

Il 17 dicembre 2015 le porte di Paradiso si aprono al pubblico, il concetto speakeasy si rivela vincente e Giacomo Giannotti comincia l’attività insieme alla moglie e a un collaboratore. Oggi il team è composto da ben quaranta persone e Paradiso è solo uno dei successi dell’imprenditore toscano che nel 2020 apre Galileo, il suo secondo locale a Barcellona, seguito nell’ottobre del 2022 da Monk, un cocktail bar sempre in stile speakeasy, a due passi da Paradiso.

GIACOMO GIANNOTTI
Giannotti e il suo team davanti al Paradiso Lab
Ricerca, sostenibilità e tanta umanità

Nello stesso periodo prendono vita anche progetti come Paradiso Lab, luogo di studio e progettazione dei cocktail, dove gli esperimenti sono all’ordine del giorno, e diverse attività orientate alla sostenibilità.

Un tema, quest’ultimo, molto caro a Giacomo Giannotti che dal 20 al 23 marzo 2023 lancia la seconda edizione del Sustainability Summit, tre giorni di eventi, seminari, visite guidate e azioni concrete, tra le quali la raccolta dei rifiuti sulla spiaggia di Barcellona, volte a sensibilizzare e stimolare comportamerti positivi.

In quest’ottica si inaugura anche il Paradiso Zero Waste Lab, uno spazio fisico dove sarà possibile riciclare gli scarti prodotti dal bar. Spiega l’imprenditore:

Tutto il team condivide i nostri valori e l’idea è quella di cercare di sprecare il meno possibile e trasformare i residui per poterli riutilizzare nel bar. Con i materiali riciclati si possono produrre sottobicchieri, vassoi, merchandising, tante cose originali…

Giacomo Giannotti
Giacomo Giannotti con il suo team e alcuni oggetti creati grazie al riciclo di materiali di Paradiso.

Il curriculum di Giacomo Giannotti è così ricco di successi che si fa persino fatica a domandargli se gli rimane qualche sogno, ma come spesso accade per i più grandi, le conquiste sono solo una tappa e mai un traguardo. Dice lui con la massima umiltà:

Non mi aspettavo il premio anche se sapevo di essere nella rosa dei papabili. Ho davvero molta stima dei colleghi. Il mio sogno prima era arrivare ad essere il numero uno nel mio settore e ora che ci sono arrivato è continuare a innovare per lasciare un segno nel mondo del bar.

Va de sé che chi scrive seguirà da vicino (e senza fatica) le innovazioni più o meno alcoliche del giovane bartender toscano, che conferma una volta in più, semmai ce ne fosse bisogno, la creatività e il talento italiani nel mondo. Cin!

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