La mafia se sienta a la mesa
L’Italia vince in tribunale contro “La Mafia se sienta a la mesa”

Buone notizie per l’immagine dell’Italia e degli italiani nel mondo. Il tribunale dell’Unione Europea ha sancito che la catena spagnola di ristoranti in franchising La Mafia se sienta a la mesa (in italiano, La Mafia si siede a tavola) non potrà più utilizzare il suo marchio con la parola “Mafia” perché banalizza l’organizzazione criminale italiana ed è “contrario all’ordine pubblico”, rischiando di pubblicizzare positivamente ciò che è contrario ai valori dell’Unione Europea. Questa è stata la conclusione della sentenza del Tribunale dell’Unione Europea.

In virtù di questa sentenza, la Corte di giustizia Ue, che ha sede a Lussemburgo, dà ragione all’Italia, che ottiene così la dichiarazione di nullità della registrazione del marchio La Mafia se sienta a la mesa all’interno dell’Unione Europea. Una vittoria celebrata anche dal ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Angelino Alfano che dopo la sentenza si è detto soddisfatto della vittoria perché “L’immagine del nostro Paese e degli italiani nel mondo è un patrimonio di altissimo valore da promuovere e tutelare”

La catena di ristoranti spagnoli La Mafia se sienta a la mesa è una rara storia di successo, nonostante il forte ridimensionamento del settore a seguito della crisi economica. Il suo modello di franchising è cresciuto negli ultimi anni fino a 40 ristoranti in tutta la penisola iberica dall’apertura nel 2000. Il logo ricorda i poster del film “Il Padrino”, con le parole “La Mafia” in grandi lettere bianche sovrapposte a un’immagine di una rosa rossa su sfondo nero.    La mafia se sienta a la mesa

C’è sicuramente dell’ironia in tutta questa storia, visto che la mafia non opera solo in Italia con le conseguenze che purtroppo, bene o male, tutti conosciamo ma anche sul territorio spagnolo, in città come Malaga, Madrid, Barcellona e Toledo, dove diversi membri di vari clan mafiosi hanno dato vita alle loro attività.

L’impresa che gestisce la catena, La Mafia Franchises, aveva inizialmente richiesto il riconoscimento del marchio nel 2005. L’ufficio della proprietà intellettuale dell’Unione Europea aveva rifiutato la richiesta nel 2015, dopo che il governo italiano aveva reclamato, obiettando che era “contrario all’ordine pubblico e ai principi di moralità accettati”.

In seguito, La Mafia Franchises ha presentato un ricorso contro la decisione, che il Tribunale dell’Unione Europea ha respinto con la sentenza odierna.

Nella sentenza si legge ancora, che la parola mafia era “l’elemento dominante” del marchio “ed è intesa in tutto il mondo come riferita a un’organizzazione criminale che ricorre a intimidazioni, violenze fisiche e omicidi nello svolgimento delle sue attività”. Proseguendo, si legge che “quelle attività criminali violano gli stessi valori su cui si fonda l’Unione Europea” e che “costituiscono il patrimonio spirituale e morale dell’Unione Europea”. “Inoltre, data la dimensione transfrontaliera delle attività criminali, la mafia rappresenta una seria minaccia per la sicurezza in tutta l’Ue”.

La questione dell’organizzazione criminale italiana è particolarmente delicata in Europa dopo l’omicidio di Jan Kuciak, giornalista slovacco che stava indagando sulla gestione non limpida di alcuni fondi strutturali dell’Unione Europea nel suo paese, con pagamenti a cittadini italiani residenti in Slovacchia, che avevano presunti legami con una delle organizzazioni criminali italiane.

Con la sentenza di oggi il Tribunale respinge definitivamente il ricorso de La Mafia Franchises.

Per una volta la mafia è sconfitta, ma forse solo a tavola.

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